Chantal Criniti

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE SENSUS
Viale Gramsci 42, 50132 , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
10/10/2020
Artisti
Chantal Criniti
Generi
arte contemporanea, personale

Con la mostra di Chantal Criniti si cercherà di stabilizzare le forze contrastanti, assecondandole.

Comunicato stampa

Chantal Criniti, Il mondo è inclinato da entrambi i lati.

Con la mostra di Chantal Criniti si cercherà di stabilizzare le forze contrastanti, assecondandole. Le energie dissipate nello sforzo di mantenersi al centro, da molti anni hanno fatto cadere l'arte visiva in un vorticoso ciclone la cui velocità ci impedisce di vedere e seguire la sua direzione. Immaginate l'occhio del ciclone che vede solo se stesso per figurarvi l'incedere veloce dell'arte che ha fretta di non arrivare a niente. Il titolo ricorda l'aforisma di George Christoph Lichtenberg (1742 - 1799) : “un coltello senza lama, a cui manca il manico” i cui termini evocano una immagine che è soltanto un fantasma. Leggendo la parola “coltello”, la nostra mente ne costruisce la forma, ma le parole successive ci inducono a smontare la forma ottenuta sottraendo la lama ed il manico, mettendo il cervello in tilt. Stessa cosa leggendo: “il mondo è inclinato”. Ci si immagina una visione di un mondo secondo i propri riferimenti culturali e successivamente si cerca di inclinarlo da una parte o dall'altra o perlomeno lo faccio io che ho l'ascendente astrologico “Bilancia”, per l'appunto e di conseguenza vedo le cose figurate alla lettera. Non sapendo da che parte fare inclinare il mondo continuiamo a leggere e :”da entrambi i lati” ci complica le cose smontandone il senso complessivo. A questo punto mi viene in mente un funambolo con un bilanciere ai cui estremi siano fissati due mappamondi, della qual cosa ho disegnato l'immagine che compare qua sotto.
Può essere questa una immagine sensata della mostra? Deve un titolo restituire fedelmente quello che vuole raccontare? Come per esempio una mostra di ritratti che si intitoli “ritratti”?
Meglio è un titolo come questo che impedisce di costruire una immagine analoga e si mantiene sul filo della scrittura. La frase è di Giovanni Calvino (1509 - 1564) detta o scritta non so dove, ma ripresa da Susan Sontag (1933- 2004), che l'ha attualizzata inserendola in suo particolare contesto. La frase completa è :”Il mondo è inclinato da entrambi i lati, perciò collocatevi nel mezzo” e la Sontag ci ricorda la possibilità di scivolare e di cadere qualora ci si spostasse dal centro. Ora Giovanni Calvino è un teologo che dice che tutto è emanazione di Dio e questo significa che tutto ciò che esiste è diverso da lui e subordinato a lui (definizione presa da Wikipedia). Questo mi fa pensare che non sia influente dove ti posizioni nel mondo purché si riconosca la centralità del divino. Rimane, nella frase, un fascino evocativo sapienziale, da rivoluzione astronomica che aspetti di essere trasformata in legge.
Chantal Criniti nascosta dietro questa frase costruisce una macchina scenica che comprende quattro sfondi nei quali sono accolti altrettanti ritratti di grande formato. Le quinte si costituisco in stanze costruite all'interno della galleria tanto da sembrare quattro piccoli teatri o wunderkammer, e come tali contengono oltre al ritratto una serie di oggetti che ricordano la vita, le aspettative, i sogni delle persone rappresentate. Anche i ritratti comprendono, dipinte, l'armamentario della vita e parte delle cose inanimate e non, che gli esseri umani si sono portati appresso, di trasloco in trasloco, fino alla destinazione pensata dall'artista.
Questo mette in moto un meccanismo dove il voyeurismo, messo in evidenza dai pochi punti di vista dai quali sono osservabili, assume una importanza particolare, come sempre quando siamo spettatori non visti delle vite altrui. L'azione di chi guarda si unisce alla ricerca di una identità personalissima cercata dalle persone ritratte, ma che attraverso la regia che le governa si trasforma in una identità più vasta, che tende a comprendere l'osservatore, che colto da un momentaneo transfert, pensa a quali oggetti della propria vita si porterebbe con sé per allestire un simile spazio simbolico. Questa ricerca di identità comprende, oltre a quella delle persone ritratte, anche quella dell'artista stessa. Maggiormente dell'artista, che attraverso le sue scelte, nell'impianto scenico complesso, nella volontà installativa che trasforma la sua capacità creativa in scultura, o meglio, in arte ambientale, nella tecnica pittorica capace di trasformare le cose dipinte in icone, nel controllo dello spazio ottenuto con un lavoro di riduzione e paradossalmente del suo contrario: la moltiplicazione. Dunque l'equilibrio vagheggiato nel titolo, viene raggiunto amalgamando elementi diversi e apparentemente contrastanti in una felice ricerca di quiete e di simmetria. Un equilibrio che trova la sua pace accovacciato nello spazio asemantico della galleria, mentre nel mondo esterno gli uomini continuano ad agitarsi nella perenne ricerca del proprio posto per quello che sono e per quello che pensano di essere. Claudio Cosma, settembre 2020.