Chiara Bettazzi – M.E.D.I.C.A.L.
In mostra un’installazione video a due canali proiettata nello spazio centrale della Galleria.
Comunicato stampa
Il lavoro che presenti al Magazzino 1b si chiama M.E.D.I.C.A.L. e si presenta come un’installazione video a due canali proiettata nello spazio centrale della Galleria. Ci puoi dire da che cosa deriva questo titolo e che relazione ha questo nuovo lavoro con i tuoi precedenti?
L’installazione video è formata da un collage di più immagini in movimento realizzate nel mio studio, luogo in cui nascono la maggior parte dei miei lavori e luogo dove archivio da anni oggetti di uso quotidiano e dai quali si generano tutti i miei lavori. Il video M.E.D.I.C.A.L. è girato quindi in studio 'operando' su oggetti brevi azioni che tendono a mostrare l'interiorità dell'oggetto e la sua natura ambigua. Gli oggetti protagonisti di questo video sono essenzialmente oggetti medici, ciò che viene suggerito dalle immagini rimanda al corpo e quindi all’organico, cercando attraverso una simulazione di trovare una linea di confine tra ciò che è invece inorganico ma percepito qui come inverso. Questa è sicuramente una riflessione che avevo già iniziato ad affrontare nei miei lavori precedenti, tra cui Items found #05 (2011), presentato al Museo Pecci per la Biennale. Ma se nei miei lavori precedenti avevo lavorato sull'oggetto stesso come scultura, adesso, attraverso il video, mostro apertamente l'approccio sentimentale all'oggetto e la sua possibile trasformazione... in altre parole mostro il divenire dell'oggetto.
Quali sono i riferimenti generativi dei tuoi ultimi lavori? Film, video, libri, design...
I riferimenti sono molteplici, ma alcune letture mi hanno condotto di recente sempre più dentro a una ricerca che stavo già facendo da tempo . Ti faccio una breve lista......Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron, Il sex appeal dell’inorganico di Mario Perniola, Profumo di Patrick Suskind, L’anulare di Ogawa , Frammenti di un discorso amoroso di Barthes, Incontri alla fine del mondo di Werner Herzog. Altra cosa che giustamente hai notato è la relazione con il design....soprattutto in relazione ai lavori precedenti a questo video. In ogni caso da sempre il mio lavoro è in stretto contatto con il design, soprattutto il droog design , e il design di origine nordica. Il design rappresenta nei migliori casi quel confine sfuggente fra opera d'arte e artigianato... confine che per anni è stato un ossessione, soprattutto, come dicevo prima, nei lavori che precedono questa nuova serie di video
Mi sembra di capire che il tuo lavoro nella sua complessità e fin dalle origini abbia a che fare con una ricerca tesa a ricucire un rapporto specifico ed esistenziale con gli oggetti che ogni volta indaghi attraverso vari media e che meticolosamente conservi e archivi nel tuo studio. Se non sono indiscreto, ti domanderei, per concludere, come si sia formato nel tempo questo rapporto empatico con l'oggetto di volta in volta e quali sono le dinamiche che ti spingono in questa direzione.
Si potrebbe dire che ho una passione per gli oggetti, forse si potrebbe parlare anche di ossessione, . Personalmente ciò che faccio deriva sempre da un'unica matrice generativa che sta a metà tra il maschile e il femminile che cerco di verificare di volta in volta attraverso i miei lavori. I primi lavori erano sculture di oggetti, sorta di accumulazioni di oggetti a cui poi cambiavo identità. Piano piano sono nate delle installazioni, con oggetti che possedevano una memoria e una storia data dalla stratificazione del tempo. Sono arrivata poi a inserire gli oggetti all’interno di nuovi contesti. Il rapporto con l’oggetto si è intensificato perché ho capito che era in stretta connessione con me, il mio corpo e la mia memoria, quindi ho cercato di ricreare una mappatura di me stessa attraverso quelle che chiamo verifiche incerte sull'ambiguità dell'essere. In altre parole tutto nasce da una visione sensuale dell’oggetto, e la relazione identitaria che ne deriva e il video M.E.D.I.C.A.L. mostra quest'indagine nello stato nascente...
Prato, Maggio 2012