Chiara Dynys – Broken Views
Una tappa importante nel percorso complesso dell’artista, che in questa mostra ribadisce l’idea della difficoltà di “guardare” e al contempo della necessità di farlo, come metafora dell’interpretazione del mondo.
Comunicato stampa
Una tappa importante nel percorso complesso dell’artista, che in questa mostra ribadisce l’idea della difficoltà di “guardare” e al contempo della necessità di farlo, come metafora dell’interpretazione del mondo.
Attraverso tre cicli di opere, visivamente molto diversi, si ricompone il senso unitario del percepire il mondo come esercizio difficile, rivestito però di una forma ora geometricamente elegantissima, ora bizzarra nelle immagini, ora concettuale. Sono infatti esposti per la prima volta i lavori del ciclo “Liseberg” – dal nome di un parco divertimenti scandinavo, ripreso nel triste tempo invernale di chiusura -, numerosi “libri” in metacrilato colorato con antinomie decise scolpite sulle pagine aperte, e lucenti box in vetro e specchio con tarsie cromatiche geometriche (“Look at you”): ogni opera a suo modo riconduce all’assunto di base – la difficoltà di guardare – secondo processi visivi e mentali completamente differenti, ma il cui risultato è lo stesso, come una complessa argomentazione matematica che si può verificare attraverso percorsi dimostrativi differenti. Ovunque, nelle opere di Dynys, qualcosa impedisce di vedere, e al contempo spinge a farlo: l’immagine scompare e ricompare in un elemento lenticolare, oppure le parole si contraddicono o, ancora lo specchio è parzialmente offuscato o cancellato.
Nel trovarsi di fronte a possibilità espressive tanto differenti come in questi tre cicli di lavori, lo spettatore è così posto di fronte alla possibilità di scegliere il suo modo di guardare al mondo – chi ama l’immagine, chi l’armonia, chi il pensiero… -, fermo restando che “deve” scegliere e deve poi “superare la difficoltà” di guardare, come si supera una prova esperienziale, di formazione, di compiutezza etica ed estetica.
Chiara Dynys è nata a Mantova e lavora a Milano. Sin dall’inizio della sua attività, nei primi anni novanta, ha agito su due filoni principali, entrambi riconducibili a un unico atteggiamento nei confronti del reale: identificare nel mondo e nelle forme la presenza e il senso dell’anomalia, della variante, della «soglia» che consente alla mente di passare dalla realtà umana a uno scenario quasi metafisico. Per fare questo utilizza materiali apparentemente eclettici, che vanno dalla luce al vetro, agli specchi, alla ceramica, alle fusioni, al tessuto, al video e alla fotografia.
Chiara Dynys ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in importanti musei e istituzioni culturali pubbliche e private italiane ed estere.
Le ultime mostre personali comprendono "Please don’t cry", Galleria Civica San Zenone di Campione d’Italia, "Look Afar", VII Biennale d'arte contemporanea di Mosca, "Simboli e geometria in Piero della Francesca", Museo Poldi Pezzoli, Milano.
È di recente pubblicazione il testo monografico "Chiara Dynys" a cura di Giorgio Verzotti, Allemandi Editore.