Chiara Tagliazucchi – Non credo sia una questione di punti di vista
La mostra si presenta come un suggestivo percorso alpinistico in forma di dipinti a olio, disegni e riflessioni in cui l’artista Chiara Tagliazucchi dà prova ancora una volta di un formidabile senso d’empatia con il mondo naturale, rendendoci partecipi del fascino dell’ignoto esercitato dalla natura incontaminata e ci fa riflettere su come il pericolo sembri determinare una forte spinta morale nell’animo umano.
Comunicato stampa
Chiara Tagliazucchi: Non credo sia una questione di punti di vista
Dal 27 aprile al 29 maggio 2012 la galleria Arte Boccanera presenterà la nuova mostra personale con opere inedite della giovane artista modenese Chiara Tagliazucchi, intitolata “Non credo sia una questione di punti di vista”. Il catalogo della personale di Tagliazucchi sarà accompagnato da scritti di Paola Giacomoni, docente di Storia della Filosofia presso l'Università di Trento e già curatrice, insieme ad Anna Ottani Cavina, della mostra "Montagna. Arte, scienza e mito" presso il Mart di Rovereto nel 2003 e di Jonah Lynch, sacerdote americano, famoso scrittore e filosofo, che attualmente vive a Roma perche`vicedirettore della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di Carlo Borromeo.
La mostra si presenta come un suggestivo percorso alpinistico in forma di dipinti a olio, disegni e riflessioni in cui l’artista Chiara Tagliazucchi dà prova ancora una volta di un formidabile senso d’empatia con il mondo naturale, rendendoci partecipi del fascino dell’ignoto esercitato dalla natura incontaminata e ci fa riflettere su come il pericolo sembri determinare una forte spinta morale nell’animo umano.
Un anonimo religioso medioevale scriveva nel piccolo libretto “L’imitazione di Cristo”:
Dolci invero sono i benefici delle avversità. / Se non fosse necessario misurarsi con la difficoltà, la vita sarebbe forse più facile, ma gli uomini varrebbero di meno.
I paesaggi polari, le alte vette, i ghiacciai trasmettono un senso di purezza e nello stesso tempo, per le caratteristiche intrinseche della neve e dei ghiacci, rendono possibile la percezione dell’ignoto e dell’inesplorato, concetti la cui esistenza non sembrerebbe più possibile nella nostra epoca.
I cartografi di fine Ottocento ed inizio Novecento o gli alpinisti che hanno scalato le vette piu` alte del mondo, sopportando fatiche e paure, ha dato voce a quella necessita` d’infinito che da sempre assilla l’uomo. Il loro percorso ha il sapore di una fuga, di un’evasione dalle piccolezze della vita quotidiana che sembrano soffocare questa domanda. Allo stesso tempo quelle esplorazioni diventano simbolo concreto di un cammino di purificazione e di una ricerca spirituale che accompagnano la vita di ogni essere umano.
I soggetti delle opere in mostra sono vedute ampie, nelle quali trovano posto minuscole figure umane, sproporzionate rispetto alla dimensione degli elementi naturali illuminati da una luce accecante, quasi soprannaturale, oppure montagne dalla cima troncata in cui si evidenza il movimento ascensionale delle rocce verso una vetta che il quadro non è capace di contenere, accampamenti in luoghi rarefatti e silenziosi in cui la dimensione temporale sembra sospesa.
Fuga, attesa di qualcosa di grande, rischio, difficoltà, paura, limite, fatica, cammino, silenzio, contemplazione.
Di che è mancanza questa mancanza, / cuore, / che a un tratto ne sei pieno?
Sono queste poche ma incisive parole del poeta Mario Luzi la chiave interpretativa della realtà, da cui parte la riflessione che l’artista fa intorno alle spedizioni alpinistiche e sul rapporto tra l’uomo, l’umano, con tutti i suoi limiti, e la meravigliosa, vertiginosa grandezza delle alte vette.