Chiara Ventura – Mi Chiamo Fuori
La pratica performativa di Chiara Ventura riflette su un tema (purtroppo) ancora molto discusso, soprattutto negli ultimi tempi.
Comunicato stampa
Sabato 13 gennaio 2024 alle ore 22:30 Performing the Club presenta la performance "MI CHIAMO FUORI" di Chiara Ventura all'Azimut Club.
La pratica performativa di Chiara Ventura riflette su un tema (purtroppo) ancora molto discusso, soprattutto negli ultimi tempi. Prova a penetrarlo dall’interno del suo dramma atavico attraverso una poetica straziante che consuma i nomi delle vittime, divorando la carne dell’oggetto che ne libera le anime attraverso la parola. Riflette i loro nomi, rendendoli più vivi e reali di quanto non lo siano mai stati.
Nonostante la crescente attenzione a questo fenomeno, dovuta anche alla maggior diffusione di notizie legate alla violenza sulle donne, il femminicidio si conferma essere una grave emergenza diffusa nel tessuto sociale, passando dall'annientamento morale alla categorizzazione del ruolo sociale fino all'eliminazione fisica della donna: modalità di comportamento dell’uomo-animale nei confronti della donna e fenomeno purtroppo in aumento come dimostrano le statistiche del 2023, con 111 vittime in Italia.
L’arte è un sismografo sensibile ai temi sociali, ci interroga sulla natura dell’essere umano interpretandone follie collettive, sopraffazione e maschilismo, egocentrismo e narcisismo, fino a spingersi lontano, oltre i pregiudizi, per comprendere quest’ossessivo fenomeno. L’opera “Mi chiamo fuori” rappresenta la violenza esercitata sulle donne attraverso una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, mette al centro lo scopo di rieducare le dinamiche sociali contemporanee che necessitano di un cambiamento pragmatico, di fatti e non solo parole, senza aggiungere aggressività al lacerarsi delle ideologie, ma portando il tema in uno spazio che vive grazie all’energia dei giovani, nel tentativo di lasciare un messaggio oggettivo alle nuove generazioni.
“Ora non grido più,
giunta al termine della mia voce,
anche le botte sono finite
e così finalmente anche la mia prigionia
in questa cella di sordi, muti e ciechi,
muoio in un paese invalido,
che poco a poco ogni giorno
sposta il mio sgabello…
impiccata dalle mie corde vocali,
ho smesso di lamentarmi”
- Chiara Ventura -
La performance si svolgerà all'interno della techno night GENAU con ospite ANNĒ.
Il ticket d'ingresso è valido per entrambi gli eventi.
Chiara Ventura nasce a Verona il 19 giugno 1997. Il suo lavoro è prettamente di carattere esistenziale, dove la biografia diventa cifra. Nel lavoro di Ventura le pitture, sempre al limite tra figura e astrazione, incarnano i macrotemi delle sue opere plastiche, concettuali e performative. L’analisi sul corpo, sulle relazioni e reazioni che questo ha con psiche, emotività e l’Altro, è stata il punto di partenza per gli sviluppi di una pratica, prevalentemente performativa, dove il punto scomodo, non protetto, per chi fa e per chi guarda, è al centro dell’attenzione. Ventura indaga e denuncia gli aspetti più subdoli delle forme di violenza presenti nella contemporaneità ed è interessata agli aspetti politici del comportamento umano. Nel 2020, in piena pandemia da COVID-19, co-fonda insieme a Romina Cemin, il progetto collettivo menodi30caratteri con il quale indaga e denuncia le problematiche che il mondo virtuale produce nel mondo reale attraverso un account Instagram (il progetto muore un anno dopo con la chiusura del profilo). Nello stesso anno, insieme a Leoanrdo Avesani, co-fonda plurale, una forma collettiva di presenza nel mondo.
Performing The Club è il progetto di Cristina Baù che mette a confronto due mondi apparentemente opposti, quello dell’arte contemporanea e quello della club culture. Indagando il rapporto tra clubbing, musica, performance art, visual art e danza, attraverso il coinvolgimento del pubblico che vive in presa diretta ogni singola performance, si creano nuove prospettive che possono avvicinare appunto gli interessi e le passioni degli uni e degli altri, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Ripartendo da forme alternative di utilizzo di location non convenzionali, come ad esempio i club, lo spazio stesso diventa contenitore di forme di arti performative più elaborate e raffinate, in cui le emozioni di chi le esegue si fondono con le sensazioni di chi ne fruisce.
Azimut Club è un punto di riferimento per gli amanti della nightlife in città. Attivo dagli anni ‘80, il vecchio edificio in mattoni di via Modena 55 ospitava al suo interno l’omonima galleria d’arte “Modena 55”, e apriva le porte a giovani clubber (e non) quando il quartiere sulla Dora era ancora lontano da ogni riscoperta creativa. Oggi il locale continua a offrire un programma originale di eventi. In una scena musicale spesso legata a dinamiche troppo commerciali, vuole diventare il ritrovo per ascoltare dj-set e live di alta qualità (artistica e per standard audio), ma anche per partecipare a eventi culturali, attirando un pubblico di appassionati, attento e trasversale, dai millennial agli irriducibili, anche da fuori città.