Chiavi Di Accesso
Tre giovani artisti contemporanei –Nicolò Degiorgis, Michael Fliri, Mario Tomè- entreranno con le loro opere, frutto di un percorso di avvicinamento al territorio, all’interno di tre realtà storiche del Bellunese: la Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi a Cortina d’Ampezzo e il Museo Etnografico “Al Pojat” di Zoppè di Cadore.
Comunicato stampa
Chiavi di Accesso
L’arte contemporanea nella storia dei luoghi
L’arte contemporanea come chiave di accesso al territorio della montagna e alle sue risorse ambientali, umane e storiche, per gettare su di esse uno sguardo rinnovato, che dialoga col passato e al tempo stesso costruisce percezioni e punti di vista inediti sulle comunità montanare. Questo il cuore di Chiavi di Accesso, il progetto artistico promosso dal GAL Alto Bellunese, che mette al centro i musei tradizionali del territorio e li apre all’arte contemporanea, in un dialogo che diventa riflessione sul loro ruolo specifico, creatore di identità, in grado di indagare il presente e costruire nuove visioni del futuro.
Dal 20 dicembre 2014 al 31 gennaio 2015 tre giovani artisti contemporanei –Nicolò Degiorgis, Michael Fliri, Mario Tomè- entreranno con le loro opere, frutto di un percorso di avvicinamento al territorio, all’interno di tre realtà storiche del Bellunese: la Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi a Cortina d’Ampezzo e il Museo Etnografico “Al Pojat” di Zoppè di Cadore.
Ai tre artisti è stato chiesto di partire dagli spazi espositivi, dagli oggetti in essi contenuti e dai luoghi: un confronto tra sguardi nuovi e antichi, chiamati a dialogare per dare forme e significati al vivere in montagna.
Attraverso l'arte contemporanea viene rifiutato il ruolo della forma artistica come testimone-fossile, per aprirsi a proiezioni inedite, perfettamente integrate.
Mario Tomé, bellunese di Agordo, Michael Fliri e Nicolò Degiorgis, altoatesini rispettivamente di Tubre e Bolzano, hanno intrapreso da qualche settimana un cammino verso il Cadore e l’Ampezzo, che li ha portati a risiedere sul posto, a incontrare gli abitanti e a visitare e conoscere i luoghi, territori di montagna, che oggi vivono una conflittualità tra affermazioni forti e crisi di identità, tra difesa e conservazione del passato e fermento per la costruzione di un futuro che offra prospettive e qualità della vita ai residenti, anche per motivarli a restare.
Da ciascuno dei tre artisti il territorio della montagna è stato indagato attraverso il filtro della propria personale sensibilità: la sacralità della montagna e la necessità di conservazione del passato ne I Bareloi di Mario Tomè, la durezza e la presenza fisica della montagna, con il suo altissimo potenziale esistenziale in Cima di Nicolò Degiorgis, la metamorfosi del paesaggio nella vertigine del passato, dal mare di 300 milioni di anni fa alle cime innevate del presente in My private fog di Michael Fliri.
Mario Tomè, artista-performer che da diversi anni indaga sull’ambiente della montagna e profondo conoscitore del territorio dell’alto bellunese e delle sue zone, sta lavorando ad un progetto di ristrutturazione di una vecchia scofa (fienile) dell’inizio del Novecento, di proprietà della sua famiglia, in un’ottica di conservazione delle tradizioni attraverso il recupero di metodi, tecniche costruttive e scelta dei materiali dell’epoca. L’esperienza maturata tra il cantiere vero e proprio e la parte di ricerca storica diventa il fondamento di un pensiero per il lavoro che poi sarà esposto nel Museo Etnografico “Al Pojat” di Zoppè di Cadore (inaugurazione 20 dicembre ore 11)
Nicolò Degiorgis, al centro della cui indagine artistica sono da sempre le piccole comunità in relazione al loro spazio sociale, esporrà all’interno della Magnifica Comunità di Cadore (inaugurazione 22 dicembre ore 17.45) una mostra fotografica sul territorio –immagini che confluiranno poi in un libro- in un confronto/scontro tra la rappresentazione del Cadore, suggerita dall’immaginario delle comunità residenti, e il suo sguardo di artista.
Michael Fliri, infine, sta esplorando il materiale presente nella collezione del Museo Rimoldi, sede della sua personale (inaugurazione 29 dicembre ore 17.30), ma pure nel Museo Etnografico e in quello Paleontologico, appartenenti alle Regole di Ampezzo. Alcuni materiali entreranno a far parte dell’installazione fotografica che l’artista sta elaborando, e che ha origine dalla suggestione della favolosa metamorfosi della regione Dolomitica, dal mare tropicale di 300 milioni di anni fa alle montagne del presente, immaginando ciò che sarà tra altri trecento milioni di anni.
Curatori del progetto Chiavi di Accesso sono Iolanda Da Deppo, Coordinatrice del progetto del Gal Alto Bellunese, Alessandra de Bigontina, Direttrice del Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi delle Regole d’Ampezzo, Matteo Da Deppo, Responsabile dei Musei della Magnifica Comunità di Cadore e Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee. Chiavi di Accesso è un progetto finanziato nell’ambito del programma Interreg IV I-A progetto Admuseum (www.admuseum.eu), una rete transfrontaliera per l’accessibilità fisica e culturale ai patrimoni museale, naturale e agli spazi urbani che unisce numerosi piccoli musei dalla Carnia, in Friuli, all’Alto Bellunese, in Veneto, alla città di Glorenza, in Val Venosta (Bz) fino al distretto di Landeck , in Tirolo.
“Chiavi di Accesso. L’arte contemporanea nella storia dei luoghi”
Al Museo Rimoldi di Cortina riunite le opere di Michael Fliri, Nicolò Degiorgis e Mario Tomè
Entra nella sua seconda fase Chiavi di Accesso, il progetto voluto e sostenuto dal Gal Alto Bellunese per rinnovare il messaggio e i contenuti dei musei del territorio attraverso il contributo dell’arte contemporanea. Fino al 6 aprile infatti i lavori di Michael Fliri, Nicolò Degiorgis e Mario Tomè, i tre artisti coinvolti nel progetto, saranno visibili insieme nella sede espositiva del Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. Alle fotografie del ciclo My Private Fog di Michael Fliri, già in mostra al Museo Rimoldi dallo scorso 29 dicembre, si affiancheranno l’installazione I Bareloi di Mario Tomè, ospitata precedentemente al Museo Etnografico di Zoppé di Cadore, e il lavoro Cima di Nicolò Degiorgis, che ha accolto fino allo scorso 31 gennaio i visitatori del Museo della Magnifica Comunità di Cadore di Pieve di Cadore.
L’obiettivo è di permettere ai visitatori una visione unitaria degli interventi artistici di Fliri, Degiorgis e Tomè, con l’intento di favorire la comprensione globale delle loro riflessioni su territori vicini geograficamente, ma dalle caratteristiche spesso assai specifiche e per apprezzare come attraverso un linguaggio contemporaneo, gli artisti siano entrati in contatto con il territorio e con le collezioni delle tre realtà museali del territorio Bellunese ridandone una loro personale interpretazione.
Con My private fog Michael Fliri riflette ancora una volta sul tema della Maschera, da tempo al centro della sua ricerca creativa. Grazie alla sottile forza narrativa della nebbia, l’artista rende visibile lo spazio che separa l’oggetto Maschera e il volto che la indossa: due singolarità considerate il più delle volte ed erroneamente come unità. A tracciare la reale separazione fra i due elementi è la condensa del respiro emesso dall’individuo, portatrice di sue private e intime realtà. Le immagini di Fliri si integrano perfettamente con la collezione del Museo Rimoldi, facendo da contrappunto alle opere presenti e dialogando con esse.
Cima è il titolo dell’opera elaborata da Nicolò Degiorgis: una nuova mappatura delle cime del Cadorino, condotta attraverso la fotografia artistica e presentata attraverso la forma agile e contemporanea della fanzine. L’obiettivo della macchina fotografica di Degiorgis indaga le montagne e le cave del territorio di Cima Gogna, che si inseguono e si congiungono pagina dopo pagina creando un ciclo continuo dal giorno alla notte, dall’estate all’inverno.
Le copie della pubblicazione, a disposizione dei visitatori, coprono una struttura che ricorda la forma di un albero o di una cima, appunto: raccogliere una copia si trasforma da atto di sottrazione a gesto di arricchimento e stimolo alla nascita di uno sguardo nuovo sul magnifico territorio dolomitico.
Mario Tomè infine, artista-performer che da diversi anni indaga sull’ambiente della montagna e profondo conoscitore del territorio dell’alto bellunese e delle sue zone, presenta i risultati del lavoro di ristrutturazione di una vecchia scofa (fienile) dell’inizio del Novecento, di proprietà della sua famiglia, I Bareloi, appunto. Una traccia di passato da conservare attraverso il recupero di metodi, tecniche costruttive e scelta dei materiali dell’epoca. Attraverso diapositive, fotografie d’epoca e materiali costruttivi che diventano sculture, Tomè rende omaggio ad una tradizione che la corsa al progresso ha troppo velocemente e superficialmente dimenticato.
Chiavi di Accesso – L’arte contemporanea nella storia dei luoghi
Michael Fliri | My Private Fog
Nicolò Degiorgis | Cima
Mario Tomè | I Bareloi