Chorus

Informazioni Evento

Luogo
MAC - MUSICA ARTE CULTURA
P.zza Tito Lucrezio Caro 1 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

giovedì ore 18-22; venerdì e sabato ore 11-20; domenica 11- 19

Vernissage
17/05/2024
Curatori
Valerio Dehò
Generi
arte contemporanea, collettiva

A Milano il M.A.C. presenta la Mostra Evento CHORUSVenti Artisti in Contemporanea.

Comunicato stampa

Il M.A.C. Musica Arte e Cultura ospita la seconda edizione della mostra – evento CHORUS organizzata da Ilaria Centola e curata da Valerio Dehò.

L’esposizione di quest’anno riprende il format originale proponendo in contemporanea opere di dieci artisti che, pur rimanendo autonomi e distinti, vanno a costituire un primo spazio di coralità. L’elemento di novità è rappresentato da una nuova sezione, intitolata INSIDE CHORUS, dove sette artisti presentano ognuno un’opera singola andando a costituire un secondo spazio di dialogo tra diverse personalità.

Il progetto CHORUS ha le sue radici nell’attività di Milano Scultura ma si propone di allargare il proprio orizzonte ed esplorare altri territori sia per proporre personalità artistiche diverse e interessanti, sia per favorire l’incontro con le esigenze di un pubblico richiamato dalle differenti declinazioni della produzione artistica.

CHORUS nasce da alcune scelte fondamentali dei suoi ideatori. In primo luogo la definizione della sede espositiva. Il M.A.C., luogo consacrato alla cultura ma anche istituzione aperta all’intersecarsi dei linguaggi, si pone perfettamente in linea con quelli che sono gli intenti di CHORUS e offre l’occasione per coinvolgere venti artisti, venti solisti che, con i loro lavori, danno vita a un dialogo e a un confronto attraverso tecniche e linguaggi diversi come pittura, scultura e fotografia.

Inoltre, l’idea di un’esposizione densa e articolata in un periodo di tempo breve e concentrato, quattro giorni dal 16 al 19 maggio, punta all’incisività, tende a focalizzare l’attenzione sulle proposte espositive che si confrontano e si raccontano a vicenda per lasciare un segno forte, accendere stimoli ed emozioni nel pubblico.

I percorsi individuali di ciascun autore sono profondamente legati alla contemporaneità e vanno a scrutare ed esplorare alcuni dei grandi temi del nostro tempo.

 

 

 

Natura, territorio, energia diventano principi e suggestioni per le sculture di Giulia Alberti composte da due elementi accostati e colore: colore nella massa come forza energetica, come vibrazione che deriva dalle forze cosmiche e telluriche che la natura esprime come vita del pianeta.

La scultura di Carlo Bacci è la sintesi materiale del rapporto tra l’artista e il territorio di appartenenza. Severa, eretta e asciutta non lascia nulla al superfluo puntando dritta al potere evocativo del suo contenuto.

Nelle opere di Grazia Gabbini l’ispirazione è sempre la natura, nella consapevolezza che tutto è transitorio. Le sue sculture rivelano un’apparente fragilità e la capacità esprimere la frammentarietà del reale.

Alessandra Cantamessa esprime la forza e la capacità evocativa della materia attraverso una peculiare personalità poetica che utilizza un linguaggio informale.

Se i suoi quadri raccontano di un passaggio in territori lontani lasciando traccia sulla tela della materia di cui quei luoghi sono permeati, è nella scultura che giunge all’essenziale.

L’ambiente nelle sue diverse accezioni si ritrova nelle sculture di Carlo Guzzi dove una linea genera figure e forme che trovano pienezza nel dialogo tra loro e nel rapporto continuo con il pianeta che abitano. Presenze impalpabili finalmente a casa, testimoni e impronte di un’assenza creano ora uno spazio dove le cose possono di nuovo accadere.

Pietro Panza stabilisce un confronto con l’ambiente inteso come processo formale politico storico e sociale sperimentando la relazione tra arte, natura e tecnica per esprimere una narrazione di carattere filosofico in chiave etico antropologica.

Così l’infinito, il cosmo e l’enigma animano le opere di Kuturi. Le architetture dello spirito illustrano nella loro sequenza come nel cemento, corroso e corrotto, l’essere tenta una scalata verso il gate che apre all’infinito e all’eterno.

Nell’opera di Antonio Cursano la materia cromatica si sedimenta nella fusione ceramica, possiede un’energia propria, un movimento interno come se i quanti che la compongono cercassero costantemente un momento di stabilizzazione e non lo trovassero mai.

Il progetto di Gabriello Anselmi astrae dal magma della contemporaneità, caotico e senza forma, il mondo classico come l’abbiamo idealizzato, che viene proposto come paradigma di certezza e di durata nella babele linguistica e culturale attuale.

Giacomo Bonciolini espone il risultato della sua ricerca, iniziata negli anni ‘70 con opere di derivazione dadaista e pervenuta a esiti estremamente poetici. I suoi animali fantastici mummificati evocano creature mitologiche, extraterrestri, la rappresentazione di un enigma e fanno parte di un lavoro più ampio che l’artista chiama “Archeologia preventiva”.

Altri temi fondamentali sono dati dallesplorazione della figura umana, dallindagine e dal tentativo di svelamento dellanimo, il rapporto col tempo e la memoria.

Rachele Bianchi, della quale CHORUS ospita la prima retrospettiva scultorea postuma che ripercorre le tappe significative della sua attività, ha dato forma alla materia mettendo sempre al centro la donna e le sue trasformazioni epocali.

Tina Cosmai, figura emergente della post-fotografia, scandaglia l'animo umano con i suoi affreschi fotografici. Con colori tenui e toni pastello, crea atmosfere oniriche e surreali a forte connotazione simbolica e concettuale.

Le fotografie di Mario Flores evocano il silenzio della profondità, dello sguardo che sa andare oltre la superficie calibrando perfettamente le distanze, i vuoti, il rapporto tra gli oggetti e la gente.

Così la tela di Max Marra ci porta tra personaggi che si filtrano come fantasmi in un racconto tragicomico di marionette gesticolanti in una teatralità senza speranza di uomini contro anche da soli.

L’opera fotografica di Isabella Accenti offre una personale visione del tempo e della sua dimensione spazio-temporale. Epoche lontane che attraverso “porte del tempo” riemergono dal passato per comunicare con il presente. Nuove esperienze e vite si fondono in un nuovo tempo che non appartiene né al passato né al futuro ma a un nuovo “tempo sospeso” che si colloca in dimensioni parallele.

L’eredità della cultura artistica, in particolare la ricerca dell’astrazione, guida le opere di Angelo Bozzola che realizza sin dai primi anni ’50 composizioni astratto-geometriche derivate da un approccio all’arte molto rigoroso ma libero nella tecnica e nei materiali. La forte attrazione per la materia lo portano fin da subito ad applicare questi principi nella scultura. Il suo linguaggio si può definire “concreto”, puri giochi di forma-colore che esaltano il ritmo e le interazioni formali.

Anche nelle tele di Adriano Cecco la realtà viene trasformata in forme astratte ricorrendo a simboli apparentemente fantasiosi ma radicati nel mondo scientifico e artistico dal quale l’artista proviene. Nelle opere si scorgono infatti rappresentazioni di orbitali atomici in un melting pot di reale e immaginario.

Carlo D'Orta dipinge con la macchina fotografica e ricerca nella realtà delle architetture linee e prospettive che evocano l’astrazione geometrica, insegue nelle vetrate dei grattacieli echi di immagini informali e surrealiste.

La tecnologia è laltro grande filone del contemporaneo che ritroviamo nelle opere di Giuseppe Mestrangelo in cui “La luce tecnologica” viene sempre pensata concettualmente come elemento primario nella composizione del manufatto, qualunque esso sia.

Nel progetto LIFE >< LINE di Andrea Prandi le forme pensiero prendono vita diventando delle idee che emergono dal piano della mente come corpi sinuosi che danzano alla ricerca della loro identità. Con le sue opere Psychedelic Ideas, l’artista dà vita a intensi effetti prospettici e colorati, raccontando infinite linee di pensiero incastonate fra ipnotiche trasparenze. All’epilogo del percorso, riconduce il nostro viaggio a un gomitolo, come riassunto personale di vita, descritto attraverso un codice labirintico di linee razionali ed emotive arrotolate su se stesse.

L’evento è accompagnato da momenti dedicati alle performance che diventano parte integrante del percorso espositivo e si propongono di coinvolgere attivamente il pubblico presente.