Christopher Broadbent – Still Life
Dopo una prima tappa romana, la personale dedicata a Christopher Broadbent e alla sua fotografia di still life continua il suo ciclo espositivo e arriva a Venezia, alla Bugno Art Gallery, sede nota per la sua attenzione alle proposte contemporanee veneziane e internazionali.
Comunicato stampa
Dopo una prima tappa romana, la personale dedicata a Christopher Broadbent e alla sua fotografia di still life continua il suo ciclo espositivo e arriva a Venezia, alla Bugno Art Gallery, sede nota per la sua attenzione alle proposte contemporanee veneziane e internazionali. La mostra intitolata Still Life sarà ospitata dalla storica galleria veneziana dal 9 febbraio al 5 marzo 2018 e proseguirà l’indagine sulla natura morta che Christopher Broadbent propone attraverso una ventina di fotografie create nel suo studio a luce naturale che fermano oggetti della vita quotidiana in una surreale e raffinata staticità temporale.
In seguito a una lunga carriera dedicata alla fotografia pubblicitaria e agli spot televisivi, Christopher Broadbent nel 2000 decide di recuperare una dimensione privata, intima, del suo ‘mestiere’, per approfondire ulteriormente il tema dello still life che già lo aveva reso noto nel panorama internazionale della comunicazione per la suggestione e la forza evocativa di molte sue immagini, vere e proprie icone della storia della pubblicità. A differenza di quanto accade frequentemente nell’opera di molti fotografi, nel caso di Christopher Broadbent non esiste discontinuità di visione tra la produzione pubblicitaria e quella privata. Anzi, si potrebbe tranquillamente affermare che è stata la pubblicità ad adattarsi per molti anni al suo sguardo, alle sue atmosfere, alla sua cultura, al suo gusto. Da sempre Christopher Broadbent indaga la più borghese, laica, privata e domestica delle forme dell’arte.
«Non voglio che si parli di “scatti” per le mie fotografie perché ciò che faccio non sono istantanee. È un processo abbastanza lungo per il soggetto, che rimane a lungo parcheggiato lì in attesa di qualcosa che gli succederà in qualche futuro. Io, in quel “frattempo”, realizzo un’immagine della loro attesa».
Scrive di lui Philippe Daverio: «Le sue nature morte sono di oggi, ma potrebbero essere del XVII secolo olandese, allo stesso modo. Dall’istantanea fotografica si scivola nel tempo infinito della storia, proprio perché il tempo in queste immagini è totalmente abolito, come i petali dei fiori che non stanno cadendo ma sono definitivamente caduti. E la conseguenza ne è curiosamente paradossale: l’unica fotografia che possa raffigurare la realtà è quella che rappresenta una realtà artefatta, composta, inventata. Sicché qui il compito del fotografo non è più solo quello di scegliere e di scattare, ma diventa quello del comporre e dell’inventare, di fabbricare il teatrino che diventa il soggetto e non più l’oggetto dell’immagine. Come nella stampa antica, il fotografo in questo caso è colui che delineabat et invenit l’opera finale. L’effetto è fortemente attraente, in quanto Broadbent così facendo scioglie i limiti fra fotografia e pittura e lascia i due generi compenetrarsi in una nuova magia, senza tempo, nella quale gli accumuli di secoli di sensibilità saltano alla ribalta come il Jack in the Box, il diavoletto dell’immaginario che compare dal fondo dei sedimenti delle nostre fantasie e delle nostre memorie».
«Uso la penombra di una stanza vuota – spiega Broadbent – per suggerire il tempo sospeso in attesa di un intervento o di una conclusione. Come per una terzina in poesia, ho adottato una gabbia metrica in uso da secoli per la natura morta: struttura ortogonale, luce dalla finestra per un disegno in chiaroscuro, piani prospettici orizzontali marcati per mettere le cose a portata di mano dell’osservatore».
La mostra è realizzata in collaborazione con la Galleria del Cembalo, Roma.
Christopher Broadbent, nato a Londra, ha studiato fotografia e cinematografia all'Institut Des Hautes Etudes Cinématographiques a Parigi. Ha iniziato a lavorare nel lungometraggio come assistente alla regia poi, spostatosi a Milano, ha diretto una sessantina di spot pubblicitari. Dalla fine degli anni Settanta si è dedicato alla sola fotografia e ha firmato un migliaio tra servizi editoriali e campagne pubblicitarie. Premiato in Italia dall'Art Directors Club per le campagne Barilla, Star, Pioneer e altre, ha vinto negli USA un CLIO per Gouda e a Cannes un bronzo per Café Hag. Ha collaborato per alcuni anni con Condé Nast a New York.
Sito web: broadbent.it
La Bugno Art Gallery apre nel 1991, proprio di fronte al Teatro La Fenice a Venezia. La galleria è conosciuta per il suo continuo impegno nella rivalutazione dei movimenti artistici, nati in città dal dopoguerra in poi, e per le sue proposte contemporanee internazionali. Gli spazi della galleria hanno ospitato negli anni opere di Joseph Beuys, Alighieri Boetti, Piero Dorazio, Ben Vautier, Arnaldo Pomodoro, Nicola De Maria, Mario Schifano, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, Edmondo Bacci per citarne alcuni. Attualmente collabora con gli Archivi di Armando Pizzinato e Mario Deluigi. Dal 2004, la Bugno Art Gallery si occupa anche di fotografia e collabora con Luca Campigotto, Marco Zanta, Paolo Ventura, Maurizio Galimberti, Bruno Cattani, Pier Paolo Fassetta e Fabio Zonta. Molte di queste collaborazioni hanno portato la galleria a lavorare con importanti spazi pubblici e musei come il M.E.P. (Maison Européenne de la Photographie) per Marco Zanta e il Museo Fortuny per Luca Campigotto e Paolo Ventura. Nel 2016 è stato creato un nuovo spazio di 180 mq. adiacente alla galleria storica.