Cildo Meireles & Various Artists / Manuela Sedmach
Galleria Continua è lieta di presentare per la prima volta nei suoi spazi espositivi di San Gimignano, la doppia mostra personale di Cildo Meireles e di Various Artists dal titolo “Q&A” e una mostra personale di Manuela Sedmach.
Comunicato stampa
Galleria Continua è lieta di presentare per la prima volta nei suoi spazi espositivi di San Gimignano, la doppia mostra personale di Cildo Meireles e di Various Artists dal titolo “Q&A”.
Fin dagli anni Sessanta Cildo Meireles contribuisce a definire le evoluzioni del linguaggio contemporaneo; pioniere nel campo dell’installazione l’artista occupa un ruolo chiave nella scena dell’arte brasiliana ed internazionale. Il nucleo attorno al quale prendono forma i suoi interventi ha la capacità di far convivere una lettura poetica e simbolica del reale con una riflessione puntuale sulle strategie che regolano i processi di produzione, circolazione e promozione dell’arte. Various Artists è un collettivo composto da 24 artisti fittizi, è concepito come un’opera autonoma, dove tutti i partecipanti lavorano su propri argomenti di ricerca specifici e sulla propria pratica artistica, che vanno ad unirsi in installazioni o progetti collettivi.
I due progetti espositivi nascono in dialogo sviluppandosi secondo una dinamica che Cildo Meireles e Various Artists definiscono “Q&A”, ovvero “Question/Answer” (“domanda/risposta”). Quattro i temi sui quali si muove il confronto: l’acqua, gli escrementi, il valore, la matematica. Dal piano teorico la discussione si sposta sul piano visivo lasciando alle opere il compito di trovare risposte adeguate.
L’acqua, concordano Meireles e VA, è destinata a diventare il petrolio del futuro. L’approvvigionamento idrico è ormai largamente privatizzato e concentrato nelle mani di poche aziende che lo gestiscono a livello globale. Manca una legislazione e nessuno si prende responsabilità in merito. L’acqua è un problema urgente e attuale che metterà a dura prova il sistema economico mondiale e la sicurezza. Trovare possibili soluzioni è la chiave per affrontare altre sfide connesse all’acqua come il riscaldamento globale, la scarsità di energia e di risorse alimentari, la pressione demografica, l'inquinamento, il degrado ambientale, le epidemie globali e le catastrofi naturali. Cildo Meireiles propone Chove Chuva (Piove pioggia), un’installazione del 1997 qui allestita in una versione maggiormente interattiva e tecnologica pensata appositamente per questa occasione espositiva. Quattro schermi definiscono una stanza al centro della platea, il visitatore è invitato ad entrare nell’ambiente e a sostare. Gocce d’acqua cadono dal soffitto, le pareti restituiscono immagini di un temporale, a terra grandi cuscini trasparenti pieni d’acqua. lspirata a Chove Chuva di Jorge Ben Jor - brano simbolo della Musica Popular Brasileira – questa installazione ricrea le docce di San Paolo. Ironia della sorte, spiega l’artista, le gocce di pioggia cadono nei luoghi urbani ‘sbagliati’ causando un periodo di insufficiente fornitura di acqua potabile alla città. Various Artists risponde con Água Com Gás, un’opera composta da una serie di bonsai di specie e di età differenti immersi in acquari. Durante un viaggio attraverso l'Europa meridionale Various Artists si era trovato davanti a paesaggi completamente modificati dalla costruzione di dighe idroelettriche. Progetti sovvenzionati dall’U.E. per garantire l'approvvigionamento idrico all'agricoltura industriale a scapito della flora originale, la fauna e la cultura di un paesaggio antico. L’annegamento dei bonsai, afferma VA, ricrea l'immagine di oliveti annegati facendoci riflettere sull’estremo impatto che la cultura può avere sulla natura.
Il tema degli escrementi porta entrambi gli artisti ad affrontare l’idea culturale di estetica. Cildo Meireles presenta KU KKA KA KKA - due serre apparentemente identiche contenenti, una fiori veri ed escrementi finti, l’altra fiori di plastica e feci vere - e Various Artists nn.pearls, una collezione di gioielli accompagnata da una piccola pubblicazione che svela il rito quotidiano a cui è stata sottoposta ogni singola perla prima di essere incastonata nel prezioso monile.
Il valore, è un’altra delle tematiche che Meireiles e VA affrontano nelle due mostre. Un argomento che può essere approfondito rispetto a diversi punti di vista - il valore monetario, quello economico, come esporre il valore, come differenziare il valore di cambio da quello d’uso e interpretarne il valore simbolico - entrambi gli artisti, in questo caso, si concentrano sulla rappresentazione del valore dell’arte. Meireiles e VA interagiscono con l’oggetto d’arte come se fosse un bene di lusso, una merce di scambio, una categoria come un’altra che può essere commercializzata, scambiata, sulla quale si può speculare e con la quale si può interagire. L’artista brasiliano si esprime con l’alchimia dell’oro, Água Auro (2015), Various Artists con il googolplesso (10 elevato a 10 elevato a 100,) espressione di un numero infinito la cui trascrizione necessita di tutto lo spazio dell’universo e che l’artista formalizza come poema in più tomi.
Ultimo tema di discussione tra i due artisti è la matematica. Various Artists e Cildo Meireles condividono l'amore per la matematica sebbene la usino in modo diverso nel loro lavoro. Arte e matematica hanno un lungo nesso storico, spiegano, gli antichi egizi e greci antichi conoscevano il rapporto aureo. Artisti di ogni epoca sono stati ispirati dalla matematica e la matematica è stata studiata come un mezzo per integrare le loro opere; pittori del Rinascimento come Piero della Francesca e Leonardo da Vinci, hanno fatto uso della matematica con la sezione aurea e la serie di Fibonacci.
Nel 1968 Meireles concepisce l'idea di lavorare con meno materiale possibile: disegnare situazioni spaziali col semplice uso di un filo. Nascono i Virtual Volumes (Volumi virtuali). I Virtual Volumes rappresentano una visione critica della geometria euclidea - tre superfici che definiscono uno spazio - che è stata accettata come una rappresentazione standard di spazio. Con i Virtual Volumes Meireiles crea un concetto mentale di spazio invece di un'idea materica fissa. Various Artists negli anni ha sviluppato una propria tecnica per realizzare opere astratte, la “Matematica umana”. Questa è una metodologia di disegno artistico/alternativo che serve per fare arte astratta/matematica. Dati formali, fattuali o personali vengono utilizzati per informazioni astratte o per elementi grafici. Regole soggettive e arbitrarietà svolgono un ruolo importante, esse sono influenzate dal tempo, lo spazio e dal contesto socio-economico. Various Artists ha realizzato uno workshop per condividere questa tecnica con altri artisti e studenti. In mostra le opere create in occasione di questi workshop.
Cildo Meireles nasce nel 1948 a Rio de Janeiro, dove vive e lavora. In un percorso artistico di quasi cinquant’anni l’artista ha continuato ad ampliare i confini delle definizioni artistiche, creando un corpus di opere di matrice sia sensoriale, sia filosofica. Considerato un pioniere del concettualismo internazionale è in realtà una figura ben più complessa e difficile da classificare la cui ricerca è ispirata dalla costante volontà di superare la dicotomia tra artista e visitatore.
Il lavoro di Meireles è stato esposto all’interno dei più importanti eventi internazionali tra questi la 37°, 50°, 51° e 53° Biennale di Venezia , la 16°, 20°, 24° Biennale di San Paolo, la 6° e 8° Biennale di Istanbul, la 1° e la 6° Biennale di Mercosu, il Lofoten International Art Festival in Norvegia nel 2004, la Biennale di Liverpool e Documenta nel 1992 e nel 2002.
Tra le mostre personali più recenti ricordiamo quelle ospitate presso la Kunsthal 44 Moen in Danimarca, l’HangarBicocca di Milano, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il Museo Serralves di Porto, il Itaú Cultural Center di San Paolo, il Museo Universitario de Arte Contemporáneo (MUAC) di Città del Messico, il MACBA di Barcellona, la Tate Modern di Londra, l’Estação Pinacoteca di San Paolo, il Museo Vale do Rio Doce di Espírito Santo, il Centro Cultural Banco do Brasil di Rio de Janeiro, il Portikus im Leinwandhaus di Francoforte, la Kunstreverein di Amburgo, il Musée d'Art Moderne et Contemporain di Strasburgo, il New Museum di New York, il Miami Art Museum di Miami. Tra le mostre collettive: Museu de Arte Moderna (MAM) a San Paolo, Museum of Contemporary Art (MCA) a Chicago, Museum of Contemporary Art a Tokyo e il MoMA a New York.
Various Artists (VA) è stato fondato circa 17 anni fa sulla scia dell’ex laboratorio artistico Plateau di Bruxelles. Trudo Engels, cofondatore dell’associazione, ha sviluppato gradualmente un collettivo di 24 artisti fittizi. Nel 2000 il centro è stato ufficialmente riconosciuto e sovvenzionato con il nome di nadine. Nel 2008, VA era ormai diventato un consolidato gruppo di artisti. Poiché Engels non produceva più opere con il proprio nome, nel 2009 VA decise di sostituirlo con “the Late Trudo Engels” (il Defunto Trudo Engels). Questa decisione ha permesso agli altri 23 VA di proseguire insieme il suo operato passato e futuro. Tutti i dati, curriculum vitae, ritratti, opere, workshops, storie, articoli, sono raccolti in un database realizzato da Engels che, dal 2009, rappresenta il punto di riferimento per le sessioni “Being an Artist” (Essere un artista). Questi workshops sono stati creati per offrire un approfondimento, ma anche per aprire le porte di VA ad altri artisti “reali” che, con “Being an Artist”, hanno l’opportunità di mettersi nei panni di un VA e di liberarsi momentaneamente dalla propria pratica artistica. VA diventa quindi una struttura aperta alla quale vari artisti possono prendere parte. Che siano irreali o meno, questi progetti sono “messi in scena” da persone reali. Il creatore di VA e gli artisti che hanno partecipato alla serie “Being an Artist” possono operare come se si trovassero in un’azione collettiva. Il collettivo VA è composto da: Intrudor, Armin Turing, 1973, Monaco, Germania; Innumerat Roselare, 1970, Du Bois, Pennsylvania, Stati Uniti; Bernard Leroy, 1975, Mississauga, Canada; Johannes Korstjens, 1980, Haarlem, Olanda; Lima Drib, 1961, Liverpool, Inghilterra; n.e.b.u.s.i., 1968, Spitak, Armenia; Digi_Shelf, Délia Sheehy, 1971, Limerick, Irlanda; Willy Depoortere, 1979, Poperinge, Belgio; Aude Thensiau, 1975, Marsilia, Francia; Christl Coppens, 1986, Gent, Belgio; Martaque, Jamila Al Khawarizm, 1973, Cascais, Portogallo; Steina Zooeydóttir, 1981, Bolungarvik, Islanda; Late Trudo Engels, 1962-2009, Roeselare, Belgio; Valereson da Silva, 1971, Pindamonhangaba, Brasile; Eraser, Ana Omandichana, 1984, Siroki Brijeg, Bosnia e Herzegovina; Cindy Janssens, 1985, Maastricht, Olanda; Freddy Grant, 1952, Kilarrow, Scozia; Martn Coppens, 1986, Gent, Belgio; Robert Ingelbreć, 1982, Stockholm, Svezia; Diederick Dewaere, 1974, St-Etienne, Francia; Marcella.B, 1955, Arnhem, Olanda; Morice de Lisle, 1955, Kinshasa, Congo; Sufferice, Albert Savereys, 1964, Petegem, Belgio; Hélène Thensiau, 1976, Marsilia, Francia.
Agli inizi degli anni Novanta Various Artists ha vinto il premio Jeune Peinture Belge con l’installazione Carmella Giansoldati. Altre installazioni e performances realizzate da Various Artists sono Barney Left (Kanal, Kortrijk), Nancy Turlington (Kanal, Kortrijk), Opera Secco (Kunstenfestivaldesarts, Brussels), Lettres d’Ixelles (nadine, Brussels), Le Château (Galeria Luisa Strina, San Paolo), Human Mathematics (Museo Textil, Oaxaca).
MANUELA SEDMACH
Passare al bosco
Inaugurazione venerdì 25 settembre 2015 via Arco dei Becci 1, 18-24
Da lunedì a sabato, 10-13 / 14-19
Galleria Continua ha il piacere di ospitare nuovamente nei suoi spazi espositivi una mostra personale di Manuela Sedmach. La rassegna dal titolo Passare al bosco, raccoglie una serie di opere che ripercorrono parte della più recente produzione pittorica dell’artista triestina.
Nei primi anni del secondo dopoguerra Ernst Jünger scrive una preziosa guida alla libertà che uscirà nel 1951 con il titolo enigmatico Der Waldgang (passaggio al bosco), oggi edito in Italia con il titolo Trattato del Ribelle. Lo scrittore tedesco parla del bosco come di uno spazio intricato, segreto, pieno di “sentieri interrotti”, uno spazio sacro in cui l’uomo incontra se stesso, riscoprendo le forze primordiali della vita. “Passare al bosco, questo sto facendo, con la mia vita e quindi col mio lavoro che ne è l’immagine, dichiara Manuela Sedmach, “il bosco a cui fa riferimento Jünger si trasforma per me in deserto, il luogo in cui si incontra la propria vita. Stare nel bosco, stare nel deserto o in mezzo ad un oceano… lo sanno i viaggiatori dell’anima lo sa, Novalis, quando afferma che “L’uomo vuole viaggiare l’universo e non sa che ha l’universo in sé”.
Il lavoro di Manuela Sedmach esplora il segreto della condizione umana, la sacralità del rapporto dell’uomo con la natura e quindi con se stesso e la propria libertà, racconta ciò che Jünge, nel Trattato del Ribelle, definisce come “Heimlich”. L’artista spiega che questa è una di quelle parole della lingua tedesca che racchiudono in sé anche il proprio contrario: “Heimlich, segreto è l’intimo, ben protetto focolare, baluardo di sicurezza. Ma nello stesso tempo è anche ciò che è clandestino, assai prossimo, in questa accezione all’Unheimliche, l’inquietante, il perturbante. Quando ci imbattiamo in radici simili a questa, possiamo esser certi che vi risuona un’eco della grande antitesi e dell’equazione ancora più grande di vita e morte, alla cui soluzione si dedicano i misteri. Ogni orizzonte raggiunto dà inizio ad un altro viaggio. Elio Grazioli alla mia domanda…”Elio, ma cosa sto facendo?” Ha trovato una grande risposta: “non devi preoccuparti di comprendere quello che stai facendo, va avanti, cresci e raggiungilo, poi riparti.”
I soggetti che popolano le tele di Manuela Sedmach sono luoghi distanti, indefiniti e inconoscibili, nebbie e vapori, atmosfere marine, orizzonti infiniti, deserti, cosmo e stelle. L’artista trasforma i suoi quadri in testimoni dell’essenziale. Le forme, le trasparenze e le velature cedono il passo all’immaginazione, il vuoto invade la tela. Il concetto d’infinito o di niente è al centro delle sue opere.
L’opera di Manuela Sedmach pure nel momento in cui appare compiuta lascia intuire la possibilità che si tratti di un lavoro ancora aperto come sembra provare il ripetersi degli stessi temi che, rimanendo costanti per lunghi periodi, danno vita di volta in volta a cicli di tele con il medesimo titolo e soggetto. Il largo numero di variazioni di cui si compone ciascuna serie, richiama alla altrettanto ampia possibilità di nuove soluzioni per il suo compimento. Sta proprio in questa molteplicità di casi probabili la difficoltà a percepire lo stato definitivo nel lavoro di questa artista, che si muove verso l’immutabilità di ciò che è perfetto ma deve confrontarsi con la precarietà di tutte le cose soggette al trascorrere del tempo.
Manuela Sedmach nasce a Trieste nel 1953. Dopo essersi diplomata all’Istituto d’Arte, esordisce negli anni Settanta con una serie di lavori che le serviranno a trovare una sua identità. Il decennio prosegue all’insegna della ricerca pittorica con grandi tele dense e materiche in cui compaiono vulcani, anfiteatri o specchi lacustri. All’inizio anni Novanta l’artista riduce drasticamente la gamma cromatica e si cimenta con un ciclo di tecniche miste, Il cibo degli dei, in cui compaiono figure di profilo disegnate a matita. Con Meridiano Zero e Sopra il mare la tela diventa così liscia, compatta e priva di qualsiasi traccia di pennello da sembrare fotografica. La trama pittorica si costruisce attraverso un processo lento, dal nero cupo del fondo attraverso una pittura di velature e stratificazioni di colore – due oltre il nero, il bianco e il terra di Siena– l’artista riesce ad ottenere una gamma vastissima di grigi, di riflessi, di fonti di luce. E’ la luce che appare dietro queste trasparenze unita all’illuminazione ambientale e al suo mutare durante la giornata che rende i ‘paesaggi’ della Sedmach luoghi atemporali e sempre diversi. La ricerca prosegue negli anni tra spazi inscrutabili e tempi dilatati fino al recente ciclo di lavori Occhi bianchi. In queste nuove opere l’artista utilizza quello che essa stessa definisce “uno sguardo alieno che vede sempre le cose per la prima volta… uno sguardo che sento di dover tenere nel guardare il mondo, uno sguardo di bimbo: gli occhi dei bimbi e degli anziani sono velati, sono più lattiginosi, ma sono anche occhi aperti al guardare per vedere, non con la nostra abitudine nel vedere”.
Manuela Sedmach ha realizzato numerose mostre in Italia in gallerie e spazi museali. Nel 1999 ha vinto il Pollock-Krasner Foundation Grant, New York. Ha preso parte a mostre collettive in Svizzera e in Cina e realizzato personali in Belgio, Austria, Germania, Francia e Ungheria. I suoi lavori sono in importanti collezioni private europee, americane, giapponesi e al Museo Smak di Gent.