Ciro Palladino – L’abisso e il labirinto
Una intensa mostra di Ciro Palladino, artista di Torre del Greco operante a livello nazionale, prosegue le attività espositive di esplorazione delle vie della ricerca pittorica che lo Spazio Zero11 del Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata conduce nello scenario dei linguaggi contemporanei dell’arte.
Comunicato stampa
Una intensa mostra di Ciro Palladino, artista di Torre del Greco operante a livello nazionale, prosegue le attività espositive di esplorazione delle vie della ricerca pittorica che lo Spazio Zero11 del Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata conduce nello scenario dei linguaggi contemporanei dell’arte. A cura di Franco Cipriano, con la collaborazione di “ARTLANTE studi e iniziative per l’arte contemporanea”, di Raffaella Barbato e con il coordinamento di Felicio Izzo, la mostra si presenta come passaggio rivelatore delle singolari e riflessive interrogazioni della pittura. Nelle articolate esperienze espressive, la pittura si manifesta come sorgiva persistenza nella problematica ‘inquietudine’ di senso del rapporto arte-vita che attraversa le esperienze molteplici dell’arte del tempo attuale. Nel testo di commento, Franco Cipriano scrive: “Nella processualità generativa del linguaggio della pittura, nell’opera di Ciro Palladino, l’ibridazione tra materia e immagine dello spazio espressivo rivela la stratificata ‘profondità’ della superficie che oscilla tra evocazione e gesto incrociandone il generarsi in ‘pictura’, in ‘imago’ che si fa spazio materico. Incrociati nelle trame mentali dell’espressione, i segni, le materie, le immagini appaiono riflesse dalle oscurità dell’imperscrutabile fondo o nelle rifrazioni di sospesi frammenti simbolici. La densità della ‘materia oscura’ tiene gli elementi in un circolo che si autoriflette, sprofonda in se stesso: labirintico specchio nero, dove memoria e oblìo ‘tessono’ la temporalità dell’opera. Le scansioni del campo fenomenologico dell’opera si presentano come un’enigmatica mappa, trasudano di tracce e orme di un’impossibile Icona, come un terminale reliquiario del senso, resti intransitabili dell’auratica memoria dell’arte. Dell’originarietà ‘umanistica’ della pittura nelle opere di Palladino s’intravedono gli orli di senso: sfrangiati, decomposti, smottati. I corpi rivolti al fondo indicano iconicamente la seduzione labirintica dell’identità, il suo perdersi nell’abissalità della nigredo, come un riflesso che si sdoppia, si moltiplica nel cercarsi della propria immagine. Oppure, forse, all’inverso, il corpo appare sulla soglia della propria sparizione, come un ritrarsi kenotico in allegorica visione della pittura nel tempo del tramonto del proprio immaginario”.