Clair de terre
Con un cambio di rotta, l’esposizione clair de terre intende narrare la storia di un viaggio capovolto, il tragitto “dalla Luna alla Terra”, dove la Terra rappresenta la metafora di un altro-luogo, un mondo mutato, una dimensione aliena sia nel senso di “altra” che “extra-terrestre”.
Comunicato stampa
Il “Chiaro di Terra” si colloca nella tradizione iconografica del “mondo alla rovescia”, dell'altromondo. Con un cambio di rotta, l'esposizione clair de terre intende narrare la storia di un viaggio capovolto, il tragitto "dalla Luna alla Terra", dove la Terra rappresenta la metafora di un altro-luogo, un mondo mutato, una dimensione aliena sia nel senso di "altra" che "extra-terrestre". Allo spettatore si chiede di interagire con un ambiente anomalo, uno stralcio di terra avvolto dalla proiezione di una foresta fluorescente (beat.per:frame) nel quale si articolano elementi di natura meccanica (Melart), figure umanizzate (Barbara D'altoè) e oggetti per la simulazione di visioni extraumane (Valentina Furian). Come preambolo di questo viaggio interstellare narrazioni
(Leonardo Mastromauro), suggestioni apocalittiche (Marzia Avallone, Valentina Ferrari) e infezioni aeree sottili (Serena Oliva) si pongono come moderni traghettatori verso un mondo sotterraneo che sembra scaturire dalle pagine dei più intensi racconti di fantascienza.