Claudia Castellucci – Setta. Quadri di comportamento

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO MARINO MARINI
Piazza Di San Pancrazio , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10:00 - 17:00, chiuso il martedì, la domenica e i giorni festivi

Vernissage
18/03/2015

ore 19

Biglietti

Biglietti: intero: € 6, ridotto € 4, studenti € 3

Artisti
Claudia Castellucci
Curatori
Silvia Fanti
Uffici stampa
DAVIS & CO
Generi
arte contemporanea, personale

Setta. Quadri di comportamento, una personale tematica di Claudia Castellucci, artista, drammaturga, coreuta, teorica e didatta, co-fondatrice della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, curata da Silvia Fanti.

Comunicato stampa

Il Museo Marino Marini ospita dal 18 marzo al 4 aprile 2015 Setta. Quadri di comportamento, una personale tematica di Claudia Castellucci, artista, drammaturga, coreuta, teorica e didatta, co-fondatrice della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, curata da Silvia Fanti. Un ambiente da praticare pensato da Claudia Castellucci per la cripta del museo, sincronizzato con l'uscita del suo volume “Setta. Scuola di Tecnica Drammatica” (Quodlibet 2015), che sarà presentato in occasione dell’inaugurazione della mostra mercoledì 18 marzo alle ore 19 con un'azione oratoria.

Claudia Castellucci ha composto testi drammatici e teorici, è stata interprete di molti spettacoli della Socìetas Raffaello Sanzio, attraversando e forzando diversi sistemi di rappresentazione, e ha creato numerose scuole drammatiche e ritmiche unendo alla ginnastica una pratica filosofica. Claudia Castellucci è protagonista di un personale percorso di ricerca che, dopo un'esperienza trentennale, è sfociato nella composizione di Setta. Scuola di tecnica drammatica, libro/manuale che presenta 59 giornate di esercizi, e indici utili a riformulare le giornate. Per questa occasione il Museo Marino Marini accoglie, per la prima volta in maniera estesa, opere create dal 1985 ad oggi lungo un percorso che ruota attorno alla Rappresentazione, attraversando scultura, azione scenica, linguaggio.

Il libro Setta. Scuola di tecnica drammatica è caratterizzato da una finalità trasparente e dichiarata (la scuola) e da una struttura intimamente connessa a questa finalità (gli esercizi e le giornate). Le scuole (quelle da lei dirette dal 1989 al 2011, e quelle potenziali future) sono in realtà una dimensione della conoscenza, non uno snodo nella trasmissione della stessa. Anzi, con un 'anatema' l'autrice diffida chiunque pratichi questi esercizi a inquadrarli in un metodo canonico. Come scrive Claudia Castellucci, "le indicazioni contenute in questo libro non chiedono di essere meditate, bensì praticate. Tale pratica è finalizzata alla fondazione di un modo di stare insieme: la scuola. Il libro fonda una scuola se almeno tre persone decidono di metterlo in pratica. La tecnica drammatica è l’ambito utilizzato da questa scuola per conoscere agonisticamente la realtà, perciò è soltanto un mezzo e non lo scopo di questa scuola. Ambizione del libro è quella di essere utilizzato come un attrezzo utile a sviluppare una scuola. Il carattere rivoluzionario del rapporto scolastico, fiorito nell’antichità mediterranea, assegna al modo di conoscere insieme un’importanza che prevale rispetto alla stessa conoscenza delle discipline. Questo modo si compie facendo esercizi. Si sceglie una relazione che serve a favorire la propria conoscenza; non si segue semplicemente una persona. Il tentativo di questo libro è facilitare questa relazione. Si scoprirà allora che perfino il luogo non è essenziale."

La mostra Setta. Quadri di comportamento, è la messa in atto del libro. Le opere suggeriscono cosa fare, sono un prontuario per il comportamento. Come esplicita la stessa Castellucci nei suoi Appunti per l’arte didascalica: "Ho deciso di spiegare i contenuti del mio libro attraverso una serie di quadri didascalici. Scelgo la spiegazione, e non la teoria, come nel libro. Invito i critici alla teoria. Ci sono pensieri pratici: esercizi che servono a fondare una scuola reale, così come reali sono le decisioni che si prendono in merito al contatto con questa. Le opere che faccio sono tutte, in un modo, o in un altro, didascaliche. Anche la tecnica e la materia sono utili ad apprendere. Non voglio esprimere una teoria, ma invitare alla prassi. La prassi è comunque un dominio di ordine metafisico che allontana l’utilitarismo e l’utilitario: solo l’utile accetta. Questa arte, l’arte che accetta questo ordine, è un’arte che serve."

Sistemate in forma espositiva come 'quadri di comportamento', le prime opere che si incontrano nella cripta del museo sono due Ordigni. "La parola ordigno è bella. In mezzo racchiude il senso dell’ordine, ma lo stringe in modo minaccioso. In realtà la parola deriva dalla innocua suppellettile”. Gli ordigni sono attivanti, suggeriscono delle pratiche del gesto sino a piegarlo in atto coreografico. Permettono nuovi rituali in solitudini intime e comunitarie.

L'Ordigno istoriale è un prontuario pieghevole, una scultura portatile che contiene 6 disegni a inchiostro di china, incapsulati in pagine di velluto raccolte a libretto. Racchiude figure da imitare. Lo si apre e lo si attua per la durata che si valuta giusta. Si deve passare da una posizione all’altra trasformando fluidamente i gesti, seguendo una velocità costante.

Allo stesso modo la Colonna istoriale, totem scultoreo di legno e velluto a pianta eptagonale collocato in uno spazio circolare, con i suoi 14 disegni incastonati suggerisce una pratica del movimento e della posa, in una sorta di ciclo dei gesti. Sette persone si raccolgono attorno a essa e prendono a imitare i gesti raffigurati che la colonna sostiene sulla base e sul capitello.

I Passanti sono due plutei in legno che contengono 40 quadri di Ritagli di giornale. Pescando da pubblicità di riviste patinate e immagini di cronaca, Claudia Castellucci ha aggiunto delle scritte a queste figure ferme, estratte dal torrente del reale, e poi le ha incorniciate. "Questi ritagli di giornale sopportano il doppio senso: sono la rappresentazione che comprende le quinte, l’edificio circostante, la città, il regime. Sono immagini che hanno una missione: devono comunicare la fine."

Si incontra poi La Generalissima, un grande disco in legno dipinto, sospeso in orizzontale, con le parole in lingua Generalissima, sistemate in quattro anelli concentrici. La lingua Generalissima è una lingua sintetica immaginata da Claudia Castellucci nel 1985 per la Socìetas Raffaello Sanzio a partire da 400 termini onnicomprensivi. Una lingua artificiale coniata sul solco delle lingue creole e dalla Ars Magna di Raimondo Lullo. La Generalissima procede per livelli sempre più astratti – da quello più comune fino al più puro, composto di sole quattro parole – con ognuno dei quali è possibile comunicare. "Quattro parole: con queste si può dire tutto. Con queste ci si può veramente capire." La scultura lignea de La Generalissima può essere fisicamente circumnavigata dal visitatore, e letta nella sua scansione circolare e centripeta.

Proseguendo sulla messa in forma del linguaggio verbale, la mostra accoglie Le Lettere Generose, 8 cartoni dipinti in catrame, opere del 2014 nate a partire dalle otto lettere palindrome dell’alfabeto latino. Possono essere lette da sinistra a destra, o da destra a sinistra; di fronte e da dietro. "Sono perciò lettere particolarmente generose e, data la loro natura semantica, significative: disponibili ad agganciare tutte le altre."

Nel fondo, a parete, si trovano I 7 quadri didascalici di Setta, creati in contemporanea alla stesura del libro: tele e cartoni dipinti in catrame che illustrano il volume e che saranno la scena materica della presentazione inaugurale, rendendo evidenti con lacci di cuoio i collegamenti tra concetti.

Al lato, accompagnano l'esposizione, ghignanti silenziosi, come testimoni che vigilano la mostra, I Gemelli Stúpor, due quadri del 1989, che fanno da pendant paradossale e preannunciano il taglio sarcastico che Claudia Castellucci ha sviluppato molti anni dopo coi Ritagli di giornale.

L'iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Museo Marino Marini di Firenze e il MAN di Nuoro. Dopo la tappa fiorentina la mostra si sposterà in estate a Gavoi (opening 13 giugno 2015), negli spazi di Casa Lai gestiti dal Museo MAN, nell'ambito delle iniziative promosse dal Festival Letterario Isola delle Storie.

Claudia Castellucci nasce a Cesena nel 1958. Compie i suoi studi al Liceo Artistico a all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1981 partecipa alla fondazione della Socìetas Raffaello Sanzio, per la quale compone testi drammatici e teorici, e con cui passa nei teatri delle principali capitali del mondo. Parallelamente crea scuole ritmiche, di cui alcune dedicate alla danza e altre allo studio della rappresentazione. Dal 2009 divarica la propria arte in due rami: uno approfondisce il ballo, come disciplina del tempo praticata da danzatori esperti, l’altro prosegue l’idea di scuola come opera fatta di relazioni. Continua a recitare sporadicamente testi autografi tra cui i recenti Il Dialogo degli Schiavi e Il Regno Profondo. Ha pubblicato Uovo di bocca. Scritti lirici e drammatici, Bollati Boringhieri, 2000 e Setta. Scuola di tecnica drammatica, Quodlibet, 2015.