Claudia Converso – Torino non è un luogo che si abbandona

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SPAZIO 44
via Maria Vittoria 44, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Orari galleria dal lunedì al venerdì 13.00/18.00, sabato e domenica su appuntamento

Artisti
Claudia Converso
Curatori
Edoardo Di Mauro
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale.

Comunicato stampa

Le opere di Claudia Converso, come ho avuto di recente modo di sottolineare presentando, sempre a Spazio 44, una mostra molto ben riuscita dove le sue tele si accostavano a quelle del compianto Bruno Zanichelli in un progetto artistico-letterario realizzato a quattro mani, sono coerenti con la sua ricerca artistica, sempre fondata su un uso nitido e vivificante del colore, principale medium espressivo, e sull’immagine calata all’interno di un ironico linguaggio pop.

La pittura, così come tecniche di riproduzione affini sul piano della bidimensionalità e della “bassa definizione” quali grafica, fumetto, immagini pubblicitarie, è, dopo gli esordi negli irrequieti e creativi anni Ottanta, divenuta strumento privilegiato per una buona parte della scena contemporanea.

Questo “ritorno alla pittura”, che ha perpetuato e trasmesso i valori degli anni Ottanta, è figlio più che altro della stanchezza intollerabile prodotta dagli anni ’90, in parte perpetuatasi anche nel decennio successivo, con la loro ininterrotta sequela di trovate neo-concettuali banalmente citazioniste e sterili dal punto di vista linguistico, e di artisti, così come anche di critici, “usa e getta”.

In realtà la pittura, dopo un’evidente assenza dalla scena durata alcuni anni, dovuta alla fenomenologia di un’arte che aveva imposto gli ardori minimalisti ed analitici del Concettuale storico, è ritornata in forze sulla scena dopo la metà degli anni ‘70, dapprima in solitaria, dagli anni ’80 in poi, fino ad oggi, in compagnia di altre modalità espressive che danno corpo all’eclettismo artistico contemporaneo

Quanto oggi appare parzialmente inedito e stimolante è l’attitudine a mescolare con disinvoltura tracce e visioni appartenenti di pari alla cultura “alta” ed a quella “bassa”.

Brani di storia si mescolano a visioni psichedeliche e metropolitane, insieme a simboli appartenenti al repertorio tradizionale della pop art, così come alla moda, all’illustrazione, al fumetto, creando una equilibrata miscellanea che sembra rinverdire i fasti dei migliori anni Ottanta, quando si manifestò la riscoperta dell’individualismo e la ricerca di un’estetica appagante in grado di contaminare i generi.

Il rapporto tra “arte pura” ed “arte applicata”, nel corso del Novecento spesso sbilanciato a favore della seconda, pronta a carpire dalla prima le innovazioni linguistiche per adattarle alla cultura di massa, adesso pare posizionato su di un livello di perfetto equilibrio, con i due ambiti ad assumere la funzione di vasi comunicanti.

Il lavoro di Claudia Converso, dagli anni Ottanta fino agli esiti attuali, è perfettamente sintonico alle linee guida stilistiche e storiche prima tracciate.

L’artista esordisce giovanissima, come è noto, nel clima irrequieto ed effervescente della Torino anni Ottanta, dove la gioventù che visse, in presa diretta o di riflesso, i moti del Settantasette, tende a convertire la carica di eversione politica e sociale nella cornice, ampia ed allargata, della creatività.

Pittura, installazione, moda, night clubbing, nuove sonorità punk e new wave, sono lo sfondo di una città che inizia lentamente a scrollarsi di dosso la nomea di metropoli industriale.

Tra gli artisti vige una comunione di intenti ed una complicità esistenziale che inizia però a sgretolarsi alla fine del decennio, e nella prima metà di quello successivo, causa soprattutto la competitività istigata dal sistema dell’arte.

Claudia Converso in quella fase è già impegnata in una ricerca basata sugli stereotipi dell’immaginario collettivo, soprattutto legato alla dimensione dell’infanzia e dell’adolescenza, fino alle soglie della gioventù.

In seguito, la scomparsa di Bruno Zanichelli, cui era molto legata, ed altre vicende private la portano ad abbondonare temporaneamente la scena artistica, nella quale rientra con grande energia da alcuni anni.

Senza mai abbandonare Torino, che è città spesso matrigna, ma da cui non è facile, per motivi probabilmente irrazionali, staccarsi definitivamente.

Infatti, il titolo della mostra è proprio “Torino non è un luogo che si abbandona. Heroes for Ever and Never”, con la prima che è una citazione del filosofo Friedrich Nietzsche il quale, nel breve e tormentato soggiorno torinese, comprese fino in fondo l’anima nascosta della città.

Nella mostra l’artista raffigura Torino in una dimensione di ludico simbolismo, in cui, racchiusi in cornici colorate che sono una vera e propria appendice delle opere, vengono rappresentati, con perizia tecnica e colori vivaci e squillanti, paesaggi cittadini che vanno dall’antichità ai giorni nostri.

Ma non basta, naturalmente.

Protagonisti della composizione e delle azioni narrate sono dei torinesi che potremmo definire nella circostanza, di “adozione”.

Si tratta dei protagonisti del fumetto dagli anni Sessanta agli Ottanta, che hanno divertito, coinvolto, talvolta inquietato una precisa generazione, ed il cui elenco completo sarà leggibile nel testo dell’artista e nell’allestimento.

Un esempio di come si possa proporre una raffinata esposizione centrata sulla dimensione narrativa ed evocativa tramite l’uso della pittura e degli stereotipi mediali.

 

Edoardo Di Mauro, aprile 2024