Claudia Losi – Asking Shelter
In questa mostra Claudia Losi presenta un ciclo di opere nuove, creando una sorta di ecosistema aperto all’interno del percorso espositivo.
Comunicato stampa
Siamo felici di annunciare la mostra di Claudia Losi in galleria a Milano dopo la sua recente personale alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia e la partecipazione alla Triennale di Hangzhou in Cina.
In questa mostra Claudia Losi presenta un ciclo di opere nuove, creando una sorta di ecosistema aperto all’interno del percorso espositivo. Il nucleo centrale è rappresentato dal progetto Asking Shelter: una serie di sculture che riproducono capanne dalle forme arcaiche ed essenziali, come se fossero disegnate da un bambino. Sono assemblaggi di fusioni in bronzo di rami di rosa, strutture di riparo diffuse da migliaia di anni in diverse aree del pianeta, forme fortemente simboliche, narrative: microcosmi famigliari. Un luogo che dovrebbe offrire riparo e sicurezza ma che obbliga, per sua natura, a mantenere alta la soglia d'attenzione, poiché potrebbe ospitare anche pericolo. Mimetizzati tra alcuni rami, abitano le riproduzioni in argento di piccoli insetti dal dorso simile a spine di rosa (della famiglia dei Membracidi).
All’ingresso della mostra troviamo la stampa fotografica ingrandita di un ovulo umano fecondato, tratta da un libro di divulgazione scientifica degli anni Sessanta. Assomiglia ad un sistema planetario, pronto ad accogliere altro, a moltiplicarsi, a creare un nuovo ecosistema-corpo. Quest’immagine composita di un insieme che ne contiene altri si ritrova nella scultura globulare in seta sospesa a soffitto. In un’altra stanza troviamo appese stoffe di seta pura, sovrapposte tra loro, tinte con colori vegetali. Vi sono stampate immagini di animali accostati per relazione di somiglianza, come nelle grotte dove migliaia di anni fa i nostri predecessori disegnavano la propria cosmologia, abitandola di esseri con cui condividevano il proprio habitat: qui l'animale si trasforma in testimone etereo degli eventi del mondo.
Il percorso si chiude con una serie di lavori dedicati all'essere metamorfico e fragile per eccellenza: la farfalla. Alcune proiezioni a parete e imago di farfalle e falene incise su lastre di marmo le mostrano mentre si nutrono, fuoriescono dalla crisalide o cercano l'ultimo calore autunnale. Ancora una volta la vulnerabilità e la ricerca di protezione diventano sinonimo del desiderio umano di trovare un conforto, un significato nelle cose che ci circondano. Un ecosistema aperto che accoglie ma che può respingere, che muta di qualità e può diventare altro da sé.
Claudia Losi è nata nel 1971 a Piacenza, dove vive e lavora. L’artista utilizza una varietà di media che va dalle installazioni site-specific alla scultura, dal video ai lavori su tessuto e su carta. Interessata a diverse discipline - scienze naturali, etnologia, geologia, cartografia, poesia e letteratura - la sua ricerca artistica si focalizza sulle relazioni tra l’uomo e la natura, sul viaggio e l’esplorazione come esperienze di conoscenza. Losi indaga il concetto di racconto attraverso l’arte e la scrittura impiegando spesso il suo lavoro come innesco per collegare e creare nuove comunità nelle relazioni umane.
È da poco terminata la sua personale alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, accompagnata dal libro d’artista “How do I imagine being there?”, edito da Humboldt Books. Nel 2012 e 2010 ha esposto al La Maréchalerie di Versailles, al Museo MAXXI a Roma e al MAGASIN di Grenoble, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano, alla Royal Academy di Londra. Nel 2008 ha presentato mostre personali al Museo Marino Marini di Firenze, allo Stenersen Museum di Oslo e all’Ikon Gallery di Birmingham. Nel 2007 ha partecipato alla Sharjah Biennial 8 negli Emirati Arabi Uniti. Dal 2004 al 2011 ha sviluppato il progetto Balena Project: il racconto mitico di una balenottera comune realizzata in stoffa di dimensioni reali, che ha viaggiato per il mondo coinvolgendo persone e immaginari ad ogni suo passaggio.
We are pleased to announce the exhibition by Claudia Losi at the gallery in Milan, after her recent solo show at Collezione Maramotti in Reggio Emilia and her participation in the Hangzhou Triennial in China.
In this exhibition Claudia Losi presents a cycle of new works, creating a sort of open ecosystem inside the space of the gallery.
The central nucleus is the project Asking Shelter: a series of sculptures that represent archaic, essential huts constructed with rose branches cast in bronze, that have shapes of shelters existing since thousands of years in different areas of the planet - highly symbolic and narrative forms. They offer shelter and safety, but also oblige us to stay alert, they might also harbor danger. On some of the branches there are silver reproductions of small metamorphic insects that have backs backs like rose thorns (from the family of the Membracidae).
At the entrance to the exhibition there is a photographic enlargement of a fertilized human ovum taken from a science textbook from the 1960s. It resembles a planetary system ready to receive something else, to multiply, to create a new body -ecosystem. This composite image of a system that contains other systems returns in the globular silk sculpture suspended from the ceiling. In the following room we find silk fabrics colored with vegetal dyes, printed with images of animals juxtaposed by resemblance, recalling the caves where thousands of years ago our ancestors drew their own cosmologies, populating the spaces with beings who shared their habitat: here the animals become ethereal witnesses of the events of the world.
The itinerary closes with a series of works about the metamorphic and fragile being par excellence: the butterfly. Wall projections and images of butterflies and moths etched on marble slabs show them as they feed, emerge from the chrysalis or seek the last autumn warmth. Once again, vulnerability and the search for protection become synonymous with the human desire to find comfort, to find meaning in the things that surround us. An open ecosystem that welcomes but can also repel, that changes its quality and can become something other than itself.
Claudia Losi was born in 1971 in Piacenza, where she lives and works. She uses a variety of media, from site-specific installations to sculpture, from video to works on fabric and paper. Interested in different disciplines – natural sciences, ethnology, geology, cartography, poetry and literature – her artistic research focuses on the relationship between man and nature, on travel and exploration as experiences of knowledge. Losi investigates the concept of storytelling through art and writing, often using her work as a trigger to connect and create new communities in human relations.
She recently completed a solo show at Collezione Maramotti in Reggio Emilia, accompanied by the artist’s book “How do I imagine being there?” published by Humboldt Books. In 2012 and 2010 she had shows at La Maréchalerie in Versailles, the MAXXI Museum in Rome and MAGASIN Grenoble, Fondazione Arnaldo Pomodoro in Milan, and at the Royal Academy in London. In 2008 she had solo shows at Museo Marino Marini in Florence, Stenersen Museum of Oslo and Ikon Gallery in Birmingham. In 2007 she took part in the Sharjah Biennial 8 in the United Arab Emirates. From 2004 to 2011 she developed the Balena Project: the mythical tale of a whale made in fabric, life size, which traveled the world, involving different people and imaginaries at each of its passages.