Claudia Zuriato – Zauber
Opere private e intime, destinate al confronto con se stessi, frammenti di mondi verosimili: il nostro mondo raccontato, dipinto, inciso, esposto con mano leggera.
Comunicato stampa
ZAUBER CLAUDIA ZURIATO
Di Umberto Zampini
Opere private e intime, destinate al confronto con se stessi, frammenti di mondi verosimili: il nostro mondo raccontato, dipinto, inciso, esposto con mano leggera. Sono scavi nel profondo di quello che siamo, di come viviamo, del nostro pensare. Ironie leggere e spietate, avvolte in materia che le vetrifica e rende lucenti… all’occhio par di toccare. Questa la prima emozione di fronte alle opere di Claudia Zuriato, la vista sembra diventare organo tattile e lo sguardo accarezza la superficie delle trame narrative. Un sortilegio magico. Ma, come nello Zauber Flute mozartiano in cui ciò che è all’inizio si svela alla fine completamente diverso, (le vittime si svelano carnefici e gli apparentemente sciocchi si rivelano essere i più saggi), nell’affrontare questa pittura bisogna essere molto accorti, attenti a non lasciarsi prendere, trascinare dall’impressione iniziale. Il percorso iniziatico che s’accende sotto l’apparente cristallizzazione della resina può condurre lontano, forse non alla saggezza, ma certamente in altri luoghi, lontanissimi, se non opposti rispetto a quello in cui il viaggio inizia.
Zauber, magia o incantesimo o tutt’e due… fondo e figure sono tutt’uno, narrazione compenetrata, diventano un unicum narrativo: l’incantesimo pervade di se l’intera opera e i contorni non sono più limiti ma i luoghi dello scambio tra la realtà dipinta e l’irrealtà in cui viviamo. In questo Claudia Zuriato si rivela artista veneziana, parla una lingua universale, comprensibile in ogni parte del mondo, ma quella lingua è il veneziano. La sua pittura porta nel linguaggio contemporaneo alcune caratteristiche fondanti dell’arte bizantina: la mancanza di confine tra l’attività dello sfondo e quella della figurazione, l’atemporalità eternamente attuale, la preziosità dei materiali e la gioia nel con-fonderli assieme.
La morbidezza della materia di cui vivono i suoi lavori ricorda le architetture ricoperte di mosaici, quegli angoli morbidi pronti a sciogliersi nell’aria, nell’acqua, come Venezia il cui sconfinamento con acqua e cielo, con oriente e occidente, con passato e contemporaneità è continuo e incessante. L’opera è, quindi, il luogo in cui vero e verosimile, l’immaginario e il reale possono ricomporsi nella verità della rappresentazione, nella possibilità di essere, contemporaneamente, adesso.