Claudio Costa
La Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare un’ampia mostra di Claudio Costa, uno degli artisti più rilevanti della generazione che ha operato a partire dalla seconda metà degli anni ’60.
Comunicato stampa
La Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare un’ampia mostra di Claudio Costa, uno degli artisti più rilevanti della generazione che ha operato a partire dalla seconda metà degli anni ’60.
Organizzata in collaborazione con l’Archivio Claudio Costa e curata da Flaminio Gualdoni, l’iniziativa presenta venti opere primarie che documentano l’intero percorso dell’artista.
Attraverso l’adozione di materiali disparati e poveri e alla manipolazione di oggetti e iconografie che vanno dall’antropologia all’alchimia, Costa ha dato corso a un flusso proliferante di opere e installazioni in cui s’intersecano visionarietà e ratio scientifica, senso atavico del corporeo e puri, pulsanti flussi psichici.
Ha scritto l’artista: “L’arte è un diapason della psiche che capta i segnali della specie, li fascia di ricordi, li accompagna coi fantasmi, li accoppia con la grazia”.
Nel corso della mostra verrà edito un volume con le immagini delle opere allestite in galleria, un saggio di Gualdoni, e una scelta di scritti e documenti di Costa inediti o rari.
CLAUDIO COSTA (1942-1995)
Tra il 1968 e il 1971 tiene personali il gallerie come La Bertesca di Genova, Lucio Amelio, Napoli, Paolo Barozzi, Venezia,
Produzentengalerie, Berlin, e dal 1972 è presente sulla scena internazionale: XXXVI Biennale internazionale d’Arte, Venezia, 1972, “8e Biennale de Paris”, 1973, “Contemporanea”, Roma 1974.
Del 1974 è la personale alla Neue Galerie – Sammlung Ludwig di Aachen, seguita da partecipazioni a mostre in cui spiccano “Projekt ’74”, Colonia, e “Spurensicherung.
Archäologie und Erinnerung”, Amburgo e Monaco. Nel 1977 è presente a “documenta 6”, Kassel, nel 1981 a “Mythos und Ritual” alla Kunsthaus di Zurigo,
e nel 1986 alla XLII Biennale Internazionale d’Arte, Venezia.
Costa è uno dei massimi riferimenti dell’arte di impronta antropologica, i cui connotati egli enuncia in libri come Evoluzione e involuzione, 1972, e Materiale e Metaforico,
sintomatologie sul work in regress, 1979, a fianco di autori come Didier Bay, Christian Boltanski, Jürgen Brodwolf, Nikolaus Lang, Anne e Patrick Poirier, Nancy Graves, Dorothee von Windheim.
Dopo la sua prematura scomparsa una retrospettiva gli è stata dedicata dal Museo d’arte contemporanea di Villa Croce, Genova, nel 2000.