Claudio Mainardi – On my shoulders
“On my shoulders – Sulle mie spalle”, mostra che raccoglie, in un racconto unico e personale, oltre 60 fotografie di scena realizzate da Claudio Mainardi durante le riprese del film omonimo di Antonello Belluco, dedicato alla figura di padre Leopoldo Mandić.
Comunicato stampa
Da giovedì 27 agosto a giovedì 8 ottobre la Sala dello Studio Teologico della basilica di S. Antonio a Padova ospiterà “On my shoulders - Sulle mie spalle”, mostra che raccoglie, in un racconto unico e personale, oltre 60 fotografie di scena realizzate da Claudio Mainardi durante le riprese del film omonimo di Antonello Belluco, dedicato alla figura di padre Leopoldo Mandić.
Il fotografo di scena è un reporter invisibile, che si muove sul set con grande leggerezza e sensibilità. Il suo obbiettivo è quello di fissare un attimo che non si ripeterà più, andando alle radici più profonde del senso di fotografia stessa, permettendo di poter ricostruire gli allestimenti e i passaggi di cui altrimenti non avremmo traccia.
Ed è da questi momenti sulla scena, trasformati in poesia ed atmosfere uniche ed intime, che nasce “On my shoulders - Sulle mie spalle”, mostra del fotografo Claudio Mainardi che raccoglie oltre sessanta scatti realizzati sul set del film omonimo che il regista Antonello Belluco, dopo “Antonio guerriero di Dio”, ha voluto dedicare un film ad un altro Santo: padre Leopoldo Mandić.
L’esposizione, progettata e realizzata da Vittorio Brondin è stata accolta con entusiasmo dalla Veneranda Arca di S. Antonio che l’ha patrocinata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il contributo di Alì S.p.A. La mostra si terrà dal 27 agosto all’8 ottobre, presso la Sala dello Studio Teologico della basilica di S. Antonio a Padova.
«Il back-stage durante la lavorazione del film è stato per me come un viaggio attraverso una storia, un mondo che sta davanti e dietro la macchina da presa e l'imprevisto – racconta Claudio Mainardi - Durante questa mia esperienza ho capito che chi svolge questo mestiere deve essere insieme onnipresente e invisibile sentendosi ripetere continuamente “spòstati”. A me interessano le persone, che sono i veri attori protagonisti, cerco di cogliere quell'attimo magico che fugge davanti ai miei occhi, cerco di cogliere la poesia che sta in ogni cosa e ho scelto il bianco e nero per la sua purezza. La Fotografia in bianco e nero è pura magia ed è misteriosa. La sua potenza sta nell'astrazione della realtà, non c'è colore, non ci sono distrazioni, ma solo neri e grigi che in una rielaborazione magica trascendono il visivo».
«Conosco e stimo Claudio Mainardi dagli anni Ottanta. – racconta il regista Antonello Belluco - Così, prima di iniziare le riprese, in questa datata amicizia, gli parlai del mio film che sarei andato a girare di lì a poco. Non ci siamo chiesti nulla. Questa raccolta fotografica è un modo per ripercorrere quei momenti di lavoro, di incontro, di attesa, di sofferenza, di scontro ... di speranza ... attimi che solo chi li ha vissuti sulla propria pelle possono essere realmente riconosciuti ma che, comunque, vogliono anche essere regalati a tutti come testimonianza di attimi unici e indimenticabili».
«Sono fotografie che raccontano l’intera storia di una pellicola, dalla sua nascita al suo sviluppo nel tempo, fino a tradursi in opera unica ed indipendente. – scrive Luisa Bondoni, storica e critica della fotografia e curatrice della mostra, nell’introduzione al catalogo - Mainardi persegue uno stile personale carico di emozioni e di eleganza: il suo bianco e nero evoca alcune pellicole neorealiste italiane, con i suoi tagli, i ritratti intensi e veri, le inquadrature perfette che rappresentano già di per sé delle piccole storie. In questo modo ci permette di scoprire i retroscena della creazione artistica, il lavoro di squadra e la direzione del regista, ci permette di soffermarsi su alcuni dettagli degli allestimenti, sogniamo attraverso le ricostruzioni d’epoca di scene, trucchi ed abiti».
«Gli scatti del back stage di scena, raccontano il dipanarsi di una storia di santità, quella di padre Leopoldo, che molto ebbe cara la basilica del Santo, nei cui spazi, della chiesa e dei chiostri, sono state filmate diverse scene – conclude Giovanna Baldissin Molli, Presidente della Veneranda Arca di S. Antonio - Il linguaggio fotografico coglie qui il divenire e l’attuarsi di un altro linguaggio artistico, bloccando in istantanee di alta suggestione, evidenziata dal bianco e nero, la costruzione filmica: scene di guerra, di vita quotidiana, di festa, di disperazione, di ricerca interiore, e in esse si insinua talvolta la figura del regista, dell’allestimento, dei macchinari di scena, l’elemento del contemporaneo, della finzione preparata, e sembra che quelle intrusioni cerchino di rompere, ma con difficoltà, un mondo che fu davvero reale, difficile e doloroso, come quello del tempo della seconda guerra mondiale».
La mostra fotografica, sesta esposizione patrocinata dal Collegio di Presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio, dalla fine del 2016 a oggi, si caratterizza, oltre che per il suo valore intrinseco, immediatamente percepibile dal visitatore, anche per un rapporto di coerenza, e quasi di sviluppo rispetto ai temi, centrati sulla valorizzazione e la cura del patrimonio antoniano, che la Veneranda Arca promuove e incentiva e che nelle precedenti esposizioni hanno proposto chiavi di lettura antoniane e padovane nei linguaggi della grafica, della fotografia storica, del patrimonio librario e nella pittura veneta del Settecento.
Schede informative
Claudio Mainardi. Nasce a Venezia. Dalla fine degli anni Sessanta intraprende l’attività di fotografo nel campo dell’architettura e dell’arte, in seguito poi si specializza nella moda e pubblicità. Nei primi anni Ottanta ha curato per un artista italiano la parte fotografica di due pubblicazioni: “Insania” e “Divergenze Parallele”. Opera in campo cinematografico partecipando nel 1983 come direttore della fotografia al lungometraggio “Divergenze Parallele” presentato poi alla XL Biennale del Cinema di Venezia. Dal 1994 al 2001 ha insegnato fotografia di moda. Nel 1997 nel Piano Nobile del Caffè Pedrocchi di Padova ha presentato una personale con il titolo “Donne e diamanti. Un tributo alla bellezza. Nel 1998, nella Galleria Civica a Padova ha esposto nella mostra “Frammenti di Moda”. Dal 2002 al 2016, in varie sessioni, ha realizzato un reportage fotografico in bianco e nero all’Avana/ Cuba per la pubblicazione del libro fotografico “La Habana, la perla e l’ombra” (edizioni Vianello Libri). Negli anni 2014 e 2016 il lavoro è stato presentato in due importanti mostre. Attualmente lavora a vari progetti fra cui un reportage sulle cerimonie religiose ortodosse in Grecia e sul lavoro dell’uomo nel mondo rurale. Dal 1978 vive a Padova.
Antonello Belluco è laureato in scienze politiche. Dopo anni di radio e TV private lavora alla RAI come programmista-regista per quasi 5 anni. Dopo i primi videoclip musicali approda alla regia pubblicitaria firmando campagne nazionali. L’uso e lo stile di ripresa lo impara proprio sul set del commercial televisivo che ancor oggi non ha lasciato. Autore e regista di 3 musical, inizia la regia di numerose fiction per l’home video e docufilms fino alla sua opera prima a 48 anni: “Antonio Guerriero di Dio” con Jordi Mollà, Arnoldo Foà, Mattia Sbragia. Il film viene venduto dal continente asiatico a quello americano. Firma un altro film per la Televisione: Il Giorgione” per poi realizzare “Il Segreto di Italia” con il rientro al cinema di Romina Power. Ha scritto la sceneggiatura “Rosso Istria” e “Sulle mie spalle” di cui è produttore, autore e regista. Nella sua bibliorafia: Il “Mio” Segreto di Italia – Testimonianza di un cinema non voluto (2015); Sulle mie spalle – Testimonianza di un pensiero oltre la materia (2020).