Casa Ulivo compie in questi giorni un anno. L’albero d’ulivo al centro della capanna, vede aggiungersi un’unità alla sua veneranda età di duecento. La sua chioma che svetta dall’apertura del tetto è più rigogliosa che mai e si rapporta al cielo.
Queste rose di Claudio Palmieri paiono per l’appunto piovute dal cielo con la missione di fare visita all’ulivo, sovrano della capanna eletto a rappresentante terrestre.
Per Palmieri, come per l’artista successivo Luca Padroni, si poneva il problema d’intervenire in uno spazio così fortemente connotato. E Claudio ha scelto la via della levità. Di qui l’importanza del materiale da impiegare per la fattura delle rose: una rete d’alluminio, leggera e trasparente, ma abbastanza duttile per essere modellata. Del resto l’artista ha spesso privilegiato nel suo lavoro il soggetto floreale e io credo oggi di capire il perché: lui agli inizi ha studiato con un pittore futurista di non trascurabile valore, Mino Delle Site.
Ora, direte, cosa c’entra questo con l’adozione del soggetto floreale? Ma io non mi riferisco al dinamismo classico futurista, bensì al vorticismo che è una sua declinazione. Il fiore, la sua corolla di petali e giù giù fino al pistillo, danno a Claudio il destro di creare un piccolo vortice, un gorgo di energia, con un centro che si avvita. Nel gesto pittorico, rapinoso, questo è molto evidente. Nella scultura, come in questo caso delle rose, il processo è più laborioso, certosino, ma il risultato porta sempre ad un concentrato di energia.
Alcune rose piovute dal cielo sono entrate nottetempo nella capanna e si sono dirette verso l’ulivo che le ha accolte a braccia aperte: l’abbraccio di terra e cielo. Due rose si sono affacciate alle finestrelle della capanna e lì sono rimaste incastonate, incantate. Claudio qui si pone al confine tra pittura e scultura. La luce filtra da fuori e irradia le due rose divenute sfavillanti, con il vortice che gira a mille, bulbo ipnotico di energia di vita, gola profonda.
Ecco, siamo nel regno della favola. E siamo grati a Claudio Palmieri che ce la fa sentire come vera.
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