Claudio Pizzo – Prima della fine del mondo
I lavori dell’artista sono la materializzazione fisica-visiva del suo stato d’animo, una riflessione tradotta in immagini semplici dai colori forti.
Comunicato stampa
Claudio Pizzo, nato a Padova il 2 aprile 1954, vive e lavora a Padova.
Artista autodidatta, conosce nel 1980 Paolo Capovilla e fra di loro nasce una grande amicizia, una sintonia che li porta nel maggio del 1987 ad organizzare una mostra collettiva, in cui espongono le loro opere, insieme a De Zordo e Santaterra presso il “Circolo Culturale Città di Padova”, in via S. Francesco.
Tra gli anni '80 e '90, il percorso artistico di Pizzo si arricchisce di esperienze artistiche nel campo teatrale e cinematografico come aiuto regista e scenografo.
Nel 1997, Pizzo espone le sue opere per la seconda volta a Padova in una mostra con Sandro Saccocci, allestita nel sottopasso San Lorenzo.
Dalla fine deli anni ’90, fino ad oggi, il suo lavoro di pittore e organizzatore di eventi artistici collettivi lo porta a fondare con altri artisti l’Associazione Culturale Paolo Capovilla e, nel novembre 2006, partecipa a Padova alla “I° Esposizione Artisti Indipendenti”. Da allora è presente in tutte le collettive organizzate dall’Associazione Capovilla.
“L’opera di Claudio Pizzo è una documentazione grafica, forse originata più dall’inconscio che dalla volontà dichiarata dell’artista, del clima socio-politico italiano; una naturale conseguenza della valanga di informazioni che giungono ai nostri occhi quotidianamente; una continua ricerca su ciò che l’individuo è rispetto alla massa; una risposta ai bombardamenti multiculturali a cui siamo sottoposti in maniera sempre più massiccia e ai quali necessitiamo attribuire un significato. Le opere di Pizzo sono la materializzazione fisica-visiva del suo stato d’animo e dei suoi pensieri quotidiani su ciò che succede, sono la sua riflessione tradotta in immagini semplici dai colori forti.
Colori che non vengono mescolati tra loro, forme semplici e stilizzate, stampe, collage e timbri rendono subito riconoscibile le opere di Claudio Pizzo. Lo spettatore è in grado di riconoscerle subito al primo sguardo per il loro linguaggio formale che si rifà al quotidiano e alle forme stereotipate che usiamo normalmente per comunicare. Un linguaggio marcato e definito con elementi Pop, una pittura vicina al graffitismo americano degli anni ’80.
Le opere esposte a Pragmatica permettono di individuare i tratti caratteristici della ricerca artistica di Claudio Pizzo. Il trittico esodo ci parla dei problemi legati all’immigrazione, con tanto di sbarchi, sovrappopolamento urbano, e conseguente fenomeno della globalizzazione. L’opera è costituita da tre pannelli (Lampedusa 88x65 cm, Libia 65x65 cm, U.E. 99x66 cm) in cui l’artista usa in maniera alternata gli stessi colori. Colori primari senza mezzi toni. La figura umana è stereotipo nero di una società che, attraverso i media, ci priva della nostra personalità spingendoci verso l’omogeneità della massa. Solo simpatiche sagome aliene vengono colorate con campiture fantasiose, dalle vesti geometriche e decorate. Sono figure che richiamano visivamente le forme degli abissi marini, sorta di forme primordiali. Le figure aliene si distinguono da quelle umane in quanto sono dipinte con colori diversi mentre la figura umana è sempre nera, ad eccezione delle figure femminili che sono quasi sempre schiarite da pois bianchi. Osservando le figure dei tre pannelli scaturisce spontaneamente la visione, forse inconscia, che Pizzo ha del suo essere individuo differente all’interno della società in cui viviamo.”
Benedetta Turlon