Claudio Saccari
In mostra più di una quarantina di immagini realizzate per la maggior parte tra il 2013 e il 2014 sull’amato tema del paesaggio.
Comunicato stampa
S’inaugura domani martedì 8 aprile alle 18 al Museo Regionale di Capodistria, situato nel prestigioso Palazzo Belgramoni Tacco e diretto da Luka Juri, una fascinosa rassegna dedicata all’artista-fotografo triestino Claudio Saccari e curata da Marianna Accerboni, che introdurrà l’esposizione: in mostra più di una quarantina di immagini realizzate per la maggior parte tra il 2013 e il 2014 sull’amato tema del paesaggio. L’itinerario, ideato da Saccari ad hoc per la mostra, parte da Trieste, scende a Capodistria e lungo la costa fino a Pirano, da dove risale attraverso la parte interna collinare della Slovenia sino a Lubiana. Da qui entra nella Venezia Giulia attraverso Tarvisio per ritornare a Trieste, passando per il Carso triestino e sloveno e concludersi a Capodistria. Si ripete ancora una volta in questa mostra l’incanto estetico e concettuale, che ha affascinato di recente il pubblico di Bruxelles, dove Saccari ha esposto con grande successo.
Fino al 4 maggio (orario: da mart a ven 9 - 17/ sab, dom e festivi 11 - 17/ lun e 1° maggio chiuso/ sab 2 maggio 11 - 20/ info 348 4503368).
Artista calibrato e immaginifico - scrive Marianna Accerboni - Saccari ha dimostrato già ripetutamente un personalissimo talento nel raccontare le anime dei luoghi e delle persone, riuscendo a inserire nelle proprie immagini un melange di mistero e sensibilità, estro fantastico e poetico, temperati da un senso della misura che non limita, ma anzi - magicamente - rende ancora più incisivo e convincente il suo messaggio artistico.
Dopo aver sondato e narrato la realtà, attraverso la capacità di cogliere nel paesaggio e negli esseri umani l’attimo fuggente, secondo il concetto espresso un secolo fa dal celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson, ma anche il palpito sociale e umano di un ambiente, Saccari si lancia in un’interpretazione originale e molto propria della sua città, delle sue mille anime e del suo fascino di porta d’Oriente, che, per consolidata tradizione, è abituata a ospitare genti diverse, anche se talvolta conflittuali, accogliendole nel suo golfo cristallino. Qui, quando soffia la Bora scura, emergono atmosfere sottilmente legate al concetto di sturm und drang (tempesta e impeto), movimento culturale tedesco che contribuì alla nascita del Romanticismo. E la città si trasforma, come scriveva agli inizi del ‘900 nel suo libro Viaggio in Dalmazia il grande giornalista, drammaturgo e regista austriaco Hermann Bahr, in uno straordinario non luogo.
La mostra s’intitola Oltre, avverbio che sintetizza bene l'operare artistico di Saccari, il cui obiettivo coglie le immagini non solo nella Città di Trieste, ma anche nella vicina Slovenia; con una tecnica che spesso lo porta a superare schemi tradizionali, fino ad arrivare appunto oltre, con un processo creativo che si avvale di "applicazioni" sofisticate, proprie dell'arte digitale.
Con grande sensibilità, perizia tecnica e calibrata originalità Saccari ci consegna immagini di una città speciale, multietnica come Trieste, elegante nelle sue architetture, in cui s’intrecciano echi di culture diverse, incorniciate da una natura, dove in modo a volte fiabesco e inconsueto l’anima mitteleuropea incontra la luce del Sud; ovvero paesaggi ammantati da un'atmosfera fatata.
In bianco e nero e a colori
Il fascino del mare, il lavoro, la natura nel suo aspetto più aspro e inconsueto, alcune caratteristiche uniche di questa città speciale, come la varia umanità che popola Trieste (Suonatore di flauto con il suo compagno, Suonatore rumeno di sax) si susseguono nell’icasticità del bianco e nero.
Nel colore si svela invece una sorta di pittorialismo contemporaneo che caratterizza la fine creatività di Saccari: coadiuvato dalla posizione geografica di Trieste (il famoso architetto Richard Rogers affermò che la luce del suo golfo è unica tra i porti d’Europa); così come egli compone una serie di “vedute” genuine (nel porticiolo di Isola), o nell’afflato espressionista e surrealista (Podgorad) che s’intreccia - coerentemente con le tendenze dell’arte contemporanea - a un lieve sentire neoromantico di grande bellezza; oppure quando la lettura proposta va oltre e si avvale di messaggi metaforici ('Uniti cresciamo' a Bukovica).
Magistrale è poi l’interpretazione della pesca nel mare appena dorato dell’alba; efficace e poetica, mai eccessiva, è la resa dei controluce e della nebbia e spesso compare una personalissima e originale reinterpretazione cromatica dei luoghi.
L’artista e il suo percorso nel tempo
1984 - 2014
Dopo aver abbandonato nel 1984 la camera oscura, in cui vigeva molto la casualità, nel corso del tempo e attraverso una quantità immensa di scatti (dai 50.000 in su), Saccari ha saputo affrontare più tematiche: dal paesaggio alla presenza dell’uomo, dalla poesia delle diverse etnie che popolano il mondo, all’introspezione, suscitando nel fruitore la sensazione di assistere a una sorta d’interpretazione panica del contemporaneo.
Se nel paesaggio, uno spunto pittorico eccellente gli ha consentito di evocare, mediante un contrappunto cromatico spesso audace e armonico, l’anima dei luoghi e la magia della natura, non sono mancati riferimenti sentimentali e intuitivi, che si sono addentrati nell’animo dei soggetti ritratti per cogliere il senso più profondo dell’esistenza: visioni coinvolgenti e a loro modo essenziali e atarassiche, ma nel contempo venate di passione, spesso proposte quale simbolo del suo sognare la vita, dall’autore, la cui famiglia (il cognome oscillò nel tempo da Sacher a Scakar) è dalla metà del ‘700 originaria del Carso; germinando da una cultura di matrice nordica, che spesso ci riconduce a un mondo educato a emozionarsi per i versi di Rilke e il grigio-scuro fantasticare kafkiano. O a gioire sulle note della musica mozartiana o per i cromatismi audaci di un genio della Secessione quale Klimt.
Claudio Saccari è nato a Trieste dove vive e opera. Ha iniziato a fotografare nel 1964 e ha partecipato a numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Giornalista e pubblicista dal 1976, ha collaborato a riviste e quotidiani di prestigio. Le sue fotografie sono state pubblicate su Israel Forum, Panorama, Imagen y Sonido, Turismo e Oggi. Ha esposto ai saloni internazionali di Bordeaux, Praga, Reus e Belgrado. Di lui hanno scritto molti critici insigni, tra cui Marianna Accerboni, Carlo Milic, Sergio Molesi, Claudio Martelli, Vittorio Sutto.