Cleopatra e Marilyn. Icone immortali
La Marilyn di Andy Warhol e la Cleopatra di Arnold Böcklin si incontrano alla Fondazione Magnani-Rocca.
Comunicato stampa
Cleopatra e Marilyn. Due donne fatali, appartenenti a epoche differenti, ma unite da un destino tragico. Non ebbero eguali per fascino e bellezza, amarono uomini potenti e divennero simboli del loro tempo, tanto da diventare icone immortali attraverso le opere di grandi artisti. Dal 17 ottobre la Marilyn di Andy Warhol e la Cleopatra di Arnold Böcklin si incontrano alla Fondazione Magnani-Rocca.
La morte di Cleopatra, olio su tela del 1872 del celebre pittore simbolista svizzero, giunge alla Fondazione grazie alla collaborazione con il Kunstmuseum di Basilea. Nelle sale della Villa dei Capolavori di Mamiano si confronta con una straordinaria Marilyn Monroe di Andy Warhol in occasione della grande mostra Lichtenstein e la Pop Art americana.
Cleopatra, il mito attraverso gli occhi di Böcklin
Alla sua comparsa la Cleopatra di Böcklin destò subito grande scandalo, l’opera infatti non esprime gli elementi tipici dell’immaginario esotico. La regina non è raffigurata in costumi egizi e la sua presenza sulla tela appare esuberante per la posizione della donna che, tenendo in mano il serpente, si protende quasi a uscire dalla cornice, inoltre l’uso fortemente contrastato di luce e ombra rende una sensazione di disvelamento e al contempo di mistero. Cleopatra, figura storica attorno alla quale nel tempo si sono sommate e nutrite molteplici leggende, viene sempre ricordata per la sua grande capacità seduttiva e per la maestria nel gestire le sorti del proprio regno a cui riuscì fino all’ultimo a garantire una grande indipendenza da Roma. Legata prima a Giulio Cesare e quindi al triumviro Marco Antonio, arrivò a governare l’Oriente insieme al suo ultimo consorte; il loro enorme potere venne contrastato da Ottaviano che ad Azio sconfisse le truppe egizie e di Marco Antonio. A seguito di questa disfatta, Antonio si suicidò e a breve Cleopatra lo seguì. Plutarco narra come la regina si sia tolta la vita col morso di un aspide, un cobra molto velenoso che da una morte graduale. La scelta di Böcklin di collocare Cleopatra tra la luce e l’ombra, con una carica drammatica ed emotiva particolarmente accentuata, fa simbolicamente intendere che il momento dipinto è quello successivo al morso del serpente, quindi quello del trapasso.
Tra i pittori che dipinsero Cleopatra morente va ricordato Guido Reni che nella tela del 1635-40 offre un’impostazione altrettanto drammatica, dove il volto della donna è trasfigurato dal dolore; per i colori e per la scelta dell’uso di luci e ombre viene da pensare che Böcklin possa aver visto questo dipinto in uno dei suoi viaggi in Italia e che ne abbia assorbito composizione e sensazioni. Non va infine dimenticato come la biografia di Cleopatra abbia nel tempo ispirato prima il teatro, a partire dall’Antonio e Cleopatra di Shakespeare, e quindi il cinema, in particolare il colossal Cleopatra del 1963, interpretato da Liz Taylor e Richard Burton. Proprio Liz Taylor, come Marilyn Monroe, fu effigiata da Andy Warhol in una serie di famosissimi ritratti.
Marylin, icona contemporanea per Andy Warhol
La Marilyn di Warhol, accostata alla Cleopatra di Böcklin presso la Fondazione Magnani-Rocca, è una delle opere che più hanno segnato l’iconografia contemporanea. Fu in seguito alla tragica morte dell’attrice trentaseienne nel 1962, che Warhol decise di trasformarne le sembianze in icona di massa della società americana. L’immagine, ripetuta serialmente e continuamente modificata dall’artista, è quella di una foto pubblicitaria per il film Niagara del 1953, l’unico in cui Marilyn interpreta un personaggio negativo. Warhol applicò questa trasformazione e serializzazione indistintamente a prodotti commerciali e a personaggi mediatici creando così una moderna mitologia del consumismo; come le lattine della Campbell’s soup, anche il volto della diva si tramuta nella visione di un desiderio di massa. In quanto iconica, la lettura dell’opera, acrilico su tela, deve essere istantanea; l’immagine è, quindi, bidimensionale e si staglia contro un fondo buio, uniforme con una sagoma immediatamente riconoscibile resa con un verde pressoché fosforescente, quasi un sudario della celebrità; a sottolineare la fine drammatica della vita di Marilyn ma anche ad assicurarle l’eternità.