Collezione Ingrao Guina
L’arte del nostro dopoguerra nella collezione di Francesco Ingrao e Ksenija Guina, donata dagli eredi a Roma Capitale ed esposta in permanenza al Museo della Scuola Romana nel Casino Nobile di Villa Torlonia.
Comunicato stampa
LA COLLEZIONE INGRAO GUINA
L’arte del nostro dopoguerra nella collezione
di Francesco Ingrao e Ksenija Guina, donata dagli eredi a Roma Capitale
ed esposta in permanenza al Museo della Scuola Romana nel Casino Nobile di Villa Torlonia
Roma, settembre 2011
“A Francesco e Xenia a ricordo di Gaeta, Burri, Agosto 1978 ”. Recita così la dedica sul collage in tempera e carta di giornale di Alberto Burri, una delle opere esposte permanentemente dal 22 settembre 2011 al Museo della Scuola Romana di Villa Torlonia. Il quadro fa parte della collezione di Francesco Ingrao - partigiano, medico, specialista tisiologo, fratello dell’ex Presidente della Camera Pietro Ingrao - raccolta sapientemente e con passione a partire dagli anni del secondo dopoguerra, con il prezioso aiuto della moglie Ksenija Guina.
L’esposizione, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale-Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
Molte opere della collezione, tra cui il piccolo ma importante nucleo di Alberto Burri, sono caratterizzate da una dedica che testimonia come la raccolta fosse frutto dei rapporti di amicizia intessuti da Ingrao, sia tramite la professione di medico sia frequentando gli splendidi e vitali luoghi della scena artistica romana. Come Villa Massimo, dove lavoravano Marino Mazzacurati e Renato Guttuso, l’Aventino dov’era lo studio di Corrado Cagli e via Margutta di Pericle Fazzini e Giovanni Omiccioli.
Nel corso degli anni Ingrao intensifica questo tipo di contatto professionale ed umano, ampliando i rapporti con i pittori e gli scultori, stabilendo con molti di loro - Renato Guttuso, Giulio Turcato, Mirko Basaldella, Mario Mafai - legami di regolare frequentazione e amicizia. Altro paziente amico fu Renzo Vespignani, il giovane pittore delle periferie romane, e Corrado Cagli che diceva essersi ispirato, per alcune sue opere, ai batteri al microscopio che aveva visto quando andava a trovare Ingrao al Forlanini.
Gli studi, i luoghi d’incontro, le abitazioni degli artisti, diventano ambienti familiari per Francesco Ingrao anche grazie a Moroello Morellini, medico, scultore e grande appassionato d’arte, di cui è assistente ad inizio carriera e con cui instaura un profondo legame di amicizia. Il loro studio privato è frequentato dagli artisti che i due medici, negli anni difficili del dopoguerra, assistono sia con l’attività medica sia aiutandoli nella vendita delle loro opere.
In questi stessi anni, Morellini amplia e completa la sua collezione mentre Francesco Ingrao e la moglie Ksenija iniziano la loro, saltando la mediazione delle gallerie e dei mercanti e affidandosi ai propri rapporti con gli artisti. Nel tempo la loro collezione si arricchisce di almeno un centinaio di opere continua a crescere considerevolmente negli anni ‘70 e ’80. Dopo la scomparsa di Francesco, il 27 settembre 2003, e di Ksenia, nel febbraio 2010, grazie alla donazione a Roma Capitale di Mirjana Jovic (sorella di Ksenija) trentacinque opere della collezione Ingrao - Guina entrano a far parte nel 2011 del Museo della Scuola Romana al Casino Nobile di Villa Torlonia.
In questa preziosa raccolta si svela un aspetto particolare del mecenatismo del Novecento, che ha origine nella passione per l’arte e nell’interesse umano verso l’artista. Un importante patrimonio che la sinergia tra donatore privato e istituzione pubblica consente oggi di non disperdere e che riassume in sé la storia del collezionismo romano negli anni del nostro dopoguerra e la sua intensa e straordinaria stagione artistica.