Come il giorno di maggio
Come il giorno di maggio è la collettiva che 1 Koffer Kunst ha pensato per gli spazi di Yellow artist-run-space: una riflessione sulla pittura attraverso il lavoro di tre artisti che, prendendo le mosse da ambiti disciplinari e teorici diversi, e utilizzando media eterogenei, propongono tre approcci alla pittura di stampo più concettuale che emozionale o impulsivo.
Comunicato stampa
(comunicato stampa)
(scroll down for English text)
KATJA DAVAR, HARALD HOFMANN, THOMAS PÖHLER
COME IL GIORNO DI MAGGIO • WIE DER MAITAG
a cura di 1 Koffer Kunst
15 maggio – 16 giugno 2016
Inaugurazione domenica 15 maggio 2016 ore 18
tutti gli altri giorni su appuntamento al 3474283218
Yellow Via San Pedrino 4, Varese – Citofono Zentrum
Yellow invita a Varese 1 Koffer Kunst, proseguendo la sua attività di incontro e dialogo con realtà internazionali e progetti indipendenti di arte contemporanea.
Come il giorno di maggio è la collettiva che l’ospite di Düsseldorf ha pensato per l’artist-run space varesino: una riflessione sulla pittura attraverso il lavoro di tre artisti che, prendendo le mosse da ambiti disciplinari e teorici diversi, e utilizzando media eterogenei, propongono tre approcci alla pittura di stampo più concettuale che emozionale o impulsivo. Il titolo della mostra non rimanda semplicemente a una felice coincidenza del calendario, ma cita un celebre passo del romanzo epistolare Iperione (1797) di Friedrich Hölderlin, nel quale il poeta tedesco, tematizzando appunto l’estrema razionalità dell’educazione nord-europea, dove «il puro intelletto, la pura ragione sono sempre i sovrani», esprime il nucleo della sua teoria estetica. Anticipando di quasi un secolo il decisivo auspicio rivolto all’arte europea da Friedrich Nietzsche, ossia di trovare una sintesi tra elemento apollineo e fattore dionisiaco, tra forma e forza, freddo controllo e calda spontaneità, Hölderlin anelava a un’unione tra la «ragione» settentrionale e la «bellezza dello spirito» meridionale. Nelle opere di Katja Davar, Harald Hofmann e Thomas Pöhler sembra realizzarsi proprio l’ideale vagheggiato da Hölderlin. Le loro opere, infatti, scaturite da metodi rigorosi, pervengono a rappresentazioni d’intensa poeticità e incarnano la perfetta armonia e il calibrato equilibrio che sorgono quando «il sole della bellezza compare all’intelletto dedito alle sue attività come il giorno di maggio nell’atelier dell’artista».
Per Thomas Pöhler (1966, Bad Oeynhausen-Germania; vive e lavora a Krefeld e Düsseldorf) la pittura è continua indagine, nella quale il metodo sperimentale scientifico si combina con l’imprevedibilità del caso. Presupposti e fonti d’ispirazione per il suo lavoro sono le esperienze di Land Art degli anni Sessanta, un profondo interesse per la geologia e l’archeologia, una curiosità attiva per metodi di rappresentazione inediti basati su elementi naturali quali acqua, fuoco, sabbia, pietra e legno, nonché l’attualizzazione di tecniche antiche e tradizionali dell’arte e dell’architettura. L’artista rinuncia al consueto ruolo di demiurgo ed esercita un controllo soltanto parziale sul risultato dei propri esperimenti, che sovente scaturiscono da reazioni non del tutto calcolabili, proprio perché dipendenti dall’imponderabile creatività della natura.
Davar in ebraico significa parola. Assecondando, forse inconsciamente, il destino scritto nel proprio nome, Katja Davar (1968, Londra; vive e lavora a Colonia e Londra) trae dalle primigenie forme di scrittura pre-alfabetica, con particolare riguardo alla tradizione cuneiforme dell’antica Mesopotamia, il lessico delle proprie opere. «Sillabe che centomila anni fa erano di uso corrente», come scrive Elias Canetti nella Tortura delle mosche, vengono impresse e accostate dall’artista non più su argilla e secondo un ordine linguistico, bensì su tela levigata e secondo parametri formali, ispirati alla moderna visualizzazione diagrammatica e statistica. Si genera così un cortocircuito tra l’antica funzione dei segni e il nuovo contesto estetico generato dalla loro ripetizione, nel quale è serbata memoria del significato estinto. Come nel paziente lavoro di amanuensi, copisti e calligrafi, i simboli vengono disposti con accuratezza uno accanto all’altro per creare un’originale unità compositiva, in una sorta di delicato esercizio spirituale.
Nei lavori di Harald Hofmann (1967, Bad Homburg-Germania; vive e lavora a Düsseldorf e Berlino) il severo controllo sulla disposizione degli oggetti nello spazio, principalmente domestico e privato, tradisce il tentativo di esercitare un pari controllo sulle emozioni. Prima di essere dipinte, le scene sono allestite dall’artista ad hoc, mettendo “in posa” i semplici arredi presenti nel proprio atelier e nella propria abitazione, oppure costruendo maquette di ambienti ideali, al fine di ottenere specifiche condizioni di luce e determinati rapporti volumetrici. La lieve inquietudine proveniente da questi interni deriva da un’esperienza tanto nota e universale quanto inafferrabile sul piano visivo: la sensazione di tornare con la mente in luoghi che abbiamo appena abbandonato, impregnati di tracce recenti di vita quotidiana, per sapere come si presenterebbero privi di noi, in assenza di chi li ha abitati. I quadri dell’artista danno una raffinata espressione a questo complesso sentimento, conferendo alla rappresentazione una profonda carica e densità esistenziale.
(Veronica Liotti. Düsseldorf, 22 aprile 2016)
Nel corso della serata, verrà presentata la pubblicazione Yellow#1, che documenta il primo anno di attività dello spazio.
1 Koffer Kunst è un progetto di Veronica Liotti avviato a Düsseldorf nel 2015. Si tratta di uno spazio itinerante, finalizzato a promuovere la collaborazione tra Italia e Germania nell’ambito delle arti visive. (www.1kofferkunst.com)
Yellow è un artist-run space dedicato alla ricerca pittorica italiana e internazionale. Fondato nel 2014 a Varese nell’ambito di ZENTRUM, è diretto da Vera Portatadino.
http://yellowspace.jimdo.com
[email protected]
347 4283218
(press-release)
KATJA DAVAR, HARALD HOFMANN, THOMAS PÖHLER
AS A MAY DAY • WIE DER MAITAG
curated by 1 Koffer Kunst
15th May – 16th June 2016
Opening on Sunday May 15th, 2016 at 6 pm
all other days by appointment only at +393474283218
Yellow Via San Pedrino 4, Varese – doorbell Zentrum
Taking forward its activity of encounter and dialogue with international realities and independent projects of contemporary art, Yellow invites to Varese from Düsseldorf 1 Koffer Kunst.
As a May day is the group exhibition conceived by the German guest for the Italian artist-run space: a reflection on painting through the works of three artists that, coming from different theoretical fields, and by means of heterogeneous media, propose three almost conceptual approaches to painting rather than emotional or impulsive. The exhibition title does not simply refer to a lucky coincidence of the calendar, but it also quotes a well-known passage from the epistolary romance Hyperion (1797) by Friedrich Hölderlin. Here, the German poet expresses the core of his aesthetic theory by describing indeed the extreme rationality of the north-European education, where «pure intellect, pure reason are always the kings».
Nearly one century before the crucial auspice addressed to western art by Friedrich Nietzsche, as to say to find a cohesion between the Apollonian and the Dionysian spirits, between form and force, cold control and warm spontaneity, Hölderlin already longed for a union between northern «reason» and southern «beauty of spirit». The works by Katja Davar, Harald Hofmann and Thomas Pöhler seem to accomplish precisely this ideal wished by Hölderlin. In fact, their works, although created through rigorous methods, achieve deep poetical representations that embody that perfect harmony and measured equilibrium that arises when «the sun of the Beautiful shines for intellect at its work, as a May day shines into the artist's workshop».
For Thomas Pöhler (b. 1966 in Bad Oeynhausen-Germany, lives and works in Krefeld) painting means constant research, in which the scientific experimental method meets the unpredictability of chance. Premises and sources of inspiration for his work are the Land Art experiences of the Sixties, a keen interest in geology and archeology, an active curiosity in new ways of representation based on natural elements – such as water, fire, sand, rock and wood –, along with the updating of ancient and traditional technics used in art and architecture. The artist gives up his usual role as demiurge and exercises only a partial control on the outcomes of his experiments, often resulting from reactions not totally foreseeable because they depend on the imponderable creativity of nature.
In Hebrew Davar means word. Following, maybe unconsciously, the destiny written in her name, Katja Davar (b. 1968 in London, lives and works in Cologne and London) takes the lexicon for her works from early pre-alphabetical writing forms, particularly those of the ancient Mesopotamia cuneiform tradition. The artist impresses and juxtaposes «syllables that hundred thousand years ago were of common use», as Elias Canetti writes in the Agony of Flies, no longer on clay nor according to a linguistic order, but on polished canvas and according to formal parameters inspired by modern diagrammatical and statistical graphics. This engenders a disorientation between the ancient function of the signs and the new aesthetic context created through their repetition, where memory of the extinct meaning is preserved. Just like in the patience dedication of amanuensis, scribes and calligraphers, the symbols are placed with accuracy one next to the other in order to create an original composition as if executing a delicate spiritual exercise.
In the works by Harald Hofmann (b. 1967 in Bad Homburg-Germany, lives and works in Düsseldorf and Berlin) the strong control on objects location in the domestic and private space, betrays an effort of imposing this same control on emotions. Before being painted, the scenes are set up ad hoc by the artist, who places the simple furniture of his own house and atelier, or realizes a maquette of ideal places, in order to achieve specific light conditions and precise volumetric relationships. The slight concern, originated by these indoor views, comes from an experience not only renown and universal, but also unfathomable for the sight: the feeling of coming back through the mind to places, that you have already abandoned and that are still soaked with early traces of everyday life, to know what they look nlike without you, in the absence of their inhabitant. The paintings by Harald Hofmann give expression to this complex sensation and confer the representation of a deep existential charge and density.
(Veronica Liotti. Düsseldorf, April 22nd, 2016)
1 Koffer Kunst is a project by Veronica Liotti started in Düsseldorf in 2015. It is a moving space with the aim of promoting the collaboration between Italy and Germany in the visual arts. (www.1kofferkunst.it)
Yellow is an artist-run space with a focus on Italian and international painting. Founded in 2014 in Varese as part of ZENTRUM, it is directed by Vera Portatadino.
http://yellowspace.jimdo.com
[email protected]
347 4283218
didascalia: Thomas Pöhler, IXIL, 2011 - carbon print on laid paper, courtesy of the artist