Come in un giardino
Una collettiva che vede nove artisti riflettere sul rapporto antropico con il mondo vegetale.
Comunicato stampa
Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Come in un giardino, una collettiva che vede nove artisti riflettere sul rapporto antropico con il mondo vegetale.
Come suggerisce il titolo della mostra, gli artisti coinvolti sono stati invitati ad esplorare un tema comune, legato all’estetica e alla simbologia della natura, dal cui confronto, molti di loro, hanno appositamente realizzato dei lavori.
L’uomo ha sempre vissuto in ambienti naturali e soltanto in tempi più recenti se ne è distaccato, scindendo un legame longevo ed ancestrale. Ciò che lo lega alle piante è che sono state la sua prima dimora. Partendo da un’attenta riflessione sulla natura, il cui ruolo, nella società contemporanea, è sempre più marginale, la mostra vuole generare visioni nuove sui rapporti intricati che si sono instaurati nel tempo fra lei e gli uomini, per arrivare ad una riconciliazione delle parti. Le opere esposte esplorano, con linguaggi artistici e sensibilità differenti, il mondo naturale non solo come soggetto estetico, ma lo considerano anche spunto per avanzare una riflessione critica sul nostro rapporto con l’ambiente circostante.
Nel suo complesso, la mostra offre al visitatore un'esperienza riflessiva. Vuole essere un invito a ripensare la relazione dell’uomo con il “verde”, per cogliere le potenzialità che esso ha da offrire. Le piante, infatti, sono una miniera inesplorata di possibilità e d’innovazione per l’uomo: con la loro complessità propongono modelli innovativi per le relazioni sociali e per i modelli organizzativi, cui prendere ispirazione.
Emerge un filo conduttore che accomuna il lavoro degli artisti; una particolare attenzione per il mondo vegetale, rappresentato come soggetto principale, come nel caso di Alice Faloretti, Enrico Tealdi e Oxana Tregubova, oppure inserito in contesti architettonici urbani o domestici, come accade nei lavori di Rudy Cremonini e Marta Naturale. Siamo trasportati in una natura immaginata e fantastica che può incutere timore - Faloretti - o immergerci in un’atmosfera che ricorda quella dei pastori dell’Arcadia - Tealdi. Talvolta ci troviamo di fronte ad una natura protetta - nei lavori di Cremonini e Naturale - a misura d’uomo: che ne detta e manipola le forme o vi proietta le proprie cosmogonie. Se alcuni, come Monica Carocci, hanno osservato la natura attraverso la lente della propria macchina fotografica, per altri, nei casi di Simone Cametti e di Alessandra Giovannoni, il dialogo con la natura, per il primo più selvatica e per la seconda urbana e familiare, passa attraverso il contatto diretto che il corpo dell’artista compie al suo interno. Per Francesco Casati, invece, piccoli elementi naturali, sovente inseriti in improbabili composizioni d’uomini e animali, sono uno degli strumenti ironici usati per far riflettere.