Concrete Landascape – Claudio Rocchetti
A due anni di distanza Claudio Rocchetti ritorna alla A plus A | Centro Esposivo Sloveno, con il suo progetto solista, che affianca alla sua attività di musicista elettronico quella di ricerca sul suono nei suoi aspetti emotivi, compositivi e materici.
Comunicato stampa
A due anni di distanza Claudio Rocchetti ritorna alla A plus A | Centro Esposivo Sloveno, con il suo progetto solista, che affianca alla sua attività di musicista elettronico quella di ricerca sul suono nei suoi aspetti emotivi, compositivi e materici.
Martedì 27 marzo dalle ore 18.30, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Venezia (Scuola di Nuove Tecnologie per l'Arte), e il Comune di Venezia – Assessorato alle Politiche Giovanili e Pace, l’artista presenterà negli spazi della galleria la pubblicazione "Dirty Armada", una minuziosa raccolta di logotipi delle band heavy metal attive in Italia negli anni '80 e '90, catalogate per regione, corredata da un’introduzione dello stesso Rocchetti e da due saggi ad opera di Marcello Crescenzi e Ezio Sabottigh.
A seguire la performance dell'artista, ormai da diversi anni residente e attivo a Berlino. Il lavoro di Claudio Rocchetti è un tuffo in profondità nella corposità più intensa del suono: utilizzando una varietà di dispositivi come giradischi, nastri, campionatori, radio e microfoni, costruisce strutture concrete, manipolando il suono come fosse materia.
H/M
Una nota introduttiva di Claudio Rocchetti.
In questo libro sono racchiusi alcuni dei momenti più emozionanti e formativi della mia adolescenza. E non solo. Ma partiamo dall'inizio: come potrei dimenticare la felicità che mi assaliva dopo aver scoperto l'ultimo gruppo in copertina, sbirciando tra le riviste musicali in edicola, oppure strappando l'ultimo numero di H/M dalle mani di mia madre (che pazientemente assecondava la mia mania di giovane metallaro). E' decisamente iniziata prima la passione per l'estetica e la mitologia musicale, poi suono arrivati i suoni. E mettiamo subito le cose in chiaro. La rivista era una sola: H/M. Tutte le altre non meritavano d'essere considerate; la mia bibbia non aveva concorrenti. Come molti altri, oltre che dalla musica vera e propria, ero affascinato da un mondo nuovo e in particolar modo dai loghi dei gruppi (cosa che li differenziava fin da subito dal pop e dagli altri generi). Da qui a riempire interi quaderni di scarabocchi il passo è ovviamente brevissimo. Ora sembrano tempi appartenenti ad un altro evo, la mia adolescenza è finita da un pezzo, eppure l'influenza di quelle letture e di quei suoni nella mia quotidianità è tuttora palese. La collezione che ora avete per le mani, iniziata ormai più di vent'anni fa, rappresenta al meglio una passione che continua imperterrita. Ritagliare il primo logo da un articolo sul classic metal italiano (ma chi si ricorda esattamente quali erano i gruppi coinvolti?), inseguire dischi fantasma e impossibili, trovarli e consumarli, catalogare nomi e provenienze... A volte la differenza tra una patologia e una passione è veramente sottile!
Il prossimo appuntamento dei Concrete Landscapes è con Enrico Malatesta il 14 aprile 2012.