Contestabile

Informazioni Evento

Luogo
CONTEMPORARY CLUSTER
Via Odoardo Beccari, 8, Roma, RM, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì, ore: 10 - 13 / 15.30 - 19.

Vernissage
07/06/2023

ore 18

Curatori
Davide Silvioli, Niccolò Giacomazzi, Davide Maria Mannocchi
Generi
arte contemporanea

Come ultimo progetto espositivo per sede di Palazzo Brancaccio della programmazione relativa alla prima parte dell’anno 2023, Contemporary Cluster propone Contestabile, mostra collettiva che vedrà esposte le opere di artiste e artisti emergenti e mid-career, differenti per soluzioni e linguaggi.

Comunicato stampa

Come ultimo progetto espositivo per sede di Palazzo Brancaccio della programmazione relativa alla prima parte dell’anno 2023, Contemporary Cluster propone Contestabile, mostra collettiva che vedrà esposte le opere di artiste e artisti emergenti e mid-career, differenti per soluzioni e linguaggi.

L’esposizione, a cura di Davide Silvioli, Niccolò Giacomazzi e Davide Mannocchi, è promossa e organizzata da Contemporary Cluster e presenta al pubblico opere di Alessia Armeni, Genuardi/Ruta, Monica Mazzone, Mattia Sugamiele, Dario Carratta, Flavio Orlando, Wang Yuxiang, Valerio D’Angelo, Davide Serpetti.

L’impostazione curatoriale è pensata per definire una mostra sì unica ma costituita prevedendo un notevole grado di diversità interna. Dopo la scelta corale, da parte dei curatori, di lavorare unanimemente sulla nozione di contesto, ciascuno è andato a svilupparla in totale autonomia, all’interno di una delle tre sale che strutturano la galleria, individuando le personalità che meglio rispondessero alla soggettività della traduzione critica che ciascuno di loro ha dato di questo termine. Ne risulta un dettato espositivo tanto diversificato quanto uguale a se stesso, esito di una riflessione condivisa eseguita nel merito di un medesimo concetto che, tuttavia, in corrispondenza della tripartizione degli ambienti del Contemporary Cluster, dà voce alla disparità dei modi con cui ora i curatori e ora le artiste e gli artisti qui inclusi hanno interpretato la concezione di contesto.

Contestabile, il titolo del progetto, sia alludendo per etimologia all’azione di contestare che rimandando per assonanza a contesto, ben pone in rilievo, innanzitutto, proprio la diversità di visioni che sostanziano l’articolarsi della mostra, dove convivono punti di vista dissimili, talvolta anche opposti e contrastanti, ma che, in tutti i casi, rappresentano esempi coerenti di come la sperimentazione artistica contemporanea si stia confrontando con il proprio contesto, su qualsiasi scala, senza nascondersi dietro facili risposte e senza omologarsi a favore di estetiche dominanti ma contravvenendo a manierismi e rispettando solo la natura della propria pulsione creativa.

Così accentuata criticamente, l’esposizione sarà documentata da un catalogo edito da NFC Edizioni, provvisto di testi, fotografie dell’allestimento e apparati informativi sulle artiste e sugli artisti compresi, che verrà presentato dopo il termine della mostra.
“Contestabile - scrive Silvioli - argomenta l’atteggiamento speculativo esercitato dalla ricerca artistica verso il proprio contesto. Se determinare quanto già ci sia dell’opera d’arte nella realtà che la circonda e quanto del mondo esterno, invece, confluisca nell’opera d’arte risulta impossibile, d’altra parte, è chiaro comprendere, a partire da questa stessa constatazione, come nella relazione tra artista e contesto intercorra un legame di permeabilità. Allora, Contestabile, nel suo rievocare un’opposizione, pone l’accento sul rapporto transitivo, non privo di antagonismi, che sussiste proprio tra artista e contesto, quindi sull’attrito tra creazione e ispirazione, qualificando l’opera d’arte come sintesi di queste due variabili sì in contrasto ma non in contraddizione, che, perciò, giungono a contaminarsi, persino a confliggere, per poi fondersi e mai per annullarsi. Ogni lavoro ivi incluso è l’esito di una pratica artistica che dimostra un grado di sensibilità significativo verso riferimenti del proprio contesto tanto precisi quanto diversificati, tuttavia diluiti nella mimesis dell’opera d’arte, al punto da venire ora quasi rinnegati e ora enfatizzati”.

“Lavorare su un contesto vuol dire intervenire su una determinata comunità e imporre il proprio operato come punto di riferimento per le altre. Seppure è evidente che ogni ambito d’azione sia diverso, certi modelli possono essere replicati e adattati a seconda delle necessità. Attraverso un'intuizione improvvisa e una sensibilità permeata dal dato immaginifico - scrive Giacomazzi - è possibile cogliere le occasioni poetiche che nascono da uno specifico contesto e, di conseguenza, tramutarle in una visione. Come uno squarcio su una parete, l’intervento artistico si insinua nel nostro tempo, talvolta ponendosi da collante altre come punto di rottura di due universi con sfumature apparentemente opposte: artificiale e naturale, emotivo e razionale, pubblico e privato.
Un’esposizione questa che dichiara di voler ragionare su un determinato argomento, declinato e interpretato da diverse personalità, lasciando aperta la possibilità di una contestazione da parte di chi ne fruisce, che può decidere se schierarsi verso una frazione o l’altra, o abbandonarsi sospeso in una terra indeterminata.”

“Nulla viene al mondo per rimanere invariato. Il contesto in cui si nasce e cresce plasma noi stessi quanto il contesto viene plasmato dai suoi fruitori. Le modalità in cui avvenga l’innesco dell’evoluzione - spiega Mannocchi - determinano solo una frazione dell’intero percorso che conduce l’esistere in ogni sua forma. L’idea di un’esposizione collettiva tripartita, guidata da un nucleo di tre curatori, prende piede dall’assioma secondo cui un’unica cornice, già contenitore di esperienze e funzionalità differenti che ne hanno determinato la storia, diviene spettro attraverso il quale la luce filtra di volta in volta in maniera inedita. Lo scontro e l’incontro sono motori potenti che nell’arte determinano inevitabilmente la propagazione di idee. Proprio attraverso questa energia si punta a generare una contesa. Guardando compiaciuti la deflagrazione del concetto di verità assoluta, proclamando il dibattito come unico sentiero percorribile per arrivare a scorgere l’ombra di una propria personale convinzione, ci si muove contro l’indubitabile certezza. La penetrabilità delle idee è la linfa che le tiene in vita, l’incognita rappresenta l’unica forma di libertà”.

_____________________________________
Profili degli artisti

Alessia Armeni (Roma, 1975). Vive e lavora a Roma. Ha conseguito il diploma in pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Dal 2009, sviluppa attraverso la pittura e altri media una riflessione sull’entità del colore. In particolare la sua indagine verte sul valore del bianco, in termini sia pratici che concettuali, come elemento di esplorazione, rappresentazione e tematizzazione di questioni quali il trascorrere del tempo, la significazione, la denominazione, l’identità. Tra le ultime esperienze espositive: Space Oddity, Kunstverein Kärten, Klagenfurt (AT), 2023; Prospettiva rovesciata, Spazio Mensa, Roma, 2022; Cartografia Sensibile, Fondazione Antonio e Carmela Calderara, Vacciago di Ameno (NO), 2021.

Genuardi/Ruta (Palermo, 2014). Duo artistico formato da Antonella Genuardi (Sciacca, 1986) e Leonardo Ruta (Ragusa, 1990), fondato nel 2014 all'Accademia di Belle Arti di Palermo, città dove vivono e lavorano. Le geometrie che il duo realizza non sono autoreferenziali, poiché non derivano da una matrice tecnico-analitica ma sono espressione di un atteggiamento storico-sentimentale. Queste identificano l’esito di una riflessione sulla luce, sui volumi che intercetta, sui tagli che definisce con l’architettura. Le relazioni formali tra questi due elementi costituiscono il fulcro della loro ricerca. Tra le ultime mostre: Le trombe d’oro della solarità, American Academy, Roma, 2023; Stavamo in piedi su una scogliera (con John M Armleder), Lemoyne Project, Zurigo, 2022.

Monica Mazzone (Milano, 1984). Artista visiva, vive e lavora tra Milano e New York. Si è formata tra l’Accademia di Belle Arti di Brera e l’Istituto Europeo del Design. È professoressa di Cromatologia presso l’Accademia di Belle Arti di Como. Geometria Emotiva, così nomina la sua pratica, indaga la possibilità di tradurre visivamente la ricerca di perfezione della forma, facendo della geometria il principio regolatore dell’atto creativo, in facoltà di razionalizzare le emozioni e gli eventi. Sul confine tra pittura e scultura, le sue strutture formali implicano anche il corpo, l’ambiente e le rispettive proporzioni. Tra le ultime mostre: Secret passage, Manuel Zoia Gallery, Milano, 2022; Space hurts, NARS Foundation, New York, 2021.

Mattia Sugamiele (Erice, 1984). Si è diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera e in produzione audiovisiva allo IED di Milano; città dove vive e lavora. La sua ricerca guarda alla trasformazione odierna dell’immagine, che muta, fino a scomparire, spesso al punto di perdere il proprio sistema di segni e i significati che essa era in grado di evocare, creando un vuoto in cui la tecnologia trova il suo spazio. L’artista, parallelamente, esercita un’interrogazione sull’uomo, insieme alle sue memorie, azioni, desideri, timori, speranze, e l’evoluzione della sfera tecnologica che plasma la contemporaneità. Tra le esposizioni più recenti: Camera tripla, Labs Contemporary, Bologna, 2022; Artemis, Spazio15, Brescia, 2023.

Dario Carratta (Gallipoli, 1988) vive e lavora a Roma. Utilizza la pittura per trasferire su tela visioni distopiche,animate da personaggi al limite tra la fisicità del reale e l’evanescenza del sogno. Ma il carattere onirico dei suoi dipinti è più torbido che idilliaco, dominato da una temperatura cupa che sembra evocare un esistenzialismo post-umano. Tra i suoi principali progetti espositivi:2022, I’m A broken Mirror, Studio11 Gallery, Bomarzo,2022, The Deep end, Two Thirds, Athens;2021; Materia Nova, Galleria d'Arte Moderna ,Roma; 2021 Limax, Spazio Su, Lecce, 2021; L'ora del lupo, SPAZIOMENSA, Roma; 2020; Shh, it’s a secret, Postmasters Gallery, Roma , 2020; Industria Indipendente ‒ Klub Taiga(Dear Darkness), La Biennale di Venezia Teatro, Venezia, 2020.

Flavio Orlando (Roma, 1991) si diploma nel 2018 in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Roma. La sua ricerca è incentrata sulle modalità con cui le esperienze della vita di tutti i giorni, i ricordi, i legami affettivi, possano confluire in un immaginario pittorico dove il reale si lascia trasfigurare dalle sensazioni dell'artista. Le persone che popolano i suoi dipinti sono in bilico tra l'essere persone reali e personaggi tipizzati con cui Orlando avvia un gioco dei ruoli. Tra le varie ricordiamo: I am a broken mirror, Palazzo Orsini, Bomarzo (VT), 2022; Vacunalia, Vacone (RI), 2021; Small Things Matter, Fondamenta Gallery, Roma, 2021; Sulle spalle dei giganti, Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Roma, 2021.

Wang Yuxiang (Anhui, Cina, 1997) Le sue opere sono in esposizione permanente in luoghi pubblici e istituzionali. La sua ricerca si concentra sulla fusione della cultura mediterranea, con quella orientale d’origine attraverso l’utilizzo di materiali semplici e di un linguaggio visivo apparentemente conciso. Il tempo, la storia, la memoria sono i leitmotiv concettuali che guidano il suo lavoro, l’artista prende le distanze dal luogo dove interviene per analizzare le particolarità, restituendole attraverso architetture visive site-specific. Influenzato dal decostruzionismo, avvia una ricerca e uno studio preliminare sul contesto per intervenire in un secondo momento su di esso. Ha esposto nel 2023 presso i musei Shanxi Contemporary Art Museum, Taiyuan in Cina e al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma.

Valerio D’Angelo (Roma, 1993) Vive e lavora a Roma. Formatosi nel campo del restauro, specializzandosi nelle tecniche decorative barocche quali la doratura e la laccatura, presso la bottega Nazzareno Fontana Restauri a Roma. Oggi nella pratica queste stesse conoscenze sono acquisite, stravolte e rivoluzionate in un lavoro che pone sempre in comunicazione l’antico con il contemporaneo, confondendo il tempo e la tecnica esecutiva, plasmati e capovolti nelle necessità di un’espressione contemporanea e moderna. La sua pratica artistica si esplica principalmente attraverso la scultura e l'installazione, tramite la sperimentazione materica. L'artista si concentra in particolar modo sulla dimensione del tempo, la relazione tra antico e contemporaneo e sulle reciproche stratificazioni, evidenti negli oggetti, nei paesaggi, nei luoghi e nell'immaginario collettivo.

Davide Serpetti (L’Aquila, 1990) studia alla NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e ottiene un MFA presso KASK - The Royal Academy of Fine Arts di Gent in Belgio nel 2015. Finalista del Premio Komask, espone in una doppia mostra alla Royal Academy of Antwerp e a Le Grand Curtius Museum di Liegi. Dal 2018, su invito di Luigi Presicce, coordina la residenza artistica Simposio di Pittura presso la Fondazione Lac o Le mon di Lecce. Nel 2020 vince il COMBAT Prize per la sezione di pittura, con una menzione speciale di Andrea Bruciati. Nello stesso anno viene segnalato su AucArt dalla curatrice britannica Kate Bryan, Global Head of Collections di Soho House. Nel 2021 Il Sole 24 Ore lo include nel novero dei giovani artisti da acquistare. Sempre nel 2021 durante ArtVerona 16 Serpetti viene selezionato tra gli artisti vincitori di Level0 da Andrea Bruciati, il quale cura poi la sua personale presso gli spazi di Villa D’Este a Tivoli nel Novembre 2022, con il sostegno di mc2Gallery. Nel 2023 realizza la copertina per La Lettura, inserto culturale del Corriere della Sera.