Contorni di Napoli
Per la Giornata del Contemporaneo 2012, manifestazione organizzata da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) e dedicata all’arte contemporanea e al suo pubblico, la Galleria Lia Rumma presenta la mostra Contorni di Napoli, una collettiva di artisti che in passato e in tempi più recenti hanno volto il proprio sguardo sulla città.
Comunicato stampa
Per la Giornata del Contemporaneo 2012, manifestazione organizzata da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) e dedicata all’arte contemporanea e al suo pubblico, la Galleria Lia Rumma presenta la mostra Contorni di Napoli, una collettiva di artisti che in passato e in tempi più recenti hanno volto il proprio sguardo sulla città.
Il titolo rimanda al lavoro del 2009 di William Kentridge Contorni di Napoli parte del corpus di opere prodotte dall'artista sudafricano in occasione della mostra Strade della città (2009), ma è soprattutto evocativo di quella letteratura di viaggio, e del suo necessario supporto cartografico, prodotti in epoca moderna a descrizione della città. Su questo materiale iconografico s'innesta l'intervento ironico dell'artista che rappresenta canonicamente, ma con forte carica sensuale, la città come una donna distesa in riva al mare, con il seno coincidente con il cratere del Vesuvio. Dai Contorni, la visione di Kentridge si allarga al territorio di Napoli, attraverso l'utilizzo di un frammento con le montagne della Basilicata di una magifica carta manoscritta di fine Settecento come sfondo dell'opera L'incidente è Chiuso, 2009. Allo sguardo sintetico e apparentemente lieve e giocoso di Kentridge, rivolto al dialogo con la città della storia, si contrappone l'occhio analitico, e al solito dalla forte connotazione filmica, di Tobias Zielony nel progetto 'Vele', che osserva ed indaga invece le rovine e i lati oscuri della città a noi contemporanea. La proiezione dell'animazione video di Zielony Le Vele di Scampia, 2009 (9'16'') si alterna in mostra alle sequenze del video Degli infiniti mondi, 2001 (9'40'') dedicate da Franco Scognamiglio alla costruzione della memoria del pensiero e del processo al nolano Giordano Bruno. La ferocia dissettoria del teatro anatomico che rappresenta l'aula del tribunale dell'Inquisizione, è associata alla spietata chiarezza delle leggi che regolano vecchi e nuovi sistemi coercitivi.
Thomas Ruff nel 2003 e Vanessa Beecroft con una performance del 2010, hanno presentato al mondo -e alla città che non lo conosceva- l'incanto e le potenzialità del manifesto dell'architettura moderna a Napoli: il magnifico edificio del Mercato Ittico di Luigi Cosenza del 1929-32. Se Ruff gioca con la simmetria, i tavoli e le bilance della magnifica aula delle contrattazioni, e soprattutto ci mostra attraverso l'elaborazione in digitale delle immagini d'archivio, l'edificio come potrebbe tornare ad essere qualora venisse finalmente “restaurato” nella sua originaria consistenza, Vanessa Beecroft realizza invece un ritratto senza tempo della città che s'identifica con il suo vulcano. Assemblando un gruppo scultoreo composto da quarantatre modelle dipinte di nero, da frammenti e calchi in gesso delle stesse modelle, l'artista evoca i bronzi di Pompei affioranti dal terreno, insieme al profilo inconfondibile della montagna ripreso anche da Ettore Spalletti in Vesuvio, tuttotondo, azzurro, 2010.
A questi lavori più recenti si affiancano in mostra le opere ormai storiche di Joseph Kosuth (Praxis 1, 1975), riflessione sulla natura dell'arte, e definizione del rapporto dell'artista con la realtà tradotta in Italiano ed anche in dialetto napoletano; lo sguardo “oggettivante” dei ritratti urbani della città degli anni 80' di Thomas Struth (Via del Parco Margherita - Napoli, 1988 e Vico dei Monti – Napoli, 1988); il Corporate Landscape di Clegg & Guttmann (Untitled Neapolitan Landscape 5, 1988), immagine di uno spazio antropizzato costruito dal potere ed immagine del potere economico, è citazione del genere paesaggio della rappresentazione pittorica, mentre il processo linguistico e minimale di Haim Steinbach si compone di elementi evocativi e insieme ironici – si pensi al titolo stesso dell'opera Capri Suite 1 (1987). Infine, la fotografia VB26.011.ALI testimonia la prima performance di Vanessa Beecroft nella città che ha avuto luogo nella vecchia sede della galleria Lia Rumma nel 1997.
Il rapporto tra l’artista e la città, nella costante convinzione che l’arte coincida con il “farsi del significato” (Joseph Kosuth), si sostanzia in un legame irrinunciabile per tutti: per l’arte che si situa nello spazio di relazione con il suo pubblico, per il pubblico che dall’arte assume nuove questioni e nuove proposte a proposito dei luoghi che attraversa e vive giorno per giorno.