Corpi di reato
Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea.
Comunicato stampa
Immagini apparentemente ordinarie sembrano stridere con il titolo della mostra Corpi di reato. Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea, il progetto artistico di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo, esposto al Museo di Fotografia Contemporanea dal 25 aprile al 10 giugno 2018 con la curatela di Matteo Balduzzi.
Corpi di reato - secondo l'articolo 253 del Codice di procedura penale - sono “le cose sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso, nonché le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo”. Così, le fotografie in mostra rappresentano corpi di reato che rivelano un’attività concreta della criminalità organizzata.
Nelle immagini si alternano quartieri di provincia a pochi chilometri da Milano e aule o documenti del maxiprocesso, paesi di montagna meta per la settimana bianca e bunker in cui si nascondevano i boss mafiosi: luoghi e oggetti che, spesso dietro a una maschera di normalità, rivelano il legame con i fenomeni mafiosi, più vicino a noi di quanto possiamo immaginare.
Corpi di reato propone una nuova immagine delle mafie, lontana dagli stereotipi visivi legati alla cronaca nera, che riflette il cambiamento d'epoca che stiamo vivendo. Dopo decenni di lotta sanguinosa contro lo Stato, da tempo si parla di una mafia confusa nella società civile, che prospera in una zona grigia dove i segni della sua presenza non possono essere cercati nella sola violenza. La stessa informazione sulla mafia appare da tempo frammentata e per contrastare questa dispersione diventa necessario ricomporre i singoli eventi e tracciare una mappa del Paese attraverso un attento studio dei documenti storici, dei segni della presenza mafiosa lasciati sul territorio, ma anche dei vuoti provocati dall’azione criminale.
Un viaggio lungo l’Italia, come il titolo del celebre libro uscito nel 1984 a cura di Luigi Ghirri, Viaggio in Italia, diventato il manifesto della scuola italiana di paesaggio. Quel lavoro collettivo voleva ripensare la rappresentazione del paesaggio, rivelando la quotidianità anonima dei luoghi, lontana dal bello pittorico e dalla monumentalità delle città. Allo stesso modo Corpi di reato vuole provare a seguire le tracce delle mafie nei luoghi dimenticati, nelle strade anonime di periferia dove i capimafia di oggi spesso vivono; ma anche tornare al passato, mostrando i teatri di un'epoca in cui i boss facevano sfoggio del loro potere.
La mostra presenta diversi livelli di lettura e richiede al visitatore uno sforzo, quel passo in più che avvicina alle grandi fotografie e permette di leggere gli ampi testi descrittivi che le accompagnano, generando un’esperienza di grande respiro civile.
L’imponente corpus di immagini del progetto, che negli scorsi anni ha avuto una notevole visibilità e numerosi riconoscimenti a livello nazionale e europeo, è entrato a far parte delle collezioni del Museo e viene esposto in questa occasione per la prima volta in maniera completa a Milano.
In occasione della mostra, il Museo presenta tre piccole pubblicazioni, realizzate in co-edizione con gli artisti, che consentono di riguardare in modo ravvicinato e seriale tre delle opere in mostra.