Corpo delle immagini immagini del corpo
Johan & Levi Editore annuncia l’incontro intorno al volume Corpo delle immagini, immagini del corpo Tableaux vivants da San Francesco a Bill Viola di Flaminio Gualdoni
Comunicato stampa
Da sempre il rapporto tra la fisicità corporea e il corpo inteso come tramite di un’immagine è stato al centro della ricerca di filosofi e artisti. Ciò non è mai stato tanto vero come nei tableaux vivants, opere in cui modelli e attori rappresentano una scena, come in un quadro vivente. Nel volume, ampiamente illustrato, Flaminio Gualdoni ripercorre la storia di questa forma d’arte.
Quella dei tableaux vivants è una storia antica quanto il Pigmalione immortalato da Ovidio. Una storia che si dipana nei secoli abbracciando pratiche tanto lontane fra loro come le sacre rappresentazioni medievali – che di celebrazione in celebrazione si fanno sempre più profane – e le più recenti videoinstallazioni di Bill Viola che ricreano le visioni manieriste di Pontormo.
Si tratta di figurazioni statiche in cui modelli o attori, disposti in pose espressive, restituiscono l’immagine di dipinti o sculture celebri. Presupposto comune a tutti i tableaux vivants, del resto, è che a fungere da modello sia l’arte, non la vita. E forse proprio per questo suo status di arte nata dall’arte, contaminata, per giunta, da generi e sottogeneri popolari, quella dei “quadri viventi” è stata spesso ritenuta una pratica secondaria nel novero delle arti visive. Essa però ha saputo sopravvivere assecondando il mutare dei tempi e dei codici culturali, forte di quella caratteristica che da sempre l’ha marginalizzata: il suo non essere riconducibile ad alcun canone, oscillando senza sosta tra normatività accademica e puro intrattenimento.
In questo suo perenne rinnovarsi, il tableau vivant si intreccia anche con le sperimentazioni fotografiche e filmiche (da Rejlander e von Gloeden ad Artaud e Pasolini), con la danza e il teatro (da Isadora Duncan a Grotowski) fino a incarnarsi nelle performance di Luigi Ontani, Gilbert & George e Cindy Sherman. La profusione di autori che continuano a dedicarvisi dimostra come il genere, ormai consolidato stabilmente nel repertorio dei linguaggi contemporanei, sia oggi più vivo che mai.
Flaminio Gualdoni ci accompagna in un excursus brioso, colto e traboccante di aneddoti lascivi e personaggi indimenticabili. Come Lady Hamilton, avvenente giovane dal passato tumultuoso che, sposa del suo pigmalione, diventa esperta nell’impersonare figure dell’iconografia classica: le sue attitudes, lente pantomime silenziose elogiate da Goethe, eternate da Tischbein e ammirate da aristocratici, artisti e scrittori, codificano il genere in un orizzonte situato tra rispettabilità dell’arte, bon ton del gusto borghese e marketing sessuale.
Flaminio Gualdoni insegna Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Ha diretto la Galleria civica di Modena, i Musei civici di Varese, la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Dal 2006 tiene la rubrica “Il criptico d’arte” sul Giornale dell’arte. Tra i suoi libri: Il trucco dell’avanguardia (2001), Arte classica (2007), Una storia del libro (2008), Art (2008), Dizionario Skira dei termini artistici (2010), Storia generale del Nudo (2012), Piero Manzoni. Vita d’artista (2013).
Chiara Gualdoni è nata a Milano nel 1977. Si è laureata nel 2000 in Storia del Teatro e dello Spettacolo a Pavia con un lavoro sul Café chantant e nel 2008 in Letteratura portoghese a Milano con il lavoro Scritture periferiche del Faust: Leopardi e Pessoa. Ha insegnato all'Accademia di Brera, lavorato al Piccolo Teatro di Milano, collaborato con la rivista "FMR", con Rai Radio 3 e con manifestazioni come il Montecarlo Film Festival e l'Almada International Theatre Festival, Lisbona. Ha pubblicato con Nicola Branda Visioni incrociate: Pippo Delbono tra cinema e teatro (2011) e La semplice grandezza. Giulia Lazzarini tra televisione, cinema e teatro (2014).