Corpus n. 1 La luce che intercetto
Il progetto Corpus implica la seguente domanda sostanziale e, al tempo stesso, formale al sistema culturale contemporaneo: è attuale e necessario, è fondamentale, per ogni pratica estetica, riformulare un discorso interno all’arte e, insieme, alle scienze della vita?
Comunicato stampa
Corpus n° 1
La luce che intercetto
a cura di Amalia de Bernardis + Ivan Fassio
temporaneo spazio cit
Via Giorgio Bidone, 16
Torino
Inaugurazione giovedì 23 giugno 2016, ore 19.00
23 giugno – 3 luglio
15.30 - 19.00 (esclusi mart/dom)
Rosa Ubeda, Carla Sanguineti, Roberta Toscano, Nicola Fornoni, Giorgia Cegna, Leardo Sciacoviello, COSTAROCOSA (roberta toscano/armando riva), Andrea Roccioletti, ROXROK, Marco Altavilla, Andrea Massarelli, Francesca Vignale, Veronica La Greca, Ester Pairona, Vincenzo Bruno, Microcollection/Elisa Bollazzi, Darinka Mignatta, Vanessa De Petris
Corpus n°1, mostra collettiva di arte visiva, a cura di Amalia de Bernardis e Ivan Fassio, inaugura giovedì 23 giugno alle 19 presso temporaneo spazio cit./Go to gallery _via Bidone 16 a Torino. Fino al 3 luglio 2016
Il progetto Corpus implica la seguente domanda sostanziale e, al tempo stesso, formale al sistema culturale contemporaneo: è attuale e necessario, è fondamentale, per ogni pratica estetica, riformulare un discorso interno all'arte e, insieme, alle scienze della vita? È imprescindibile una frequentazione costante di un linguaggio immediato, auto-generato dall'indagine radicale, simultanea spontanea, dei campi del sensibile? La questione coniuga in un saldo abbraccio le sterminate sabbie mobili contemporanee della produzione estetica, dell'innovazione linguistica sociale relazionale, dell'enunciazione comunicativa, della metodologia critica, della sperimentazione e della ricerca.
Che l'azione dell'uomo possa generare un esubero fecondo di significanti è un fatto. Questa eccedenza creativa è natura, assimilazione, adattamento, tecnica, progresso. La valutazione di ogni produzione di senso affonda le proprie ragioni – se così decidiamo, in questi tempi, di identificare le radici dell'essere – nel terreno delle percezioni. Ora – e dall'origine –, non possiamo definire compiutamente, attraverso l'utilizzo della parola slacciata dalle sensazioni, l'opacità concreta del corpo e delle creazioni umane, a meno di non voler cadere in un sistema equivocabile. La verbalizzazione è fenomeno biforcuto: da un lato, può organizzare il potere, inibendo forza potenza e libertà; dall'altro, è metodo svincolante, tanto sensibile nell'organizzazione del discorso stesso, per assumere consapevolezza e tuffarsi rinnovati nelle acque dell'esistenza.
Scienza e arte sono dialoghi interni, totalizzanti, immersi nel flusso del sapere.
Il linguaggio è tutto, pregnanza indiscutibile, infinitamente malleabile. La mela, che stringo, si dipinge in un'inesauribile possibilità di declinazioni. Il tempo e lo spazio garantiscono l'individuazione delle coordinate. La lingua, che frequento, è un intreccio di terminazioni nervose, relazione, un continuo cortocircuito appena dopo e subito prima del buio. La luce che intercetto è la pagina su cui inscrivere ogni atto. Anche la notte non sarà nera, così come il bianco che conosco non diverrà mai davvero accecante. Chi sono io, dunque, in tutto questo?
Il corpo conosce, cresce e plasma per contatto, in accoglienza gestazione frutto, affettivamente. Dove riconosciamo un concetto, ci confondiamo. L'imitazione resta il motivo ricorrente d'apprendimento della storia, affinché la comunicazione si mantenga senza sacrificio: educazione, tradizione, allevamento. Il verbo, che era al principio, non s'è fatto carne; si è arreso, dichiarato tale per svelamento: suo compito era dirsi concedersi sfidarsi, per voce categorica, in quanto concrezione d'assoluto.
Ivan Fassio