Corrado Agricola – Clandestino
Clandestino di Corrado Agricola, presentato per la prima volta a Siracusa nel 2011 nella house gallery Filisto251, è un’opera melodiosa. Non è un azzardo definirla così. Una sorta di segreto musicale la attraversa, un richiamo per non dimenticare (il me amēlēsēte del Fedone di Platone).
Comunicato stampa
Clandestino di Corrado Agricola, presentato per la prima volta a Siracusa nel 2011 nella house gallery Filisto251, è un’opera melodiosa. Non è un azzardo definirla così. Una sorta di segreto musicale la attraversa, un richiamo per non dimenticare (il me amēlēsēte del Fedone di Platone). Un ripetuto melodiare che dice-il-vero affermando, nonostante la drammaticità della situazione da cui l’opera nasce, il principio della bellezza dell’esistenza. Cos’altro non è prendersi cura delle altrui esistenze se non preoccuparsene (melei moi). Bisogna che vi sia un luogo di emergenza della verità e bisogna che in questo luogo l'emergenza della verità venga tenuta lontana dalle componenti ingannevoli. Dai luoghi comuni. Corrado Agricola, identificandosi con quegli uomini, donne, bambini, sbarcati il 7 agosto sulla spiaggia di Noto con le loro misere buste di plastica per valigia, dichiara: io son quell'uomo, io soffro, io mi trovavo lì (Whitman, Song of my self). È il clandestino inseguito che s’accascia nella fuga, si lascia cadere contro lo steccato, ansimante, madido di sudore. Clandestino è un’opera che benchè poggi su un fatto di cronaca non si esaurisce in esso: lo sublima in una costruzione ardita a partire dalla ripetizione vertiginosa della preghiera rituale da viaggio. In questo ricorda le grandi costruzioni e decorazioni del mondo arabo.
Aldo Taranto