Corrispondenze
Una mostra importante quella presentata alla galleria d’arte spazio78, che offre agli spettatori un ulteriore discorso ricco e raffinato, incentrato sulle storiche realtà artistico-regionali del nostro Cantone.
Comunicato stampa
Una mostra importante quella presentata alla galleria d’arte spazio78, che offre agli spettatori un ulteriore discorso ricco e raffinato, incentrato sulle storiche realtà artistico-regionali del nostro Cantone. Dopo l’esposizione dedicata al lavoro di Gianni Metalli ed in seguito la mostra (nel decennale dalla scomparsa) incentrata sulle opere di Nena Airoldi, ora il filone si arricchisce di una collettiva dal titolo evocatore: “corrispondenze”. Accostamenti artistici in dialogo tra loro che riassumono uno scorcio dei lavori di ricerca effettuati nel campo dell’arte durante la seconda metà del secolo scorso. Le opere presentate sono le protagoniste di una vivace evoluzione sul tema della linea e del tratto quale fondamento per lo sviluppo di un discorso che trae spunto (ed inizia) dall’architettura e dalla grafica per poi concentrarsi sulle trame geometriche e sulle superfici complesse.
BIOGRAFIA DEGLI ARTISTI
- Francis Bott
Francis Bott (1904 - 1998), è nato a Francoforte, e ha trascorso gli ultimi decenni della sua vita in Ticino.
È stato un pittore tedesco, rappresentante della deuxième École de Paris e dell'arte informale.
Il suo percorso artistico mostra due linee prioritarie e ben distinte, solo apparentemente opposte: una costituita da figure surreali e fantastiche (fra l'altro dovuta alla sua amicizia con Francis Picabia) ed un’altra finalizzata alla ricerca radicale di uno sviluppo attorno all'espressionismo astratto.
La sua sarà stata una vita avventurosa, che lo porterà a viaggiare spesso nelle più svariate condizioni. Avrà modo di incontrare numerose personalità, tra le quali, per esempio a Praga nel 1933, Oskar Kokoschka, che lo convincerà sulle sue potenzialità artistiche e lo spronerà nel suo percorso di ricerca. Nel 1937, dopo un periglioso viaggio per arrivare a Parigi, farà la conoscenza di Max Ernst e di Pablo Picasso.
Dal 1946 avrà un atelier a Parigi, a Montparnasse, luogo che non abbandonerà mai, passandovi numerosi mesi all'anno anche in tarda età. Nel 1948 si china verso l'astrattismo che secondo lui è "il nuovo linguaggio universale dell'arte d'avanguardia". Il suo incontro con Alix di Rothschild nel 1952 contribuisce fortemente al suo riconoscimento in ambito artistico: lei infatti gli acquista il suo primo vero quadro importante e lo sostiene finanziariamente. Grazie a questo, fra gli anni '50 e '60 Francis Bott potrà sviluppare una sua espressione personale che consisterà nell'applicare i colori con la spatola, e a creare una paletta cromatica inedita.
A partire dal 1960 i suoi lavori sono esposti nelle più importanti gallerie d'Europa. Nella sua ultima fase di creazione (fine degli anni '70), ricomincerà a chinarsi verso le sue radici surrealiste, quasi come a chiudere un cerchio. Francis Bott riterrà sempre i suoi lavori astratti e surrealisti come parti di un'opera unica e omogenea, come la sintesi del lavoro di tutta una vita. Muore a Lugano nel 1998. Sono da ricordare, tra l’altro, l’importante retrospettiva alla Villa Malpensata del 1987 e la mostra al Museo Cantonale di Lugano nel 2009.
- Teresa Leiser-Giupponi
Pittrice, scultrice e grafica (1922 - 1993), Teresa Leiser-Giupponi nasce a Sciaffusa dove frequenta la scuola elementare e il ginnasio. Autodidatta, si dedica alla xilografia, alla ricerca pittorica e alla creazione di sculture in legno e ferro.
Nel 1943 si trasferisce in Ticino a Treggia e sposa il pittore, scultore e grafico Willy Leiser da cui avrà due figli, Francesca e Sandro. Dal 1956 si stabilisce definitivamente a Sala Capriasca dove, a partire dal 1959, anno della morte del marito, vivrà ritirata con i figli.
Teresa Leiser Giupponi muore a Sala Capriasca il 3 ottobre 1993 dopo quarant’anni di attività artistica.
Le prime esposizioni si svolgono nel 1953, a Milano, alla Galleria del Naviglio e a Venezia alla Galleria del Cavallino. Seguiranno numerose personali e collettive: si ricordino quelle a Losanna, a Berna, a Winterthur, a Bienne, a Genova (durante la triennale Xylon 9) e a Lugano (a Villa Ciani e a Villa Malpensata in collettive organizzate dalla Società ticinese di belle arti). L'ultima importante mostra antologica a lei dedicata data del 2012, al m.a.x. museo di Chiasso.
- Lodewijk
Nato ad Amsterdam, Lodewijk (1920 – 2007) ha vissuto a partire dal 1958 in Ticino fino al 2007, anno della sua scomparsa. Giovane e anticonformista, pittore libero e rigoroso allo stesso tempo, Lodewijk ha dedicato tutta la sua vita all’arte. Come ha scritto su di lui Dieter Bachmann in un servizio per la rivista “Du” (ottobre 1988), quella di Lodewijk è stata una continua “contraddizione vissuta”, dove l’arte era sparsa ovunque e mescolata alla vita quotidiana. Le prime mostre personali datano del 1960 a Milano e Zurigo. Sviluppa continuamente un discorso attorno alla linea e alla forma e in Ticino trova un’espressione artistica propria, basata appunto sulla geometria.
Ama lavorare attraverso serigrafie, blocchi di legno, forme ripetute in modo quasi ipnotico: opere ordinate, strappate alle confusioni della vita o alle imprevedibilità del quotidiano. I lavori esposti in questa mostra si concentrano sul periodo più “maturo” di Lodewijk, sulle sue linee rette, sugli spessori puri, sulle serigrafie, sui contrasti dei rilievi monocromatici che creano una poesia incentrata “sui décalés” bianco su bianco. Si ricordano le importanti mostre alla galleria Bollag a Zurigo (partire dal 1969 sarà esposto regolarmente in personali e collettive durante oltre 20 anni) e, in Ticino, alla Casa Battaglini di Cagiallo e alla galleria d’arte spazio78 di Lugano. Le opere di Lodewijk si trovano in numerose collezioni private e pubbliche in Francia, Germania, Olanda, Italia, Norvegia, U.S.A e Svizzera.
Qui in Ticino, si possono ammirare, tra l’altro, la grande scultura in alluminio per il centro professionale di Lugano-Trevano, eseguita nel 1982, e la vetrata per la chiesetta di Gola di Lago del 2001.
- Carla Prina
Carla Prina (1911 - 2008) è stata una pittrice italiana.
Dopo il canonico momento di formazione artistica durante gli anni trenta (Accademia di Brera e Scuola Libera del Nudo a Roma) entra in contatto con il gruppo degli Astrattisti Comaschi (formato da Mario Radice, Manlio Rho, Carla Badiali, Aldo Galli) teorizzato dall'architetto razionalista Alberto Sartoris. Nell'atelier del pittore Manlio Rho, Carla Prina farà la conoscenza di Alberto Sartoris diventandone in seguito sua moglie.
Il percorso artistico di Carla Prina, è stato sempre teso ad una rappresentazione cromatica e geometrica particolarissima, votata ad una risoluzione coloristica limpida, volumetrica e dinamica nella quale “la forma nasce con il colore". Il suo impegno creativo fu continuo e costante negli anni, teso all'elaborazione geometrica, cromatica, plastica, fino agli ultimissimi anni. Numerose le esposizioni di prestigio alle quali l’artista ha partecipato e che gli sono state dedicate, sia in Italia sia all'estero a partire dai primi anni quaranta. Da ricordare l’ultima mostra personale dedicata all'artista a Milano nel 2004 presso la Galleria Spaziotemporaneo a cura di Claudio Cerritelli e una recentissima donazione (ottobre 2013) alla Pinacoteca Civica di Como.
L’acquisizione è di estremo interesse, poiché viene a colmare una storica lacuna delle collezioni civiche. Pur avendo fatto parte degli Astrattisti comaschi, Carla Prina non era infatti finora rappresentata nelle sale museali ad essi dedicate.
- Imre Reiner
Imre Reiner (1900 – 1987). Nato in Ungheria, dopo un’iniziale formazione di scultore in patria, si è trasferito giovanissimo in Germania per perfezionare la sua formazione artistica alle scuole d’arti e mestieri di Francoforte sul Meno, dapprima, e di Stoccarda, poi, dove si specializza nella creazione e sviluppo di caratteri tipografici. In questi anni di ristrettezze economiche soggiorna per un paio d’anni negli Stati Uniti, a New York e Chicago, dove lavora come scalpellino. Rientrato a Stoccarda alla metà degli anni ’20, trova impiego quale disegnatore industriale.
A partire da questo momento cresce la sua notorietà internazionale in campo tipografico con la pubblicazione di 11 importanti saggi e lo sviluppo di tutta una serie di fortunati caratteri tipografici.
Nel 1931, percependo l’inesorabile degrado politico in Germania, che avrebbe portato da qui a poco alla discriminazione e persecuzione ebraica, lascia la Germania. Dopo essersi sposato a Parigi, e dopo un breve soggiorno a Basilea, giunge in Ticino. Si stabilisce a Ruvigliana, dove rimarrà quasi ininterrottamente per oltre 50 anni e dove si dedicherà essenzialmente alla sua grande passione di sempre: la pittura.
Qui continua anche la realizzazione dei caratteri tipografici che gli avevano dato fama – alla sua scomparsa nel 1987, ne avrà creato una quindicina – ed una importante produzione grafica che avrebbe portato all’illustrazione con silografie e incisioni di 39 edizioni.
Dal 1922 ha tenuto oltre 50 personali in Svizzera e all'estero. In Ticino ha esposto alla Galleria Europa di Lugano nel 1966, alla galleria Mosaico di Chiasso nel 1969, 1973, 1974 e nel 1977, alla Villa Malpensata di Lugano nel 1974, alla Biblioteca Cantonale di Lugano nel 1976 e nel 1980, al Convento del Bigorio nel 1978, alla Galleria l'Immagine di Mendrisio nel 1980 e nel 1982, al Museo d'Arte di Mendrisio nel 1985. La Galleria La Colomba e la Galleria Sestante, entrambe di Lugano, gli hanno dedicato due importanti mostre postume.
- Alberto Sartoris
Alberto Sartoris (1901 - 1998) è stato un architetto italiano. Dopo la sua nascita a Torino, il padre emigra a Ginevra.
Dal 1916 al 1919 Sartoris studia architettura alla Scuola delle Belle Arti di Ginevra. Nel 1920 aderisce al movimento futurista (fino al 1923). Fu anche designer, critico d'arte e insegnante. Nel 1928 è uno dei membri fondatori dei CIAM (Congrès Internationaux d'Architecture Moderne) con, fra gli altri, Charles-Edouard Jeanneret detto Le Corbusier.
È uno dei fondatori, a Losanna nel 1945, della scuola di architettura "Athenaeum". Scrisse gli Elementi dell'Architettura Razionale nel 1932 che fu riedito più volte assumendo per ultimo il titolo di Encyclopédie de l'architecture nouvelle (1954) divenendo di conseguenza uno dei più importanti teorici del Razionalismo italiano. Egli ha contribuito alla fortuna critica delle prime esperienze artistiche razionaliste ed astratte italiane, facendo conoscere in ambito internazionale i lavori degli astrattisti comaschi. Si ricordano la mostra nel 2000 alla galleria al Raggio di Lugano e l’esposizione “itinerario magico”, a Losanna, del 2005. Alberto Sartoris ha donato l'insieme dei suoi archivi alla scuola politecnica di Losanna (EPFL).
Gli astrattisti comaschi furono un gruppo artistico italiano, nato nei primi anni trenta del XX secolo attorno alle figure dei pittori Manlio Rho e Mario Radice e che incluse artisti come Aldo Galli, Carla Badiali e Carla Prina. Influenzati dalla lezione degli architetti Antonio Sant'Elia e Giuseppe Terragni nonché dalla visione delle prime mostre italiane di Kandinsky e dai testi della Bauhaus, il gruppo rappresentò la più omogenea trasposizione in Italia delle avanguardie astratte che erano fiorite in quegli anni in Europa a partire dal Suprematismo russo fino al movimento De Stijl. Ancora un architetto, Alberto Sartoris fu il primo a sostenere criticamente il gruppo, che ormai è unanimemente considerato come uno dei movimenti fondamentali dell'avventura artistica del Novecento italiano.