Corso Polonia
La reciprocità è il concetto chiave della decima edizione del Festival Corso Polonia, secondo la traccia che il direttore Jaroslaw Mikolajewski ha inteso dare a questa edizione del Festival che segna anche il 20° anniversario della nascita dell’Istituto e il termine del mandato del direttore. All’interesse e attenzione reciproci fra Italia e Polonia sono dunque dedicati alcuni dei suoi quindici appuntamenti.
Comunicato stampa
Corso Polonia
10 maggio – 7 giugno 2012
X° edizione del Festival delle Arti Unite - 20° anno Istituto Polacco di Roma
La reciprocità è il concetto chiave della decima edizione del Festival Corso Polonia, secondo la traccia che il direttore Jaroslaw Mikolajewski ha inteso dare a questa edizione del Festival che segna anche il 20° anniversario della nascita dell'Istituto e il termine del mandato del direttore. All'interesse e attenzione reciproci fra Italia e Polonia sono dunque dedicati alcuni dei suoi quindici appuntamenti.
Come l’attrazione reciproca fra i due Paesi all'alba del 1956 nel breve ma decisivo periodo del Disgelo est-ovest, anno cruciale per la conoscenza reciproca. Il Festival si apre difatti il 10 maggio con una mostra delle fotografie scattate nel 1957 dall'allora giovanissimo maestro della fotografia Wojciech Plewiński, classe 1928, quando con un gruppo di fotografi polacchi arrivò in Italia per la prima volta e volle immortalarla per mostrarla ai suoi compagni rimasti a casa per i quali il mito dell'Occidente passava per quello dell'Italia. Una Polonia di cui neppure l'Italia conosceva le avanguardie, come il cabaret letterario Piwnica pod Baranami, letteralmente 'Cantina', di Cracovia, fondato proprio nel 1956 e divenuto, fino alla fine del Comunismo, una leggenda di eccentricità artistica la cui fama dura ancora oggi.
Ma poco conosciuti in Italia, nel decennio successivo, erano anche fenomeni capitali come il teatro di Jerzy Grotowski e Tadeusz Kantor. Fu grazie all'amicizia fra quest'ultimo ed Achille Perilli, incontratisi in Jugoslavia nel 1968, che Tadeusz Kantor portò nel 1969 il suo teatro alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna mentre la storica Galleria Foksal di Varsavia realizzava lo stesso anno una mostra dell'artista italiano, il quale a sua volta curò nel 1979 a Palazzo delle Esposizioni la mostra 'L'Avanguardia Polacca'. Perilli stesso parteciperà, fra gli altri, alla tavola rotonda 'L'amore corrisposto: l'Italia e la Polonia nei primi anni dopo il disgelo', l'11 maggio, in Istituto.
Il 18 maggio, Lech Majewski (1953), regista de 'I colori della Passione', eccezionalmente presente a Roma per il Festival, presenterà per la prima volta in una sala italiana – il Cinema Trevi di Roma - il suo film 'Il giardino delle delizie', vincitore nel 2004 del Gran Premio della Giuria al Festival Internazionale del Cinema di Roma il film, girato a Venezia, è ispirato anche questo a un capolavoro pittorico, 'Il giardino delle delizie' di Bosch. Il film fa parte della rassegna 'Sei film sull'amore' , che si svolgerà il 18 e 19 maggio alla Sala Trevi; una selezione di film sul tema, meno noti, ma ciò nonostante fra i più belli, dei maestri del cinema polacco, come Krzysztof Kieślowski e Andrzej Wajda, che il pubblico italiano conosce bene, ma anche di grandi autori meno conosciuti in Italia: Wojciech Jerzy Has, Tadeusz Konwicki, Janusz Morgenstern.
Segnaliamo alla stampa che il regista Lech Majewski sarà a Roma dal 15 al 20 maggio. Per eventuali interviste, saremo lieti di esservi da tramite.
Sull'onda poi dell'interesse internazionale per i poeti polacchi quali Szymborska, Miłosz e Ginczanka, sarà sempre Lech Majewski a rendere omaggio il 16 maggio, in Istituto, al poeta Rafal Wojaczek (1945-1971), capofila di quella poesia polacca moderna più anarchica e autodistruttiva, agli antipodi dell'umanesimo szymborskiano. Majewski presenterà il film che realizzò nel 1999 sul poeta, dal titolo 'Wojaczek', in presenza dell'attore protagonista, Krzysztof Siwczyk.
Nella storica tradizione dei grandi giornalisti polacchi, interverrà il 29 maggio Adam Michnik, storico e giornalista, direttore del principale quotidiano nazionale 'Gazeta Wyborcza' ma anche uno degli attori principali della lotta per la democrazia nei paesi dell'Est, che evocherà i suoi maestri italiani, amici e compagni di strada.
La reciprocità risuonerà negli eventi chopiniani all'Auditorium Parco della Musica il 13 e il 14 maggio, con il giovanissimo pianista jazz noto in tutto il mondo Mateusz Kolakowski (classe 1986) che interpreterà Chopin e Karol Szymanowski, padre della musica contemporanea polacca (1882-1937).
Durante il Festival, a Palazzo Blumenstihl, sede storica dell'Istituto, ridonderanno poi il 10 maggio le più belle canzoni letterarie (o piuttosto “poesie cantate”) sempre dello storico cabaret letterario Piwnica pod Baranami attraverso le registrazioni del genio canoro Ewa Demarczyk, in presenza del compositore delle sue canzoni Zygmunt Konieczny.
E ancora, il jazz di Krzysztof Komeda (conosciuto in Italia come autore delle colonne sonore dei primi film di Roman Polański), Paweł Mykietyn (1971), compositore e clarinettista, acclamato quale 'nuova stella della musica polacca', che terrà un concerto all'Accademia Filarmonica il 31 maggio, preceduto dalla proiezione del film di Andrzej Wajda del 2009 'Tatarak', di cui Mykietyn compose la colonna sonora.
Infine, il desiderio di divertire il pubblico più giovane con le filastrocche di Jan Brzechwa (il Gianni Rodari polacco), il 2 e 3 giugno al Teatro San Carlino, ma soprattutto di approfondire la conoscenza dello storico pedagogo, medico e scrittore Janusz Korczak (1878-1942) - i cui libri del 1929 'Il diritto del bambino al rispetto' e 'Come amare un bambino' ebbero un impatto fondamentale e il secondo antcipò quella che oggi è la Carta Internazionale dei Diritti del Bambino'. Egli morì nel campo di sterminio di Treblynka nel 1942 perché scelse di accompagnare a morire e di non abbandonare (nonostante ne ebbe la possibilità) la classe di piccoli alunni dell'orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia. Korczak fu l'ideatore della Casa degli Orfani nel 1911, un istituto dove i bambini gestivano con un loro governo regole e attività culturali. Lo ricorderà il 23 maggio alla Biblioteca Europea una testimone d'eccezione, Joanna Olczak – Ronikier, scrittrice e scenografa rinomata, una delle ultime persone che incontrò vivo il medico, quando era bambina.
Ancora, 'al Teatro Sala 1, il 4 giugno, 'La nostra classe. Una storia in XIV lezioni', il testo drammatico di Tadeusz Słobodzianek, vincitore nel 2010 del Premio Nike, il più importante premio letterario in Polonia, diretto dal giovane regista residente a Londra Michael Gieleta, sulla vicenda di 10 ragazzi di scuola, Ebrei e Polacchi, interpretati da giovani attori romani, narrata nell'arco di 80 anni, a partire dal 1925 e sotto la guerra, quando tutti i rapporti cambieranno, culminando nell'antisemitismo.
Infine, il 7 giugno, prima del concerto 'Da Bach a Komeda', il Festival si chiude all'insegna dell'arte contemporanea con l'inaugurazione della mostra di opere recenti realizzate fra il 2007 e il 2012 dell'artista Jaroslaw Modzelewski, capofila del movimento 'Gruppa' , movimento degli anni '80, e rappresentante fra i più significativi della pittura figurativa contemporanea polacca. Una pittura che, fuori da ogni accademismo o approccio nostalgico del media, più che mai sa cogliere l'assurdo del vivere odierno, che nel mito dell'iconografia, dell'ossessione della mimesi e dell'ambizione all'infinità riproducibilità dell'essere, ha privato l'uomo della propria ombra; un'assenza che nelle tele mai prive d'ironia di Modzelewski, mostra tutta la sua cristallina e beffarda capacità di privare la realtà di sintassi e prospettiva e di porre i personaggi – l'uomo - in una sorta di attonito stupore e disattesa.
Retroguardia polacca
mostra di Jarosław Modzelewski
Giovedì, 7 giugno (fino al 31 luglio), per la chiusura del Festival Corso Polonia
ingresso libero - ore. 19.00
Istituto Polacco di Roma – Via Vittoria Colonna 1 - www.istitutopolacco.it
Jaroslaw Modzelewski (classe 1955), da più di due decenni protagonista dell’arte polacca, co-fondatore della storica formazione Gruppa, così ha spiegato l'ironia del titolo che ha scelto per la sua mostra: “Nel 1987 è stata organizzata in Italia la mostra di Gruppa, intitolata L’avanguardia polacca… Non avrebbe un senso, forse, oggi, dare il titolo La retroguardia polacca? Che significato ha questo titolo per un artista considerato finora uno degli esponenti di spicco dell’avanguardia degli anni ’80? Un momento di maturazione personale? Un cambiamento di prospettiva dovuto al cambio generazionale?...”
La risposta potrebbe nascondersi in questa esposizione di dipinti creati negli ultimi cinque anni, dopo la mostra di Modzelewski all’Istituto Polacco di Roma nel 2007.
L'artista ha sposto in molte gallerie in Polonia e all'estero, fra cui: Galleria Le Plateau di Parigi (2004), Galleria Zacheta di Varsavia e Tetriakowska di Mosca nella mostra collettiva 'Mosca-Varsavia/Varsavia Mosca 1900-2000', Museum Würth di Künzelsau (2000), Museo Nazionale di Danzica (2001) e di Varsavia (2000), Kunsthalle di Baden-Baden (2000), Castello Ujazdowski di Varsavia (1999), Ludwig Museum di Budapest (1997) e Martin Gropius Bau di Berlino (1994).
Così scrive di lui Anda Rottenberg, direttrice della Galleria Nazionale Zachęta di Varsavia dal 1993 al 2001, curatrice dei Padiglioni della Polonia alle Biennali di Venezia, São Paulo e Istanbul: “Sembra che per l’artista, punto di partenza e oggetto di analisi fossero due modelli radicati nella tradizione polacca: il figurativismo di Andrzej Wróblewski e l’astrazionismo di Stefan Gierowski. Il primo, doveva penetrare la problematica esistenzialista; il secondo, aveva l’obbligo di risolvere i problemi puramente pittorici.” (testo pubblicato nel 2007, nel catalogo della mostra all'Istituto Polacco di Roma).
Così colloca storicamente l'artista Ania Jagello, curatrice nel 2007 della mostra di Modzelewski a Roma, all'Istituto Polacco: “Nel 1982, insieme ad alcuni altri artisti amici, il pittore Jarosław Modzelewski fonda il gruppo, molto noto in Polonia, chiamato GRUPPA. I loro quadri commentavano in modo ironico la Polonia degli anni ‘80, divisa tra fedeltà al regime e opposizione, tra gli artisti che esponevano nelle gallerie pubbliche e quelli che le boicottavano. Operavano soltanto in case private o chiese, che in quei tempi svolgevano un ruolo fondamentale nell’opposizione al sistema, ma Modzelewski e gli artisti di Gruppa, con i loro commenti ironici, non erano ben visti né dall’ambiente della Chiesa né dagli addetti culturali dello Stato. Gruppa durò 10 anni e concluse la sua attività nel 1992, con una mostra retrospettiva nella Galleria Nazionale di Arte Zachęta di Varsavia, la cui allora direttrice era Anda Rottenberg.” E, sull'opera: “Guardando i nuovi lavori di Jarosław Modzelewski, si ha l’impressione che il tema del quadro sia propriamente l’attesa: di qualcuno, di qualche situazione, di un tempo migliore, della fine dell’inverno...”