Cortona. L’Alba dei principi Etruschi
Visitando la mostra, composta da oltre 200 pezzi, emerge con forza il ruolo della donna, protagonista all’interno della struttura sociale etrusca sia nelle sue prerogative di filatrice e tessitrice ma anche attenta agli equilibri di potere della societa’.
Comunicato stampa
Gli Etruschi sono ancora in grado di svelare antichi segreti e di raccontare storie straordinarie. La città di Cortona, una delle più importanti Lucumonie Etrusche, in particolare in questi anni è stata in grado di proporre novità importanti per la comprensione della storia e della cultura etrusca.
Oggi a pochi anni dall’apertura del MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona) e della clamorosa scoperta dei due circoli orientalizzanti del Sodo, il Comune di Cortona, l’Accademia Etrusca e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il sostegno della Regione Toscana e della Provincia
di Arezzo, della Banca Popolare di Cortona, dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e del Centro Fiere e Congressi di Arezzo, danno vita ad un progetto espositivo che spinge in avanti la conoscenza di questi nostri misteriosi avi e ci racconta come conservare la memoria della loro arte.
La mostra Cortona. L’alba dei principi etruschi (corredata da catalogo scientifico), allestita nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, è stata realizzata grazie all’impegno dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana che ha condotto gli scavi nel Parco Archeologico di Cortona. Si tratta dei corredi del II Circolo funerario del Sodo, costituito da oltre 15 tombe intatte databili tra la fine del VII secolo e gli inizi del VI a.C. ed una serie di oggetti mai visti rinvenuti nei siti archeologici del territorio (dal palazzo principesco di Fossa del Lupo alla villa romana di Ossaia) esaminati sotto un nuovo punto di vista, quello del restauro.
Obiettivo della mostra è quello di offrire un viaggio che porti il visitatore indietro di 2700 anni fino all’alba della civiltà etrusca cortonese.
Gli oggetti sono esposti grazie ad un allestimento originale sia per il valore storicoeducativo che per quello spettacolare e tecnologico. Un percorso che presenta i vari stadi del recupero illustrando tutte le fasi di quella “catena di montaggio” che va dallo scavo archeologico, al recupero dei materiali, alla diagnostica, fino al completamento del restauro, in vista di una definitiva esposizione al MAEC.
La presentazione di tanti reperti inediti di età Orientalizzante, consente di far luce sulle fasi più antiche di Cortona, quelle che addirittura precedono l’avvento dei principi (ecco quindi il richiamo all’alba, nel senso di inizio della loro cultura), benché, in realtà, se ne possono cogliere anche i massimi sviluppi età arcaica (grazie
a spettacolari rinvenimenti relativi a vecchi scavi mai pubblicati, provenienti dal tumulo II del Sodo) ed il progressivo smantellamento dell’identità e delle tradizioni, pur con certe resistenze, con l’avvento di Roma (come testimoniano i materiali della villa rustica di Ossaia).
Visitando la mostra, composta da oltre 200 pezzi, emerge con forza il ruolo della donna, protagonista all’interno della struttura sociale etrusca sia nelle sue prerogative di filatrice e tessitrice ma anche attenta agli equilibri di potere della società.
La mostra Cortona. L’alba dei principi etruschi conferma quanto già gli storici antichi avevano narrato di Cortona, ritraendola come una città multiculturale, con aspetti umbri, italici ed etruschi, ma aperta anche al fascino della cultura greca ed orientale, e ne sposta indietro la fondazione di quasi cento anni: una città antica di oltre 2700 anni.
La Toscana, quindi, grazie anche a queste datazioni e scoperte, si propone sempre di più quale culla della civiltà italica.
Un popolo, quello etrusco, che già 27 secoli or sono dialogava e commerciava con la Grecia, il Medio Oriente, il Nord, insomma una società evoluta e strutturata che, grazie anche a questa mostra, oggi ci appare più nitida e straordinaria. Cortona con questa “trasferta” nel cuore di Firenze si propone come modello di conservazione e progettazione archeologica e culturale.