Cosimo Cimino – Vaghe Scritture
La galleria IL GABBIANO della Spezia inaugura la stagione espositiva 2017 con la nuova personale di uno dei fondatori (1968), Cosimo Cimino, dal titolo evocativo Vaghe scritture. Accompagna la mostra un pieghevole con un testo di Cinzia Compalati.
Comunicato stampa
La galleria IL GABBIANO della Spezia inaugura la stagione espositiva 2017 con la nuova personale di uno dei fondatori (1968), Cosimo Cimino, dal titolo evocativo Vaghe scritture. Accompagna la mostra un pieghevole con un testo di Cinzia Compalati.
<<[…] Qui in Vaghe Scritture – mostra che raccoglie opere relativamente recenti, dal 1995 ad oggi – Cimino sembra affrontare il tema dell’opera aperta teorizzata da Umberto Eco attraverso un vero e proprio cortocircuito semiotico in cui non c’è più corrispondenza tra significato e significante. È un progetto espositivo giocato su due grandi cicli: da una parte quello realizzato con le riproduzioni delle lattine – tagliate a strisce sottili – in cui si perde il significato dell’oggetto d’origine per dar vita a una tavolozza di colori e scritte no sense; parole o lettere non correlate spingono lo spettatore a domandarsi “Che c’entra?” lasciando totale spazio interpretativo al ‘ruolo del lettore’ echiano. Dall’altra le Giacche (2016) – anch’esse realizzate con le medesime riproduzioni – che delineano corpi vuoti, individui qualunque, folle, noi tutti – geneticamente modificati dalla società di massa – che indossiamo una nuova pelle. La mostra trae spunto da due opere storiche Lettere d’amore (1995) e Biglietti augurali (1995) in cui una pseudo scrittura diventa calligrafismo e segno, dove si rompe per la prima volta il nesso tra simbolo e significato e la busta, il contenitore, occulta i contenuti. Forse nascondono frasi ricorrenti, banali e scontate? Anche in questo caso è richiamato il ruolo attivo dello spettatore, libero di riempire con i suoi pensieri ciascun biglietto. […] La ricerca di Cosimo Cimino è di natura sperimentale e si muove da una rilettura della pop art in chiave critica attraverso l’utilizzo del riciclaggio e dell’ironia. I materiali di scarto – da lui sapientemente manipolati – acquisiscono una nuova valenza estetica e semiotica. Il suo lavoro ruota interamente sul tema del linguaggio, per crearne, credo, di nuovi.>>
[dal testo di Cinzia Compalati scritto in occasione della mostra]