CosmoGrafie
Un racconto tecnologico e filosofico, concettuale e metafisico, surreale e fantastico sulle varie tematiche di natura cosmologica, narrato attraverso la pittura, la scultura, la fotografia, l’installazione, il video.
Comunicato stampa
Cosmologie territoriali
“L’esigenza dell’Uomo, e quella della sua Arte, di abbracciare il Cosmo a partire dal suo cortile, ovvero dai
suoi limiti ristretti esistenziali, nasce dal falso delle sue proporzioni rispetto alla natura, una illusione ottica
che come Gulliver gli dà la parvenza di essere ora un gigante ora un nano. Capire che le proporzioni non
sono poi così importanti nell’amore è il vero compito dell’Arte e non il refuso, nel quale cade spesso, di
recuperare il gap posticcio fra noi e l’infinito. I viaggi interstellari, che nascono con i nobili propositi della
ricerca dai benefici ad uso collettivo, altro non sono che un proiettile, sindrome dell’arma da fuoco, quel
raggio laser che annulli la distanza che presumiamo ci sia dalla possibilità.
Così la Mitologia, un pedissequo confronto fra dei che non sono poi così perfetti, succubi delle più basse
concupiscenze umane, fedifraghi, gelosi, ostili, violenti eppure posti nell’empireo delle più alte aspirazioni
umane, capaci di fornire sibillini insegnamenti e impeccabili lezioni di morale a uomini rei di sfidare il limite,
sempre nell’ottica di recuperare uno spazio che non esiste.
Così l’astrologia, anzi vieppiù. La Carta del Cielo, per chi ha avuto la fortuna di una simile seria fotografia, è
la matematica disposizione di stelle e pianeti al momento della nascita, nulla più, e le deduzioni si basano
sull’influsso magnetico di cui non solo gli astri, ma gli stessi esseri umani, dispongono. L’Oroscopo invece è
la proiezione dell’Uomo della distanza che ritiene ci sia fra lui e la Felicità. Grandi astrologhi sono stati, sotto
questo aspetto, Schopenhauer, Shelley, Keats, Picasso, Pasolini.. quando diceva “io so i nomi dei
responsabili delle stragi, ma non ho le prove…”
Il Cosmo quindi è una questione di distanze, che non ci sono. Moderne teorie che superano di gran lunga
anche la Relatività di Einstein, parlano di dislocazione spazio temporale dei buchi neri, essi stessi già
confusione toponomastica, suggerendo l’idea, per i viaggi interplanetari che durano più vite, di scovare ed
aprire queste porticine dell’universo che ci facciano essere già lì. Avvincente. Ma torniamo alla tautologia
della distanza, della partenza, dell’arrivo. Il Cosmo intellettuale, quello vero, quello affrontato dalla Mostra
Cosmografie di Eva Czerkl, non è un insieme di segmenti che, come dice il filosofo Bergson, l’uomo ha
sparso per costruire la memoria, ma è il senso verticale dell’esistenza che si esplica nell’attimo atemporale,
vera summa di verità ed esistenza, relazione e felicità. Difatti, teorie ancora più innovative dei buchi neri
situano la felicità nell’attimo di sofferenza che la esclude, nella passione per la sua scomparsa nella
soddisfazione del pensarla al di là della sua probabilità di attuazione. Ancora Pasolini alla fine del Decameron
dice, di fronte all’affresco compiuto, “perché fare un’opera quando è così bello immaginarla soltanto?”. E’
l’Arte, è la Poesia anche quando questa si esprime con un segno, con un colore, con il nulla. E’ questo il
Cosmo, l’attendibilità del tutto senza averne prove, la coscienza di farne magicamente parte, la riuscita senza
prove di coraggio, il piacere senza la colpa, la felicità senza il suo prezzo, la distanza senza dolore, come
diceva Troisi al secchio “vieni qua, a te non costa niente, io divento ricco e famoso”. Sacrificio, il Cosmo è
sacrificio, non dolore, felicità non la sua ragione, essenza non la sua articolazione. Silenzio dei rumori della
notte.
Grazie alla solerzia, perspicacia e acume di Eva Czerkl, gli artisti presenti in Cosmografie non hanno distanza,
fra loro e dall’Arte, miracolosamente assumono il senso lasciando gli elementi componenti alla loro semplice
rivoluzione democritea, che il mondo a caso pone, permettono l’avviluppo delle forme nella sembianza
metafisica dell’incompiuto, che rivela la sua sostanza nel puro perché delle cose, nella cosmogonia della
visione, della rappresentazione, del subito che si fa mai e della felicità che sta nell’esserci, in un gioco di
prospettive anacronistiche e di segnali qasar che ottundono l’infinito e lo rendono plausibile, sostenibile cioè
fatuo e briosamente nullo.”
Sergio Gabriele
Sergio Gabriele – Scrittore, fa parte di EnPleinAir, Associazione Culturale di Pinerolo (To), come autore di testi
critici e curatore di Mostre ed Eventi nell’ambito dell’Arte Contemporanea. Responsabile delle E-zine EnPleinAir
Review e FemminArt Review, nonché del profilo Facebook FemminArt (Donna e Arte).
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