Cosmos. The Volcano Lover
Curata da Sonia D’Alto e con contributi critici di Giovanni Berera e Paolo Bolpagni, la mostra omaggia Plinio il Vecchio, uno dei più illustri cittadini comaschi, mettendo in dialogo, nelle sale neoclassiche di Villa Olmo, opere di artisti contemporanei con reperti archeologici risalenti all’età romana antica.
Comunicato stampa
COSMOS. The Volcano Lover è il progetto promosso dalla Fondazione BTS Como Arte con il patrocinio del Comune di Como, in occasione delle celebrazioni del Bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio, curate dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei duemila anni dalla nascita di Plinio il Vecchio e patrocinate dal Ministero della Cultura.
Curata da Sonia D’Alto e con contributi critici di Giovanni Berera e Paolo Bolpagni, la mostra omaggia Plinio il Vecchio, uno dei più illustri cittadini comaschi, mettendo in dialogo, nelle sale neoclassiche di Villa Olmo, opere di artisti contemporanei con reperti archeologici risalenti all’età romana antica, provenienti dal Museo Civico Archeologico Paolo Giovio di Como, dal Museo delle Civiltà di Roma, dal Museo di Storia Naturale di Milano, antiche stampe della Collezione Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano, presenti entrambi per la prima volta a Como e dalle Collezioni museali di scienze naturali del Liceo Alessandro Volta di Como. Le opere degli artisti contemporanei, allestite lungo l’intero percorso espositivo, toccheranno tutti i linguaggi del contemporaneo, dall’arte tessile alla videoarte, dall’installazione site specific, al collage.
“Il Comune di Como accoglie COSMOS. The Volcano lover che riporta Villa Olmo al centro dei circuiti di arte internazionali, mettendo in dialogo gli studi e l’opera di uno dei nostri più importanti concittadini, Plinio Il Vecchio con gli artisti contemporanei, in un processo di rilevante attualizzazione. Il progetto espositivo consentirà anche di “riaprire” a Villa Olmo, le porte del Museo Civico Archeologico Paolo Giovio attraverso l’esposizione di una selezione di reperti risalenti all’età pliniana delle nostre collezioni. Aspettiamo tutti, per poter condividere insieme questa importante operazione culturale per la città”. Così Enrico Colombo, Assessore alla Cultura del Comune di Como.
“La curiosità che, autentica e sterminata, ha animato tutta la ricerca e la vita di Plinio Il Vecchio è anche il motore di questo progetto espositivo, in cui si è ricercata la miglior sintesi possibile tra ignoto e conosciuto, tra antico e contemporaneo, tra volontà e fato. Un obiettivo possibile grazie alla collaborazione di diversi istituti, anche milanesi, come il Castello Sforzesco e il Museo di Storia Naturale e di importanti artisti contemporanei, il cui sempre più intenso interesse verso la Natura, le sue apparenti contraddizioni con l’Umano e sua temibile e al tempo stesso innocente forza di vendicare ogni abuso, connette con forti legami di senso le loro opere al destino di una delle più importanti figure della nostra storia antica”. Così Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.
IL BIMILLENARIO PLINIANO
Nato a Como duemila anni fa (nel 23 o forse 24 d.C.), vissuto ai tempi di Nerone, Vespasiano e Tito, procuratore e poi ammiraglio imperiale, Plinio il Vecchio non fu uno scienziato né solo uno scrittore, ma un uomo d’azione con una sterminata curiosità e un’autentica fascinazione per tutti i fenomeni e le espressioni della Natura.
La sua Naturalis Historia, unica, ma colossale opera giunta fino a noi, è la summa di tutte le conoscenze possibili ai tempi in cui visse, un compendio proto-enciclopedico del sapere. Plinio imparò e scrisse su tutto: dai fulmini alla storia della pittura, dagli alberi silvestri alla storia delle guerre in Germania, dall’ambra gialla all’elenco delle opere “mirabili” costruite con la pietra. Un enorme lavoro di studio e scrittura che impegnò tutti i ritagli di tempo della sua vita di homo publicus, svolto con la dedizione di chi scrive non per compiacersi della propria erudizione, né gloriarsene con i potenti, ma per consentire al popolo di elevarsi con un’educazione completa, circolare, “cosmica”.
“Per numerosi secoli, l’opera di Plinio il Vecchio è stata uno dei maggiori testi di riferimento nell’intenso confronto fra Antichi e Moderni, influenzando fra i primi Petrarca, Boccaccio, Alberti, Mantegna, Verrocchio, Leonardo. Vasari, seguendo le esortazioni di Giovio, si riferì ampiamente alla lettura della Naturalis Historia per costruire l’impalcatura della sua Vite che tanta influenza ebbe nello sviluppo delle arti moderne. Grazie alle sue descrizioni dei capolavori perduti dell’Antichità, Plinio ispirò generazioni di artisti almeno fino a Cy Twombly. È per tutte queste ragioni che il Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei Duemila Anni dalla Nascita di Plinio il Vecchio è particolarmente lieto della Mostra “Cosmos. The Volcano lover” che riprende attualizzandolo il secolare, indissolubile ed essenziale legame tra Plinio e l’Arte”. Così Massimiliano Mondelli, Vice Presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei Duemila Anni dalla Nascita di Plinio il Vecchio e Presidente dell’Accademia Pliniana di Como.
COSMOS. The Volcano lover
“La mostra riflette sulla figura di Plinio il Vecchio esplorando la fragilità dei saperi e attraversando cosmologie umane e non umane e riflettendo sulla secolarizzazione dei processi di esposizione e definizione della natura. Plinio, nella sua Naturalis Historia, incarna la curiositas scientifica, la volontà di divulgazione e sistematizzazione, con un particolare approfondimento delle scienze naturali; ma lo studioso è anche l’uomo che muore vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., mentre era impegnato in una operazione di salvataggio con delle imbarcazioni della flotta imperiale; in questo è l’uomo contemporaneo che vive la fatalità di un’epoca insediata dai fantasmi e dai mostri dell’antropocene, conseguenza delle cosmologie costruite e immaginate in maniera esclusivamente antropocentrica. L’Amante del Vulcano, da cui deriva The Volcano lover, sottotitolo della mostra, citazione dal celebre romanzo di Susan Sontag, è invece un invito a una forza erotica, legata alla natura, alla morte e alla rinascita; tutto il percorso espositivo, di rimando al vulcano, raccoglie pratiche artistiche che affondano le loro ricerche in una visione non lineare della storia.
Gli artisti in mostra e i prestiti di artefatti archeologici provenienti da tre musei differenti, rendono visibili le tracce messe al servizio della conoscenza ereditata e ora messa in crisi dalla natura che si ribella all’umano; nella mostra le vicende cosmologiche si invertono: quello che l’uomo ha classificato come natura esplode nella forma di devastazioni ambientali e nelle disparità sociali e gli artisti rendono giustizia a quanto rimosso, in alleanza con saperi fragili e trascurati”. Così Sonia D’Alto, curatrice della mostra.
“Il bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio, venuto alla luce nell’anno 23 della nostra èra nella città allora chiamata Comum, ci porta a riprendere in mano i cari manuali di storia della letteratura latina dei tempi del liceo o dell’università. E ci fa riflettere su questo sorprendente personaggio della nostra antichità, scrittore prolificissimo, militare in Germania, servitore fedele dello Stato, procuratore imperiale, oratore, avvocato e grammatico, ingegno eclettico, instancabile sistematore della conoscenza attraverso la redazione dei trentasette libri della Naturalis historia: un opus magnum che anticipa per parecchi aspetti le enciclopedie moderne, trattando praticamente di tutto, dalla cosmologia alla geografia, dall’antropologia alla zoologia, dalla botanica alla medicina, dalla metallurgia alla mineralogia, dalla storia dell’arte a temi “minori” e alquanto lontani dall’odierna idea del sapere razionale (penso alle curiose divagazioni magico-astrologiche, decisamente in contrasto con gli elogi della scienza e con le moraleggianti condanne del lusso e dello sfruttamento della natura altrove presenti nell’opera). Raccontata dall’omonimo nipote (detto perciò il Giovane) in due lettere a Tacito, la fine di Plinio il Vecchio, che de facto si immolò, durante la terribile eruzione del Vesuvio del 79, per salvare le popolazioni colpite dalla catastrofe, fa di lui, più che una specie di Ulisse dantesco agitato da un’insaziabile ansia di conoscenza che sconfina nella hýbris, o di «protomartire della scienza sperimentale», per usare le parole di Italo Calvino, un autentico precursore della nostra Protezione Civile, un esempio altissimo di filantropia e altruismo, di spirito di servizio nei confronti dell’umanità, nel pensiero – e nella scrittura – così come nell’azione. Di spunti di meditazione non ne mancano, insomma. Costruirci sopra una mostra d’arte contemporanea, però, è diversa faccenda, e quindi Cosmos si propone davvero alla stregua di un’impresa ardita e coraggiosa, forse un po’ folle. Quali legami trovare fra un esponente dell’antichità romana e le ribollenti inquietudini della creatività d’oggi, di cui la curatrice Sonia D’Alto ha scandagliato e selezionato alcune interessanti e personalissime espressioni? Ce ne sono, e di non estrinseci. Metto conto compiere, però, un breve excursus, che concerne la nozione di “classico”, con la quale in fondo qui ci confrontiamo. Nella tarda antichità – ma già a partire da Aulo Gellio, nel II secolo – l’aggettivo designava ciò che è eccellente nella propria categoria (dal latino classicus, che significa “cittadino della prima classe”). Fin dall’origine sono comunque state insite nel termine almeno tre differenti accezioni: il senso anzidetto, che rimanda a opere o autori annoverabili in una cultura superiore, di livello alto; oppure la parola definiva ciò che fa parte di un mondo e di un tempo da cui il presente si è discostato, decadendo da una perfezione raggiunta e poi perduta. Infine c’è la nozione di “classico” in chiave stilistica, a identificare i prodotti dell’ingegno umano che risultano dotati di esemplare compiutezza ed equilibrio formale. Nel corso della storia l’accento è caduto di volta in volta su uno dei tre aspetti. Certamente l’epoca odierna è lontanissima da un’estetica caratterizzata dalla ricerca dell’armonia e di euritmiche proporzioni. Tuttavia anche lo scrivere di Plinio il Vecchio, considerato dal punto di vista stilistico, è agli antipodi da ogni classicismo: anzi è frammentario, magmatico, disomogeneo, persino talora un po’ confusionario. Ci è insomma più familiare e vicino di quanto ci si sarebbe potuti attendere di primo acchito”. Così Paolo Bolpagni, storico dell’arte, direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca.
IL PERCORSO DELLA MOSTRA
Il percorso di visita alla mostra si aprirà con un grande portale in tessuto del collettivo artistico Slavs&Tatars che condurrà i visitatori nel mondo di Plinio Il Vecchio, dentro una wunderkammer in cui i visitatori potranno ammirare i reperti archeologici provenienti dal Museo Civico Archeologico “Paolo Giovio” di Como, come lucerne e balsamari, insieme ad altre importanti testimonianze coeve ai tempi di Plinio, ritrovate in tutto il territorio comasco; dal Museo di Storia Naturale di Milano, arriveranno a Como preziosi esemplari dalle raccolte civiche di mineralogia, botanica e malacologia, così come dalle collezioni naturalistiche del Liceo Alessandro Volta di Como; mentre dal Castello Sforzesco di Milano giungerà una selezione di antiche stampe dall’archivio “Achille Bertarelli”. Dal Museo delle Civiltà di Roma arriverà, infine, un antico calco del Vesuvio. Sarà compito dell’artista Pauline Julier, autrice di un documentario titolato Naturales Historiae traghettare il visitatore nel dialogo con il mondo contemporaneo.
Il percorso si snoderà poi fra le opere di Jimmie Durham, presente in mostra con Smashing (Destrozando) del 2004, opera di videoarte, prestito dalla Fondazione Antonio Ratti di Como; Mirella Bentivoglio sarà presente a Villa Olmo con due opere che rimandano all’idea dell’uovo cosmico, all’inizio e al principio, come Mike Kelley che sarà in mostra con Cosmic Egg – Brown Baby, prestito della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino; Aldo Mondino, Chioma Ebimana, Maria-Tereza Alves, Rossella Biscotti indagheranno attraverso l’arte tessile il mondo naturale e fantastico che trova spasso spazio nella Naturalis Historia. Dall’archivio di Rose Marie Eggmann proverranno tre arazzi avvolgenti grazie al ricamo di fiamme rosso fuoco, come la lava di un vulcano. Petrit Halilaj, attualmente in mostra a Venezia, nella Chiesa di San Lorenzo, proporrà una scultura che, come l’intera sua pratica artistica, si pone a metà fra uomo, animale e natura; Lavanya Mani, dall’India, proporrà una serie di tre arazzi che si ispirano a quella curiositas che tanto ha caratterizzato la vita e la ricerca di Plinio. Diana Policarpo realizzerà una installazione site specific che comprenderà una proiezione video e l’allestimento di tessuti fluttuanti, ispirati al mondo della botanica.
Nico Vascellari proporrà, nel Salone di Villa Olmo, l’opera I hear a shadow, una monumentale scultura in bronzo forgiata a partire dal calco di un macigno di marmo estratto da una montagna. Alice Visentin concepirà un lavoro site specific per il teatrino della Villa, attraverso il corpo e la creazione di un linguaggio che diventa mondo. Mitologie, ecologie artistiche e pensiero sibillino attraversano l’opera prodotta per la mostra da Raffaella Naldi Rossano.
Durante il periodo di apertura della mostra sarà organizzato un public program che prevederà nel suo palinsesto un incontro al Museo di Storia Naturale di Milano e tre incontri a Como, a Villa Olmo, con lo scopo di evidenziare la straordinaria attualità e capacità di dialogare con il presente di Plinio Il Vecchio.
Non mancheranno importanti collaborazioni con realtà del territorio come la Delegazione FAI di Como, l’Università degli Studi dell’Insubria; ampio spazio sarà come sempre dedicato al settore didattico con proposte per bambini, studenti, famiglie, in particolare in concomitanza con la settimana dei diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, prevista in tutta Italia nel prossimo mese di novembre.
LA FONDAZIONE BTS COMO ARTE
La Fondazione BTS COMO ARTE nasce nel febbraio 2023 come evoluzione della già Fondazione Bortolaso-Totaro-Sponga, costituita a Como nel gennaio 2018. La sua nuova direzione artistica è orientata prevalentemente ai linguaggi del contemporaneo e alle sue declinazioni multidisciplinari, con un interesse sempre vivo per le espressioni dell’arte tessile contemporanea; per il suo futuro, anche nell’idea di divenire una sorta di museo mobile per la città di Como, andando via via a esplorare luoghi inediti e inusuali alla pratica artistica con incursioni site specific, la Fondazione attiverà collaborazioni con istituzioni pubbliche e private locali, italiane e internazionali.