Costas Tsoclis – Una retrospettiva 1959-2022

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA IL PONTE
Via Di Mezzo 42/B, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
17/05/2024

ore 18

Artisti
Costas Tsoclis
Curatori
Bruno Corà
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra dedicata a Costas Tsoclis, artista ateniese a cui la galleria ha dedicato un close up nel 2019.

Comunicato stampa

La mostra che si inaugura il 17 maggio a Il Ponte è dedicata a Costas Tsoclis, artista ateniese a cui la galleria ha dedicato un close up nel 2019. Viene presentata una sintetica retrospettiva, dal 1956 al 2022, in cui - tra le opere  pietre miliari del suo percorso creativo, caratterizzate dalla molteplicità dei suoi mezzi espressivi, prevalgono acrilici su tela.
Spirito inquieto, ricercatore, innovativo, eclettico, da sempre ricorre ad un ampio registro di mezzi espressivi - dalla pittura all’installazione, dal video alla performance - per restituirci la magia dell’illusione visiva.

“Ad eccezione del breve periodo durante il quale si è occupato di arte informale, la sua opera mira alla messinscena e alla rappresentazione della realtà che ci circonda e alla riproduzione delle immagini. Con questo strumento delle immagini indaga intorno al mito, alla natura, ma anche alla metafisica, alle passioni umane, ricorrendo non di rado all’ironia. Grande è la sua forza raffiguratrice…, ma altrettanto notevole è la sua maestria nell’utilizzare i mezzi dell’installazione…
Tsoclis non è mai pittore e scultore nel vero senso del termine, dal momento che i suoi dipinti possono risultare sculture e, viceversa, la sua scultura pittura. La fisionomia basilare dell’opera di Tsoclis sta nella contraddizione che riesce a far emergere tra verità e finzione, tra interrogativo e risposta, tra fede ed eresia, tra stabilità e mutazione, tra certezza e dubbio. L’ambiguità è una costante della sua opera. La realtà e l’apparenza che si iscrivono nel vivo della sua opera, soprattutto negli oggetti tridimensionali e nei trompe-l’oeil, sono testimonianza che l’utilizzo dell’oggetto ha a che fare non con una realtà verificata, ma con tutta una problematica intorno alla sua manifestazione…Il mito, privato e collettivo, la vita, le immagini che si rivelano solo in un secondo tempo nel loro significato, insomma, “le cose che mi hanno ferito”, come lui stesso afferma, costituiscono la materia prima dell’opera di Tsoclis. Un grande artista europeo, che, non dimenticando le sue radici e il richiamo dell’archetipo, rivendica a buon diritto il suo titolo di autentico poeta. (Katerina Koskinà, 2000)

Biografia

Costas Tsoclis nasce nel 1930 e trascorre gli anni dell'adolescenza ad Atene. Figlio di un pittore dilettante, si dedica all'arte fin dalla sua infanzia, praticando nel tempo tutte le discipline delle Arti Visive. Tra i dieci e i quindici anni vive l'esperienza della guerra, l'occupazione tedesca, poi la guerra civile, la battaglia disperata per la sopravvivenza in un mondo di morte, mutilati, miserabili, di mendicanti degradati senza scrupolo e traditori, ma anche di decaduti combattenti comunisti orgogliosi. Tra i quattordici e i diciotto lavora come uno schiavo, come assistente di importanti artisti scenici del cinema. A diciotto anni frequenta ad Atene la Scuola di Belle Arti dove per sei anni gli insegnano Arte accademica convenzionale, senza un'estetica elevata e in disperate condizioni economiche (ma conosce l'amicizia e l'amore erotico, e sopporta tutto questo con superlativo entusiasmo e passione). A ventiquattro anni, inizia il servizio militare obligatorio per due anni nei quali comunque realizza due o tre meravigliosi dipinti; impara Italiano; gli viene assegnata una borsa di studio nazionale di tre anni che gli permette di lasciare la Grecia come emigrante culturale. Nel 1957, sposa una bella e interessante donna, Fania Kaplanidou, accademicamente e socialmente più elevata di lui, alla quale deve molto, perché fino alla sua morte nel 1968 lo sostiene e lo rende padre dell'unica figlia, la continuazione della sua materiale esistenza. Per   undici anni vivono insieme tra Roma e Parigi. Ma nel '64 o '65 qualcosa cambia. Inizia a controllare le sue emozioni, i suoi desideri, il suo lavoro. E poi, inaspettatamente arriva il successo. Un successo che deve a Michael e Ileana Sonnabend, ma anche ad alcuni mercanti d'arte che credono in lui. Belgio, Italia e Germania lo supportano e iniziano a comprare le sue opere, a scrivere di lui, organizzare mostre, diventare suoi amici. La Francia è diffidente nei suoi confronti, in tutto il vasto mondo dell'Arte parigino ha solo due amici: José Pierre, all'inizio della sua carriera, e poi Pierre Restany. Gli altri solo mere conoscenze. Nel 1971, si trasferisce a Berlino dove vive, lavora, e tiene mostre per diciotto anni. Dal '71 al '72, vive con Eleni (sua collaboratrice e l'amore maturo della sua vita) e sua figlia Maya. Ritorna a Parigi e incontra una persona molto importante per la sua carriera internazionale, Alexandre Iolas, nella sua vita fino al 1986, poco prima della sua morte. Nel1973, Eleni and Maya ritornano ad Atene e, per dodici anni, vive tra Parigi e Atene, gradualmente trascurando la sua  presenza internazionale ed enfatizzando la sua presenza in Grecia. Dal suo decisivo ritorno in Grecia nel 1985, realizza molte opere. Alcune buone, alcune belle, alcune brutte. Tra queste una ventina assicurano la responsabilità di preservare il suo nome e preservare il contributo Greco all'Arte universale durante gli anni vissuti dell'artista e che ancora vive. ...”Ma arriva poi un tempo quando l'oggi, il presente, non ha più spazio per te, o quando non ti vuole, e le sue immagini cambiano e si scambiano così velocemente che non hai il tempo di registrarle e raffinarle. L'ieri da solo sembra immobile, come una colonna di sale, e questo ti permette di vederlo, comprenderlo, e di lavorarci su. Il domani forse ti dà tempo per l'osservazione, finché ti cade addosso come una valanga e ti porta via seppellendoti. Un tempo sei stato tu a diventare il presente, l'oggi, o così pensavi. E ti è stato assicurato un posto nel passato, trasformato da un organismo vivente in un arco tipicamente indicativo, di solito ingannevole, quindi pieno di speranza. Perché ogni previsione accurata uccide l'inaspettato. E non è solo e sempre dall'Arte che ci aspettiamo l'inaspettato?...” Nel 2010, apre a Tinos il Museo che porta il suo nome.  L'artista - con Chrysanthi Koutsouraki che lo dirige - cura e tiene mostre dei diversi periodi del suo lavoro.