Crisa – Cartogramma

Informazioni Evento

Cartogramma”, la nuova installazione permanente di Crisa in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nell collezione  del Museo.

Comunicato stampa

Il MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea di Matera) continua ad ampliare la propria collezione accogliendo nuove donazioni. Durante il 2024 il museo presenterà a rotazione opere già in collezione facendole dialogare con nuove opere , sia permanenti che temporanee, progettate appositamente per gli spazi del museo. L’allestimento vuole rendere più leggibile il linguaggio della scultura contemporanea ed evidenziare i legami e le relazioni tra gli artisti. Grazie alla proficua relazione con l’Istituto di Conservazione e Restauro sede di Matera che contribuisce alla conservazione e il restauro di molte opere della collezione, attraverso alcuni casi studio ha aperto nuove possibilità di dibattito nell’ambito del restauro del contemporaneo.

 

Il primo appuntamento è il 16 marzo alle ore 18:00 con “Cartogramma”, la nuova installazione permanente di Crisa in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nella

collezione  del Museo.

 

Le opere sono: “Cuore mio 2002”, “La torre, 1971-2002” e “Sa domu de su dolu, 2002”. “La torre” attesta la grande capacità di Maria di ricreare la realtà; di riscrivere la memoria di un oggetto offrendo ad esso un’altra dimensione. L’opera è costituita dall’assemblaggio di due gruppi di infissi lignei sovrapposti, dipinti di bianco e nero, trame, nodi di spago dipinto. Tale

descrizione evidenzia che la parte inferiore dell’opera, la parte bianca, è in realtà il Telaio campestre del 1971 che Maria ripensa e riutilizza, per realizzare l’opera che commemora l’attentato terroristico del 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e che data al 2002. Cuore mio e Sa domu de su dolu, ci raccontano un’altra Maria, colei che trasforma in opere le parole scritte nei racconti di Cambosu, suo professore, il quale insegna a Maria il ritmo e il respiro delle parole mute. I fili, i pani, le tre opere della “piccola capretta ansiosa di precipizi” entreranno in dialogo, con l’opera del cagliaritano muralista Crisa che, nel 2019, in occasione del centenario della nascita dell’artista, su commissione dei familiari, ha realizzato sulla facciata dello studio di Maria a Cadeddu un intervento grafico.

 

Nella sala del MUSMA nasceranno nuove “GEOGRAFIE” proprio come faceva Maria che diceva riguardo le stesse: “Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa...Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza...Sono un invito al viaggio.”L' opera che Crisa (nome d’arte di Federico Carta) realizzerà per il MUSMA, CARTOGRAMMA, questo il suo titolo, sarà un invito ad andare oltre: “Una geografia immaginaria composta da sezioni o frammenti di mondo che racconteranno un territorio con il suo paesaggio e il suo cambiamento urbanistico e lo spopolamento. La sua chiave di lettura accompagna Matera a specchiarsi in questa visione. Al dipinto si sovrapporranno degli inserti scultorei in ceramica, dipinti e incisi; veri e propri focus sulla memoria dell’umanità. Un reperto di memorie che sono venute a definirci, tali concetti sono I flussi migratori, i cambiamenti, gli assestamenti e lo spostamento.” Nelle porzioni della sua geografia, i Sassi, fermi e stabili, sono i guardiani del tempo storico di questo scenario, le canne al vento simbolo di libertà che crescono spontanee nelle zone di periferia. l fili connettono gli esseri umani al paesaggio. Crisa come un sismografo capta con sensibilità il terreno e cerca di tracciare il mondo.

 

IL MUSMA

Le origini del MUSMA sono legate alla parola DIALOGO. Si parte nel 1978 quando Pietro Consagra, invitato in occasione della mostra a lui dedicata tenutasi a Matera tra il giugno e il settembre dello stesso anno, realizza per la città, la prima opera d’arte pubblica site-specific. Consagra vede Matera come un’architettura da salvare e da cui farsi stimolare, realizza così i suoi 11 "Ferri Bifrontali", installazioni diffuse che mettevano in relazione e dialogo i due fronti della città: i Sassi e la Murgia. Da questa esperienza si genera il rapporto tra Matera e la Scultura e gli scultori e Matera attraverso l’esperienza delle “GRANDI MOSTRE NEI SASSI” Nate soprattutto come monito per la politica e per le istituzioni, le mostre di scultura contemporanea nei Sassi di Matera, furono l’inizio di un legame duraturo, spontaneo, quasi inevitabile: erano sculture all’interno di una città-scultura. Nel 1987, quasi dieci anni dopo la mostra di Consagra, fu organizzata, questa volta nelle chiese rupestri di San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù, fresche di restauro, la seconda Grande mostra nei Sassi, l’antologica di Fausto Melotti. Di anno in anno, il complesso rupestre ha ospitato monografiche e collettive di alcuni tra i più grandi maestri della scultura moderna e contemporanea e delle giovani promesse dell’arte.

Difatti il MUSMA, ancora oggi tiene vivo tale dialogo, tra antico e contemporaneo raccontando questa esperienza nelle sale della caccia del Museo e riaprendo i propri spazi rinforzando l’elemento che connota la predetta relazione. Dal punto di vista allestitivo, il museo ha due registri differenti: al piano superiore la linea temporale del MUSMA parte dal 1883 con il Birichino, del maestro della scultura italiana Medardo Rosso, sino ad arrivare alla stretta contemporaneità.

Si incontrano quindi, al piano superiore artisti quali, solo per citarne alcuni: Martini, Cambellotti, Fazzini, i Basaldella, Melotti, Uncini, Perilli, Cerone, Strazza, Rocco Orlando. Nella parte ipogea si predilige il binomio contenuto-contenitore che mette in rapporto l’architettura per sottrazione degli ipogei con i vari materiali e linguaggi della scultura e si ritrovano inedite opere quali Calcio di rigore di Emilio Isgrò, opere prodotte attraverso esperienze di residenza quali Amazon di Saverio Todaro, o opere che sembrano essere nate per gli spazi ipogei, quali il Vortice di Eliseo Mattiaci, la Croce di Alberto Timossi, o il Codice progressivo di Carlo Bernardini.