Crisalide XXI
Guardare e guardarsi guardare. Fuori e dentro il reale. Crisalide XXI si presenta al suo consueto appuntamento settembrino preceduta da Praxis.
Comunicato stampa
Guardare e guardarsi guardare.
Fuori e dentro il reale.
Crisalide XXI si presenta al suo consueto appuntamento settembrino preceduta da Praxis.
Una scuola di filosofia fortemente voluta e desiderata sin da quando, era il 1996, il festival allontanava lo spettro della visibilità e della vetrina, maturando nei concetti di “imbattersi fortuito” e di “avamposto” i termini di una ricerca che esplorasse dal proprio interno le questioni legate alla prassi teatrale e al fare artistico: lo spettacolo quasi fosse lo scarto delle proprie lavorazioni, risultato di una processualità che assume i contorni del “farsi vivente”. Si disegnano così le linee di un procedere che vede nella ricerca del senso l’orizzonte dell’agire.
Se nell’immagine del vortice, di un movimento non baricentrico, cogliamo l’essenza stessa di Crisalide è perché rifiutiamo l’idea della necessità del consenso, della confezione, del ritorno all’ordine, accogliendo pienamente l’indicazione di Lyotard che ci avverte come “l’applicazione di criteri legati all’ottimizzazione delle prestazioni del sistema, in altre parole all’efficacia, non sia disgiunta da certi effetti terroristici, velati o espliciti: siate operativi, cioè commensurabili, o sparite.”
Come si giunge a questo: si cerca una via originaria che sappia ritornare le vicende del proprio vissuto (non personale, non legato ad una possibile comunità ma strettamente coeso alla natura stessa dell’uomo) in termini di comprensione del proprio destino; si tende cioè a trasferire sulle proprie spalle l’onere di una riscoperta primordiale, di una pratica di soddisfazione.
Il festival non accoglie artisti o filosofi ma esclusivamente misuratori.
Lorenzo Bazzocchi