Cristiana Pacchiarotti – Es/Sé
La Galleria Fondaco presenta la prima personale romana di Cristiana Pacchiarotti, con la quale collabora da tempo.
Comunicato stampa
La Galleria Fondaco presenta la prima personale romana di Cristiana Pacchiarotti, con la quale collabora da tempo.
Sono anni che Cristiana dipinge ritratti di scarpe da donna, metafora di un intimo femminile esposto, lambito, costretto, violato, congelato, sospeso. Un intimo femminile alla ricerca di un’identità che affiora tra contraddizioni e contesti destrutturati, spesso destrutturanti. Come se l’attuale contesto non consentisse, anzi contribuisse a complicare e a confondere, le possibilità di identificazione. I primi ritratti di Cristiana sono di scarpe belle, definite e dal tacco alto, che ostentano una femminilità consapevole e forte, scarpe prese da nastri, lacci, filo spinato, scotch, anche se sempre sospese in una vacuità assoluta, totale.
Con il nuovo lavoro Cristiana è come se avesse acquisito una diversa consapevolezza, un nuovo punto di vista, come se avesse individuato l’esistenza di una direzione, come se stesse cominciando a guadagnare terreno, come se cominciasse a posare i piedi per terra … Così, le scarpe non sono più oggetto-soggetto, ma strumento e si ripetono, riempiendo la tela, diventando lettere di un alfabeto che, naturalmente, continua a parlare al femminile: la matita traccia sagome che si sovrappongono, si intersecano, si susseguono, sono tante e sembrano debordare confondendo contenuti e parole, ma si compongono invece in un’intima struttura che crea il percorso che Cristiana ha oggi in corso. I Cumuli, Il Naufragio, Sismografia del desiderio, parlano di un sommerso che oggi intraprende una strada di cui è anche possibile non vedere a breve la meta finale, ma che mostra che Cristiana ha forse “sciolto” quei lacci che stringono in Energia costretta e in Svincoli e comincia a percorrere caparbiamente e con forte determinazione un nuovo, proprio cammino. Le linee di confine non chiudono, non possono “imprigionare” e l’alfabeto di Cristiana deborda, smargina, riempiendo tele che non sono più bianche e immacolate, ma alte e spesse tele di iuta, il vacuo contesto e la sospensione sono temi scomparsi e la tela è piena, oltre le Linee di confine, e non basta a contenere tutte le lettere del suo alfabeto. Forse che Cristiana abbia trovato le fila di quelle trame perdute di cui parlava Elio Mercuri nel 2010?