Crossroads – Incroci Italia e America
La nuova retrospettiva con la curatela di Luca Beatrice e Rodolfo Gaffino Rossi, tra arte, cinema e automobili da sogno racconta le influenze artistiche e culturali che hanno ispirato gli stilisti delle quattro ruote nel periodo tra il dopoguerra e il boom economico.
Comunicato stampa
La rivoluzione dei poeti della Beat Generation e il fascino dei divi di Hollywood, il realismo all’italiana e i colossali set di Cinecittà, l’esplosione di colori della Pop Art e il rito del Carosello, le generose forme delle auto americane degli anni ’50 e la razionalità delle linee Made in Italy. Tra Cadillac e Lancia d'epoca, fotografie e filmati, opere d'arte e manifesti pubblicitari, dal 29 marzo al 25 giugno 2017 al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino andrà in scena la nuova mostra “CROSSROADS. Incroci Italia-USA, dal dopoguerra al boom economico”, con la curatela artistica di Luca Beatrice, quella tecnica del Direttore del MAUTO Rodolfo Gaffino Rossi e il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Milano.
La retrospettiva racconta il contesto socio-culturale italiano a confronto con quello americano, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli Anni Sessanta, approfondendo le reciproche contaminazioni tra arte e Car Design. Quali influenze hanno ispirato la mano dei nostri stilisti delle quattro ruote negli anni d’oro dello sviluppo dell’Automotive? E quale contributo ha dato il nostro Paese all’evoluzione del linguaggio del design oltreoceano?
«Dopo la mostra dedicata a Giorgetto Giugiaro e il Premio La Matita d’Oro - dichiara il Presidente del MAUTO Benedetto Camerana -, CROSSROADS è un nuovo importante passaggio del lavoro che il MAUTO ha avviato sul design dell’automobile e sulla centralità internazionale della cultura italiana e torinese in questo fondamentale settore dell’ideazione industriale. Il car design viene qui declinato nel suo valore di fattore cruciale del dialogo Italia – USA e di processo catalizzatore di movimenti trasversali a tutta la cultura estetica e visiva del dopoguerra».
La prima parte del percorso espositivo è pensata come un viaggio dentro le suggestioni visive, musicali e cinematografiche con un riferimento a quegli autori e artisti che hanno raccontato l’immaginario dell’epoca più rivoluzionaria della storia del Novecento, da Andy Warhol a Roy Lichtenstein, da Mimmo Rotella a Mario Schifano, Bert Stein e Tazio Secchiaroli. La mostra apre con lo stile inconfondibile della Lincoln Continental, la berlina del 1961 dalle linee lussuose la cui storia si intreccia a quella di Presidenti e uomini d’affari. Il percorso espositivo segue poi lo sviluppo di tre macro aree tematiche - On the Road vs La strada, Cinecittà e Hollywood, Dive & Latin Lover - che spaziano dal cinema alla letteratura, dalla pittura alla fotografia. Sono gli anni di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, dell’arte che esaspera e deforma i simboli del consumismo e del mito della City of Angels, ma anche della televisione e della pubblicità che entrano nelle case come una finestra sul mondo e rimandano le immagini della nascente controcultura americana in contrapposizione a un’Italia che inizia a rialzarsi dopo la tragedia della guerra. Il racconto dei grandi paesaggi negli occhi dei giovani americani incontra il tema della ricostruzione e il mito della città industriale, il realismo delle periferie e Pier Paolo Pasolini, le pin-up e James Dean.
La retrospettiva continua nello spazio dedicato alle vetture, dove tra Buick e Plymouth, Fiat e Alfa Romeo d’antan, si sviluppa invece il vero e proprio confronto tra i car designer italiani e americani che si sono lasciati ispirare da questo contesto socio-culturale. Da una parte, l’eclettica creatività del design italiano che ha influenzato, razionalizzandolo, lo stile americano proteso a esagerare i volumi e a estremizzare le forme: il gusto delle linee pulite e morbide ha moderato le spigolose esagerazioni delle vetture americane dalle grandi code e dai musi ridondanti. Dall’altra parte, la scuola americana, che trova in Harley Earl della General Motors e in Virgil Exner della Chrysler la sua massima espressione, ha rafforzato il connubio tra stile e tecnologia trasformando la modellazione artigianale delle officine italiane in progettazione sistematica e tecnologica: molti furono, infatti, gli italiani che si trasferirono negli Stati Uniti per perfezionare le competenze in ambito tecnologico, da Giovanni Savonuzzi a Giovanni Michelotti, da Mario Revelli di Beaumont a Battista Pininfarina.
Esposte in mostra, tredici vetture illustrano questi due mondi, lontani ma vicini, ciascuno dei quali si è arricchito del dialogo creativo con l’altro. Berline e convertibili simbolo del sogno americano e protagoniste dell’immaginario cinematografico di quell’epoca, con i loro colori stravaganti e le forme prominenti, accanto a piccoli ed eleganti gioielli prodotti dall’industria automobilistica italiana che dimostrano come l’arte carrozziera italiana ha conosciuto, negli anni del boom economico, uno dei suoi periodi più fertili, tanto da diventare “scuola” e dettare legge al design automobilistico mondiale. Ospite speciale della serata inaugurale, la Packard Super-Eight 1501 del 1937, facente parte della collezione del Museo e completamente restaurata grazie all’intervento di Nicola Bulgari che, per l’occasione, ha prestato al MAUTO anche 57 modellini originali di vetture americane.
«Tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la metà anni Sessanta - spiega il curatore artistico e critico d’arte Luca Beatrice - in Europa e negli Stati Uniti si assiste a un fermento culturale difficilmente ripetibile; sia aldilà dell’Oceano che in Italia si verifica una rivoluzione intellettuale ed estetica ad ampio raggio che coinvolge l’arte, la musica, il cinema, la pubblicità. Un processo di innovazione che interessa anche il mondo dell’industria, in particolare quella automobilistica, dando luogo a esperienze creative sempre più interessanti».
«Raccontare i contesti, valorizzare le differenze e descrivere il processo creativo essenzialmente come un atto di scambio, di confronto. CROSSROADS è questo - continua il Direttore del MAUTO e curatore tecnico della mostra Rodolfo Gaffino Rossi -: abbiamo voluto raccontare come i creativi – artisti, intellettuali e designer – si siano lasciati permeare dagli eventi socio-politici di un’epoca che fu rivoluzionaria, in che modo ne abbiano riletto o interpretato le sollecitazioni, in che modo forme d’arte diverse e diversi linguaggi si siano lasciati contaminare e arricchire dal dialogo reciproco. Perché tutto questo sia di ispirazione e insegnamento alle nuove generazioni».
La mostra non si esaurisce nell’esposizione. Venerdì 31 marzo, alle 18.30, il convegno Il designer dei due mondi. Torino-Detroit e ritorno vedrà infatti protagonista Giovanni Savonuzzi, responsabile tecnico della Cisitalia, fondatore della SVA, stilista e infine direttore generale della Carrozzeria Ghia. Nel primo degli eventi realizzati contestualmente alla retrospettiva, si ripercorrerà la ricchissima vita professionale dell’ingegnere-designer che lavorò tra Europa e Stati Uniti tra il 1940 e il 1980, creando alcune tra le più straordinarie vetture del Novecento, dalla Cisitalia 202 SMM Spider Nuvolari esposta al MAUTO alla Gilda, dall’Aerodinamica alla Supersonic.