Cubodentro
Mostra di Christian Martinelli con il collettivo Cubestories (Christian Martinelli, Andrea Salvá, Andrea Pizzini), a cura di Gianluca D’Incà Levis, in collaborazione con Es Gallery, Merano (APL Shed 7).
Comunicato stampa
Il Cubo è un oggetto catturatore. Si accomoda nello spazio, e lo assorbe.
1: le superfici riflettenti gli consentono l'assimilazione del paesaggio, dell'ambiente.
2: le superfici riflettenti ne consentono l'assimilazione da parte del paesaggio, dell'ambiente. Quindi può apparire come un dispositivo mimetico. In realtà, è anche una macchina assorbente. Mentre viene assorbita, assorbe. Prendere, essere preso. In effetti, cosa cambia. Però c'è uno scarto, qui, sul limite netto delle facce ortogonali. Tra quella linea diritta e il contesto organico, un centimetro oltre. Benefico scarto, e limite. Senza scarto tra elemento naturale ed artificiale, l'arte sarebbe inutile, ed anche l'uomo. Che invece non è una felce. Un Cubo di due metri di lato, le pareti specchianti, che in-camera quanto lo circonda, una parte di quanto lo include. Già diverse volte è stato collocato in ambiente. Ma dentro mai. In-un-fuori. Era là, all'aperto, era lui a costituire un dentro, al quale dentro si realizzavano le catture. Ora il Cubo entra nel Blocco. Entra in uno spazio industriale, confinato. Viene isolato al centro di un altro cubo, bianco, la copertura aperta sul cielo, e sul Framont (APL 7: un albero piatto scivola umido lungo il muro dal tetto, s'insinua e cola all'interno). E' qui che il Cubo inizia a riprogrammare una visione, di paesaggio, d'ambiente. Solo una parte della cattura è automatica. Le altre immagini, si rivoltano, e rivoltano il paesaggio che accolgono. Negative, opposte, rovesce. Non trascrizione, riprocessazione.