Da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti
Le opere, meglio i capolavori, di due straordinari collezionisti, nonno e nipote, vengono per la prima volta riuniti alla Ca dOro, la dimora che il primo, il barone Giorgio Franchetti, scelse per contenere i suoi tesori poi messi a disposizione di tutti. Accanto alle raccolte antiche del nonno, per la durata della mostra, viene esposta la non meno rara collezione di Giorgio jr che documenta, in modo esemplare, il nuovo dellarte italiana del secondo dopoguerra.
Comunicato stampa
Le opere, meglio i capolavori, di due straordinari collezionisti, nonno e nipote, vengono per la prima volta riuniti alla Ca dOro, la dimora che il primo, il barone Giorgio Franchetti, scelse per contenere i suoi tesori poi messi a disposizione di tutti. Accanto alle raccolte antiche del nonno, per la durata della mostra, viene esposta la non meno rara collezione di Giorgio jr che documenta, in modo esemplare, il nuovo dellarte italiana del secondo dopoguerra.
Dal 30 maggio al 24 novembre, questo accade nella mostra da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti. Collezionismi alla Ca dOro proposta dalla Soprintendenza per il Polo Museale Veneziano, Soprintendente Giovanna Damiani, nellambito delle iniziative istituzionali del Ministero per i Beni e le Attività culturali, promosse dal Servizio architettura e arte contemporanee della Direzione Generale PaBAAC, in occasione della 55. Esposizione Internazionale dArte della Biennale di Venezia 2013, in collaborazione con MondoMostre, a cura di Claudia Cremonini e Flavio Fergonzi.
Non è ancora stato dimostrato che tra i geni trasmessi ci sia anche quello per il collezionismo darte. Ma questa tesi trova sicuramente una conferma nel caso di due collezionisti, nonno e nipote, uniti dalla stessa passione oltre che dal nome: Giorgio Franchetti. Diversissime le loro collezioni di opere darte, diversissimo del resto era anche il momento storico e le condizioni in cui vissero e operarono. Il barone Franchetti sr. amava larte antica, i maestri minori, le opere rare e non ancora famose. Il nipote, Giorgio jr, larte del suo tempo e del suo ambiente, ovvero la Roma degli anni 50 e 60 del 900, momento di innovazione e nuovi fermenti, da lui colti e persino stimolati. In entrambi emerge sempre il rapporto intimo e intuitivo con lopera darte, profondamente personale, anticonformista e refrattario alle mode imposte dal mercato, che è ciò che lega geneticamente i due protagonisti della mostra. Della competente passione del primo per larte antica, soprattutto rinascimentale, è frutto una collezione originalissima di maestri toscani e centro italiani, veneti e fiamminghi, da Giambono a Mantegna, da Tiziano, Tintoretto, Paris Bordon sino a Guardi, ma anche van Eyck e van Dyck, Paul Brill o Joachim Patinier.
Il nipote Giorgio Franchetti, deceduto da pochi anni (2006), collezionò Tano Festa, Cy Twombly, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Ceroli, Fabro, Luigi Ontani... e se fece qualche concessione allo storico fu per Balla. Queste opere vengono riunite dopo la dispersione che è seguita alla scomparsa del collezionista, nel portego del secondo piano di Cà dOro.
Ad essere coinvolti nella grande esposizione dedicata ai due Franchetti sono tutti gli spazi della Ca dOro, lungo un percorso che prende avvio dalla suggestiva corte interna del palazzo, ove riposano le ceneri di Giorgio sr., e prosegue al primo piano con una sezione tutta dedicata al fondatore del Museo, alla sua famiglia (di grande interesse i ritratti di Franz von Lenbach, per la prima volta esposti) e alla munifica donazione della
Ca dOro e della sua collezione allo Stato, nel 1916. Cuore sacralizzato e affettivo della collezione del barone è la cosiddetta Cappella del Mantegna da lui ideata per accogliere il dolente San Sebastiano. Il capolavoro di Andrea Mantegna assurge a simbolo dellimpegno tenace e ostinato del nobiluomo di fare della Ca' d'Oro un luogo eletto di bellezza e arte, alla sua stessa vicenda umana, segnata da un "sogno di universalità del bello" spinto spesso fino alla ricerca sofferta e sfibrante della perfezione: «In basso, ai piedi del santo, il Mantegna ha dipinto un torcetto acceso che, sotto quello spasimo imprigionato in tanto poco spazio, fumiga come sotto un vento d'uragano. Franchetti lo indicò, con un mesto sorriso: - Vedi questo piccolo cero. Sono io. E m'illudo di fare un poco di luce», dice Giorgio Franchetti accompagnando in visita lamico Ugo Ojetti.
In una vita di ricerche, Franchetti sr. aveva collezionato e riunito nella rinata Ca dOro una considerevole sequenza di opere darte. Tra le opere di maggior prestigio della pinacoteca - che vanta anche una interessante sezione di pittura fiamminga e olandese del Cinque-Seicento, il Ritratto di Marcello Durazzo di Van Dyck, la Venere allo specchio di Tiziano, le due Vedute veneziane di Francesco Guardi. Non meno importanti le sculture rinascimentali andatesi ad aggregare successivamente (tra cui spicca il Doppio ritratto di Tullio Lombardo) e le collezioni di medaglie, bronzetti, tappeti, arazzi, affreschi staccati e arredi lignei di diversa epoca e provenienza, cui si aggiunge una vasta sezione di ceramiche acclusa al museo nel 1992.
La sezione, curata da Flavio Fergonzi, dedicata al nipote (secondo piano), ne evidenzia la passione, e la competenza, come collezionista di pittura moderna negli anni Sessanta e Settanta in area romana. Senza il sostegno, lazione e la presenza stessa nel mondo degli ateliers e delle gallerie di questo insolito e geniale collezionista non sarebbe esistita, di fatto, la Scuola romana di Piazza del Popolo. Cuore di questa parte della mostra sono le opere di grande formato di Twombly Rotella, Boetti e Paolini, oltre a capolavori come La creazione delluomo, La grande Odalisca di Tano Festa, Futurismo rivisitato a colori di Mario Schifano. Poi opere di scultura, tra le più significative del periodo, di Pascali, Ceroli, Fabro. Un percorso preceduto dallesposizione di autori, da Balla a Manzoni, che il Franchetti considerava come prodromi del nuovo maturato negli anni Sessanta.
Lesempio del nonno e limpegno che dedicò a Ca dOro erano ben presenti nel ricordo di Giorgio jr, come testimonia un articolo di Repubblica del 1984 sulla riapertura di Ca dOro, dopo i pluriennali lavori di riallestimento:
<< (...) l'operazione è piaciuta al nipote di Giorgio Franchetti, che porta il suo stesso nome (è figlio di Carlo, figlio del barone), ha 64 anni, vive a Roma, è ingegnere ed uno dei maggiori collezionisti di arte contemporanea. "E' un sogno che rivive, il sogno della mia famiglia, e anche un esempio che l'Italia può vantare nel mondo della potenzialità dei privati. Il risultato è affascinante: Ci sono dentro tutti i valori che erano cari a mio nonno, e ci sono anche gli oggetti del suo grande sogno dell' estetica e della bellezza". >>
Ora, grazie a questa mostra, quel sogno si completa, nel segno della passione per larte che accomunò nonno e nipote.
Intesa Sanpaolo sostiene, insieme alla Cassa di Risparmio di Venezia, la mostra da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti allestita alla Ca dOro: unimportante occasione di valorizzazione di uno dei musei più significativi di Venezia. Accanto al sostegno finanziario, Intesa Sanpaolo ha curato il restauro del dipinto su tela di Giuliano Bugiardini Venere dormiente con un putto, parte della collezione di Giorgio Franchetti donata al museo.