Da Hopper a Warhol
L’esposizione prende in considerazione tutti i momenti fondamentali, a partire dal realismo di Edward Hopper da un lato e di Thomas Hart Benton dall’altro, fino all’esperienza così particolare di Giorgia O’Keeffe. Già da questi primi nomi si comprende come la partenza della rassegna sammarinese sia straordinaria, con il realismo adamantino e stordente di Hopper, la cosiddetta visione regionale di Benton e la secchezza in cui si mescolano descrizione e metafisica della O’Keeffe.
Comunicato stampa
Non si è mai fatta in Italia una mostra sulla pittura americana del XX secolo, che la analizzi e la percorra completamente. Solo, di tanto in tanto, qualche esposizione monografica. La rassegna di San Marino non ha ovviamente l'ambizione di tracciare questo percorso nella sua interezza, perché il numero di opere, una ventina, non lo consente. Ma si presenta comunque come la prima circostanza in cui, attraverso nomi celebri, la vicenda pittorica statunitense del Novecento viene almeno raccontata lungo tutto lo scorrere del secolo.
"Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo a San Marino", curata da Marco Goldin, è proposta a Palazzo SUMS dal 21 gennaio al 3 giugno (in parallelo alla grande mostra riminese "Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini"), per volontà della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio - Sums, della Repubblica di San Marino, Segreteria di Stato per l'Istruzione e la Cultura e Segreteria di Stato per il turismo e lo Sport, da SUMS - Società Unione Mutuo Soccorso della Repubblica di San Marino e da Linea d'ombra, con il contributo di Gruppo SIT e Del Conca.
L'esposizione prende in considerazione tutti i momenti fondamentali, a partire dal realismo di Edward Hopper da un lato e di Thomas Hart Benton dall'altro, fino all'esperienza così particolare di Giorgia O'Keeffe. Già da questi primi nomi si comprende come la partenza della rassegna sammarinese sia straordinaria, con il realismo adamantino e stordente di Hopper, la cosiddetta visione regionale di Benton e la secchezza in cui si mescolano descrizione e metafisica della O'Keeffe.
A questa prima fase succede quella, indimenticabile, della grande astrazione americana. Divisa in mostra tra una parte più gestuale e una in cui il colore pare distendersi libero e indicare anche il senso della costruzione e della forma. Tutti i nomi più celebri vi sono compresi, a cominciare ovviamente da quello di Jackson Pollock, presente con due grandi tele, la prima del 1949 e la seconda del 1952. Poi ancora Franz Kline, con un grande dipinto del 1960, dunque il momento migliore del suo lavoro.
Su un registro intermedio si giocano i quadri inclusi in mostra di un autore straordinario che lavora sul segno declinato nella grande superficie spesso quasi monocroma. E' dunque il caso di Arshile Gorky che più di altri ha saputo rendere il fascino di una scrittura che si mescola alla materia di un colore rappreso.
E tutta di colore è fatta l'esperienza, anch'essa compresa nella mostra sammarinese, di Mark Rothko, Sam Francis e Morris Louis. Dai diversi punti di vista, insistono sulla meraviglia di una tessitura che si fa incanto, prospettiva e molto spesso silenzio.
Ovviamente non può mancare una sosta attorno all'opera dei due più alti rappresentanti della Pop Art, Andy Warhol e Roy Lichtenstein, a cominciare da una celebre versione, del primo tra i due, di Jacqueline Kennedy (Jakie, 1964), dunque nel pieno del clima storico della Pop. La mostra infine si chiude con l'omaggio al maggiore pittore americano che si riconnette straordinariamente al realismo di Hopper. Si tratta di Andrew Wyeth, le cui facciate di case di provincia bianchissime nella luce del sole sono la quintessenza della visione ancora eroica della pittura. Ma l'ultima immagine sarà un grande quadro di Keith Haring, uno dei più celebrati artisti americani degli ultimi decenni.
La mostra sammarinese si fa grazie al prezioso aiuto in termini di prestiti di poche, prestigiosissime realtà statunitensi: il Museum of Fine Arts di Boston, il Wadsworth Atheneum di Hartford, la Terra Foundation for American Art di Chicago, la Broad Art Foundation di Santa Monica e l'Adelson Gallery di New York.