Da Lovis Corinth a Alexej Jawlensky. La figura umana nell’arte moderna
Venticinque opere di collezioni private svizzere e tedesche, da ritratti a nudi, da figure in posa a scene nella natura, per un progetto della Fondazione per la Cultura Kurt e Barbara Alten, in collaborazione con il Museo Cantonale d’Arte Moderna di Ascona.
Comunicato stampa
Venerdì 16 giugno viene inaugurata la seconda mostra temporanea realizzata negli spazi espositivi del Museo Castello San Materno di Ascona. “Da Lovis Corinth a Alexej Jawlensky. La figura umana nell’arte moderna” è un progetto della Fondazione per la Cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta, organizzato in collaborazione con il Museo Comunale d’Arte Moderna e il Comune di Ascona. Curata dallo storico dell’arte Harald Fiebig, l’esposizione offre venticinque rappresentazioni della figura umana nella prima metà del ventesimo secolo, passando dall’autoritratto, che confronta l’artista con la fugacità dell’esistenza, da sguardi su nudi in atelier o immersi nella natura, fino alle rappresentazioni astratte e prive di individualità. Così Lovis Corinth “traccia” il proprio invecchiamento con una serie di autoritratti, a partire dai suoi 40 anni, che mostrano le evoluzioni fisiche e psichiche dell’artista, mentre Hans Purrmann libera le persone dalla loro individualità utilizzando colori sgargianti e semplificandone le forme. Karl Hofer, Otto Mueller ed Emil Nolde, affascinati dalla bellezza delle persone e della natura di paesaggi orientali, eleggono i singoli personaggi a rappresentare le loro stesse culture e non più il loro essere individui. Il nudo è certamente uno dei soggetti più antichi e affascinanti della storia dell’arte e l’ideale di bellezza delle pose statiche dei modelli accademici perde qui la sua importanza. Corinth e Christian Rohlfs ricercano nuove forme espressive e rifiutano la rappresentazione naturalistica della figura umana, che diventa rivelazione e manifestazione di stati d’animo, di emozioni e di esperienze elementari. Con questo nuovo linguaggio espressivo, artisti come Erich Heckel ed Ernst Ludwig Kirchner rivisitano il tema della nudità all’interno dell’atelier e la vita libera e disinvolta all’aperto.
Spiritualità, sofferenza, guerre, morte cambiano la visione degli artisti e la loro percezione della condizione umana. Alexej Jawlensky indaga il volto umano fino a ridurlo ad alcuni elementi basilari, riconducibili alla sua evoluzione interiore, mentre nell’arte di Otto Dix la spiritualità assume un ruolo fondamentale, che lo porta alle sue raffigurazioni di Cristo. Ma è soprattutto per Lovis Corinth, più che per qualsiasi altro artista della sua epoca, che il confronto con il tema della morte assume massima importanza. Attraverso la rappresentazione dello scheletro, egli illustra il potere della morte sulla vita umana, ricordando a se stesso e all’osservatore la caducità della vita.
Tutte le opere – dipinti, opere su carta e stampe – provengono da collezioni private svizzere e tedesche.
Artisti in mostra:
Lovis Corinth
Otto Dix
Erich Heckel
Karl Hofer
Alexej Jawlensky
Ernst Ludwig Kirchner
Otto Mueller
Emil Nolde
Hans Purrmann
Christian Rohlfs
Hans Thuar
La collezione d’arte della Fondazione per la Cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta esposta in permanenza negli spazi del Museo del Castello San Materno conserva più di quaranta opere di artisti di area tedesca, tra i più significativi del periodo che va dalla fine dell’Ottocento al primo dopoguerra: dagli impressionisti Max Liebermann e Lovis Corinth, gli artisti della colonia di Worpswede (Fritz Overbeck, Hans am Ende, Otto Modersohn e Paula Modersohn-Becker), ultimo baluardo del romanticismo tedesco del XIX secolo, che segnò poi il passaggio dal realismo umanitario e sociale all’impressionismo e all’espressionismo. Movimento, quest’ultimo, rappresentato in collezione da alcuni artisti della Brücke (Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Hermann Max Pechstein, Emil Nolde) e del Blaue Reiter (Alexej Jawlensky, August Macke), a segnare i due poli di irraggiamento in area tedesca dell’espressionismo: quello vitalistico e sociale di Dresda e Berlino, e quello lirico e visionario di Monaco. Con gli artisti di Worpswede, peraltro, la collezione Alten assume un valore ulteriore nel contesto della storia di Ascona, perché molti degli artisti della colonia hanno anche animato la scena artistica locale, direttamente o tramite l’ambiente di Monte Verità.