Dacia Manto – Gorgoscuro
La mostra di Dacia Manto negli spazi della Galleria Marcolini costituisce il primo tentativo di ricostruzione d’insieme di un lavoro su una porzione minuscola ma significativa di territorio, il Gorgoscuro, di cui l’artista indaga la concentrazione di forme di vita e analizza per immagini, attraverso l’uso prevalente di pastelli su carta, i suoi elementi costitutivi (fungaie, acquitrini, intrecci di radici, falene, uccelli).
Comunicato stampa
La mostra di Dacia Manto negli spazi della Galleria Marcolini costituisce il primo tentativo di ricostruzione d’insieme di un lavoro su una porzione minuscola ma significativa di territorio, il Gorgoscuro, di cui l’artista indaga la concentrazione di forme di vita e analizza per immagini, attraverso l’uso prevalente di pastelli su carta, i suoi elementi costitutivi (fungaie, acquitrini, intrecci di radici, falene, uccelli). La mostra si apre nella settimana in cui il video di Dacia Manto Omphalina (2009) viene proiettato nella Sala del Refettorio dei Musei San Domenico, in occasione della mostra sull’Art Decò. Il video si apre con un disegno dalle geometrie rigide progressivamente corrotto e contaminato da germinazioni vegetali, processioni di sottili fusti arborei da cui si generano radici avventizie che infine germinano saturando lo spazio con fitti rizomi che cancellano, come fossero edere o altre arialiacee, le nitide geometrie Decò. L’artista mette in tensione due estetiche rappresentando però un’azione, l’appropriazione da parte di un elemento arboreo spontaneo, di una forma rigida, marmorea. Gorgoscuro approfondisce questo aspetto di una natura sospinta da un horror vacui, o meglio da un orrore verso l’ordine geometrico, a saturare ogni spazio con le sue germinazioni. Si tratta di una natura dalla forza incontenibile, che vive di acqua e di oscurità, in un gorgo scuro che costituisce un luogo, un toponimo, ma innanzitutto una metafora con cui l’artista rappresenta l’origine della vita e il primato ontologico delle sue forme elementari. “Gorgoscuro è il disegno stesso”, scrive l’artista, “luogo in cui perdersi, margine che si spalanca all'improvviso, penombra in cui le immagini prendono forma, mutando una nell'altra”. Durante il vernissage, il lavoro di Dacia Manto verrà presentato da Stefano Mazzotti (Direttore del Museo di Storia Naturale di Ferrara) e Massimo Pulini (Direttore della Biennale del Disegno di Rimini e Assessore alle Arti del Comune di Rimini).
Il video Omphalina è organico a questa mostra, sarà infatti proiettato per una settimana, dal 20 al 28 maggio 2017, all’interno della Sala del Refettorio. La proiezione del video è programmata in un ampio quadro di eventi che hanno al proprio centro la piattaforma Ipercorpo, che quest’anno avrà come filo tematico quello del ‘patrimonio’. Il lavoro di Dacia Manto costituisce in questo senso una meditazione sul ‘munus naturae’ sulla natura come dono, come trasmissione di un bene fragile e arcano.
Il progetto espositivo di Dacia Manto si completerà con la mostra ‘La pelle del lupo’ presso la Paolo Maria Deanesi Gallery di Trento da venerdì 9 giugno: l’artista approfondirà qui il tema della presenza delle creature selvatiche nel contesto naturalistico del territorio.
Dacia Manto (Milano 1973) si è a lungo dedicata — attraverso video, installazioni, disegni e performance — a una personale ricerca e mappatura del paesaggio e dello spazio naturale, con particolare interesse per i territori fluviali e palustri, residui di boschi planiziari, periferie semiselvatiche. Documenti poetici in cui si riflette il suo sguardo sulla natura, i suoi lavori sono opere aperte e precarie, in cui la pratica dell’artista si intreccia con lo studio della botanica e delle scienze. Dacia Manto ha esposto presso istituzioni museali pubbliche come il Pav di Parco d’Arte Vivente a Torino, il Mar di Ravenna, il Mart di Rovereto, il Mac di Lissone, la Fondazione Remotti, la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, la Galleria Civica di Trento, il MAGA di Gallarate, il Museo della Città di Rimini, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il PAC di Milano, La Strozzina – Centro di Cultura Contemporanea di Firenze, il Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne, la Biennale di Poznan, e in un progetto di Arte Pubblica per Tusciaelecta. Nella mostra personale alla Galleria Marcolini l’artista presenta un’ampia ricognizione sulla sua pratica artistica, la prima in uno spazio privato in Emilia-Romagna.