Dalí. A Jewish Experience
Salvador Dalí, l’ebraismo e Freud: un racconto da Palazzo Belloni al Museo Ebraico.
Comunicato stampa
Quale filo lega il mondo surreale di Salvador Dalí (Figueres 1904 - 1989), la religione ebraica e la psicanalisi di Freud? Un intreccio raccontato da due serie grafiche che in concomitanza alla mostra “Dalí Experience” a Palazzo Belloni vengono esposte al Museo Ebraico di Bologna, in via Valdonica 1/5, per la mostra “Dalí. A Jewish Experience” dal 15 marzo al 7 maggio.
Come annunciato da con-fine Art, organizzatore dell’evento espositivo dedicato al genio intramontabile di Dalí con circa 200 opere della collezione “The Dalí Universe”, Palazzo Belloni fa rete creando saldi rapporti con le realtà culturali bolognesi legate all’arte, alla cultura, alla storia e alla vita quotidiana dei cittadini, attraverso un approccio curatoriale non convenzionale e supportato da tecnologie interattive di ultima generazione.
In collaborazione con la direzione del Museo Ebraico, le grafiche dell’artista catalano, parte della collezione di Beniamino Levi, curatore e mercante d’arte di origine ebraica, entrano dunque in un altro luogo suggestivo e significativo: il cinquecentesco Palazzo Pannolini, situato nella zona dell’ex-ghetto, sede del museo che dal 1999 è attivo sul territorio regionale come centro culturale di riferimento.
Il racconto comincia con le “Dodici tribù d’Israele” pensate dall’artista in occasione del 25° anniversario dello Stato d’Israele. Si tratta di 13 grafiche - incisioni più colore applicato con stencil - risalenti al 1972, che ritraggono i capostipiti delle tribù ebraiche. Abba Eban, allora ministro degli affari esteri per Israele, affermava in proposito: “O per la loro ambiguità o per la loro ambivalenza questi ritratti hanno un grande significato per noi. Attraverso la sua immaginazione, abbondante e diversa, Dalí in questo album aiuta a raccontare la civiltà israeliana agli inizi, il suo carattere mistico e la sua evoluzione”.
Si prosegue con le illustrazioni per “Moïse et monothéisme”, l’ultima opera di Sigmund Freud, in cui lo psicanalista esamina la natura delle religioni monoteiste, la figura di Mosè in relazione alla teoria sul complesso di Edipo e le similitudini che intercorrono tra figura paterna e divinità.
Dalí, da sempre affascinato dalla psicanalisi freudiana, nel 1975 crea 10 litografie incise su lastre d’oro e stampate su pelle di pecora, dove intreccia figure erotiche con simboli primitivi, illustrando molti credo di religioni diverse e immagini che rappresentano l’ipotetico Mosè non ebreo di Freud, liberatore degli ebrei dalla schiavitù.
La multimedialità, tratto caratteristico di “Dalí Experience” e di tutte le iniziative che nascono a Palazzo Belloni, è protagonista anche al Museo Ebraico. Il gruppo creativo Loop ha qui ideato un’installazione di realtà aumentata che permette al visitatore di immergersi in un libro aperto e apparentemente bianco da cui magicamente prendono vita contenuti animati e tridimensionali.