Dall’America
Una mostra dedicata agli Stati Uniti, il paese che più di tutti e meglio di tutti ha creato, motivato, organizzato e valorizzato il proprio movimento legato alla fotografia.
Comunicato stampa
Il 2019 di Galleria Valeria Bella si apre con Dall’America, una mostra dedicata agli Stati Uniti, il paese che più di tutti e meglio di tutti ha creato, motivato, organizzato e valorizzato
il proprio movimento legato alla fotografia.
Grandi autori, forse i più grandi del XX° secolo, grandi acquisizioni museali, grandi gallerie, grande mercato, grande editoria e grande industria di supporto.
Tutto alla grande, come si fa negli States.
La mostra vuole essere un omaggio a questa grandezza, e si sviluppa come un percorso nel lavoro di alcuni grandi autori americani le cui immagini sono pietre miliari della storia della fotografia, a cui si aggiungono opere di maestri europei, che hanno svolto lavori importanti negli States.
Citati in rigoroso ordine casuale ci saranno Harry Callahan, George Tice, Berenice Abbott, Andreas Feininger, Todd Hido, Vivian Maier, Joel Meyerowitz, e Marc Yankus, a cui si aggiungono Luigi Ghirri, Ugo Mulas, Wim Wenders e Fausto Giaccone.
La mostra è un’ideale sintesi della gloriosa epopea fotografica del ‘900 americano e racconta alcuni dei momenti più significativi di questo lungo e felice periodo.
Abbott e Feininger mostrano una New York d’altri tempi.
La forma è diversa ma il contenuto è sempre quello: la frenetica, colta, ricca e viva metropoli, un simbolo eterno della modernità.
Vivian Maier immortala se stessa attraverso un’ombra sul selciato, e sullo sfondo alcune figure umane sembrano ricalcarne la silhouette.
Harry Callahan fotografa un mondo fatto di realtà e di riflessi, che a loro volta ne formano un altro, parallelo ma ugualmente reale. E mentre cammina sulla spiaggia di Provincetown, Harry si imbatte nella famosa rete da pallavolo in riva la mare, icona di un’epoca.
Non lontano da lì Joel Meyerowitz firma una pagina di storia della fotografia producendo Cape light, il suo libro-capolavoro, ritratto a colori di un luogo mitico, simbolo di un modo di essere e di pensare, molto radical, nei fantastici anni settanta.
Mentre George Tice si dedica allo studio nel nuovo paesaggio industrializzato, il maestro Wim Wenders viaggia e fotografa nel mitico West alla scoperta dei luoghi, geografici ma soprattutto dell’anima, dove girerà
Paris, Texas, uno dei suoi capolavori.
Se Marc Yankus è autore dei più bei ritratti dei buildings di New York, trattati come fossero modelli e non edifici, nessuno come Todd Hido è capace di immergersi e descrivere il mood della provincia, la vera anima degli States, quella triste del mal di vivere, della solitudine e della rassegnazione.
Hido, autore rappresentato dalla galleria, è il fulcro attorno al quale ruota la mostra. Ormai saldamente considerato un Maestro della fotografia contemporanea, Todd funge da collante della mostra. Tutta l’energia di questo racconto per immagini si sprigiona da lui e poi di nuovo converge verso di lui.
Ugo Mulas andò a New York negli anni sessanta per conoscere e ritrarre il mondo della Pop Art, all’epoca motore trainante dell’arte contemporanea. Il suo occhio non vide solo artisti, ma anche tutto ciò che li circondava.
Un ritratto in bianco e nero di Marlon Brando al tempo del Padrino fa da contraltare a quello che a New York Luigi Ghirri scattò a Lucio Dalla, durante il tour del cantante negli Usa.
E, per restare nel mondo del cinema, la foto che fu stampata sulla locandina di C’era una volta in America, col ponte di Brooklyn visto in prospettiva in fondo a una strada rimanda a Queens, il lavoro che Fausto Giaccone realizzò viaggiando su un vagone della metro nel quartiere periferico di NY.