Dalle origini del Borgo a Palazzo Ghetti

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO GHETTI
Via XX Settembre, 63 4923 , Rimini, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
22/06/2013

10-13 e 15-18

Generi
presentazione

Dal restauro di Palazzo Ghetti, tanti tesori e un’ulteriore spaccato di vita cittadina. Un nuovo affascinante percorso archeologico nella Rimini del passato.

Comunicato stampa

Per i riminesi era semplicemente “il Palazzo dei fiammiferi”. In realtà l’edificio che dal 1857 al 1908 ha ospitato la “Fabbrica di zolfanelli fosforici” del Cav. Nicola Ghetti ha sempre avuto un profondo legame con la storia di Rimini.
Quanto profondo e con quanta storia, lo si è appreso però solo in questi ultimi anni, grazie agli scavi archeologici promossi tra il 2009 e il 2010 dalla Banca Malatestiana, proprietaria dell’immobile, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Le indagini archeologiche, effettuate nelle due aree cortilizie di Palazzo Ghetti, hanno prima intercettato le strutture legate alla fabbrica di fiammiferi ottocentesca, e poi portato in luce (a un metro di profondità) alcune strutture medioevali del Borgo San Genesio (oggi San Giovanni). Si tratta di case, botteghe, magazzini e cortili con scarichi ricchi di materiali che hanno aperto una finestra sulla vita quotidiana della Rimini malatestiana tra il XIV e XV secolo.
Il Borgo era stato costruito sopra una necropoli romana risalente al III-IV sec. d.C., collocata lungo la via Flaminia (oggi via XX Settembre), la strada consolare che dall’Arco di Augusto si dirigeva verso Roma.
Sotto i diversi strati di terreno, sono infine emersi i fossi di bonifica del territorio, realizzati dai Romani a partire dalla metà del III secolo a.C.: questi fossi (riempiti di terreno) hanno restituito vasellame e altri reperti importanti per la storia di Rimini.

Il rigoroso restauro scientifico voluto dalla Banca Malatestiana non solo ha salvato Palazzo Ghetti da un probabile degrado, riportandolo all’antico splendore, ma ha reso possibile il recupero di dati utili tanto a ripercorrere le varie tappe di frequentazione del territorio dall’età romana a quella moderna, quanto a riconoscere le modifiche del paesaggio in questo lungo arco cronologico. L’importanza di queste informazioni, la particolare natura di alcune strutture rinvenute e gli oggetti recuperati durante le indagini hanno spinto a ricercare la forma più corretta per valorizzare e rendere fruibile quanto scoperto. L’allestimento di uno spazio espositivo permanente nel Palazzo Ghetti, voluto da Banca Malatestiana e accolto dalla Soprintendenza, va dunque visto come un’ulteriore passo all’interno di un percorso di tutela e conoscenza, iniziato con lo scavo archeologico.

Scavi e restauri, realizzati sotto il controllo delle Soprintendenze competenti, Beni Archeologici per i primi e Beni Architettonici e Paesaggistici per i secondi, hanno svelato sotto il palazzo molteplici stratificazioni.
Con la fondazione della colonia di Ariminum, nel 268 a.C., i Romani iniziano a bonificare e a dividere il territorio con il sistema della Centuriazione. Risale a questo periodo il fossato rinvenuto nel cortile grande, allineato al cardine massimo della città (l’odierna via Garibaldi e via IV Novembre): rimasto in uso fino al I sec. a.C., venne chiuso con terreno misto a frammenti di ceramica a vernice nera di III-II secolo a.C. tra cui piatti, lucerne, vasetti, alcuni con lettere incise. Tra i reperti rinvenuti nel fossato, di notevole interesse un’arula in ceramica dipinta (un piccolo altare domestico in cui è raffigurato un bovino) e un’antefissa con una figura femminile alata. Oltre a questi materiali, sono state rinvenute varie monete, frammenti di anfore, laterizi e metalli, e una fibula di epoca romana elaborata su modelli celtici.
Tra il I e il III secolo d.C. il piano di campagna si alza gradualmente (probabilmente per attività legate all’agricoltura) mentre in età medio-imperiale, tra III-IV secolo d.C., l’area è in parte occupata da una serie di sepolture riconducibili a una porzione della necropoli che si sviluppava lungo la via Flaminia, caratterizzata in molti casi da sepolture monumentali. Le tombe scavate in Palazzo Ghetti sono invece di modesta fattura con cassa formata da tegole per inumare il defunto.
L’area è utilizzata come necropoli probabilmente fino al V-VI secolo d.C., come documentano alcune monete rinvenute all’interno di alcune sepolture. Un’ipotesi suggestiva, ma da verificare, potrebbe mettere in relazione queste sepolture con la vicina chiesa altomedievale di Santo Stefano, poi diventata l’odierna San Giovanni Battista.
L’età medievale, fino alla signoria dei Malatesta, ha restituito le tracce del Borgo di San Genesio (oggi San Giovanni), che si sviluppa lungo la Via Flaminia fuori dall’Arco di Augusto, caratterizzato da botteghe artigiane e osterie.
Nel cortile esterno del palazzo è emerso un tratto delle mura in mattoni erette probabilmente tra il XIV e XV secolo. La cinta muraria, che sostituiva la vecchia palizzata in legno con fossato, probabilmente munita di camminamento e merlature, serviva a difendere il borgo durante le guerre ed era rinforzata da varie torri.
Di particolare interesse è la torre rinvenuta nello scavo: un grande torrione con base poligonale riempito all’interno di materiali da costruzione per resistere ai colpi di arma da fuoco. Si tratta di una delle tipiche sperimentazioni in architettura militare di Sigismondo Pandolfo Malatesta che si distinse nel corso del Rinascimento per i suoi studi nel campo dell’arte della guerra.